Asm-Aem, fusione ancora rinviata

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Da il Brescia 1 giugno 2007 (andrea tortelli)

Da mercoledì, quando si è riunita per l’ultima volta la giunta di Palazzo Loggia, in città circola con insistenza la voce che per la fusione tra Asm e Aem «è soltanto questione di ore». Ma le ore sono già diventate giorni e bisognerà aspettarne almeno un altro perché la promessa di matrimonio tra le ex municipalizzate di Brescia e Milano venga pronunciata ufficialmente.
Il grande annuncio, infatti, doveva essere fatto già nel pomeriggio di ieri. Ma al termine giornata densa di colpi di scena  è arrivato l’ennesimo rinvio, peraltro dettato più dalla volontà di «trattare sui decimali» – per utilizzare la felice espressione del consigliere di Palazzo Marino Davide Corritore – che da un improvviso cambio di rotta di una delle due parti. Qualche elemento di frizione, comunque, c’è stato – pare già risolto dagli azionisti di riferimento delle due società – e a dimostrarlo è soprattutto il fatto che ieri mattina, mentre a Milano si teneva il cda di Aem, i consiglieri di via Lamarmora – che avrebbero dovuto riunirsi in contemporanea con i colleghi per dire l’ultimo sì – erano a casa. Una decisione non casuale, ma dettata dalle perplessità di una componente significativa (ma di minoranza) del consiglio. Tre, secondo indiscrezioni i punti del contendere. E il primo riguarda la questione del concambio, anche se a quanto pare l’accordo di massima tra gli advisor delle due società (Jp Morgan, Citigroup e Mediobanca per Milano,  Intesa Sanpaolo e Merrill Lynch per Brescia) sarebbe già stato trovato attorno a 1,6 azioni Aem per ogni titolo Asm.
Più controverse le altre due materie che hanno dilatato i tempi del matrimonio. Innanzitutto la questione del dividendo straordinario che Aem concede ad Asm di erogare  ai propri soci per equilibrare il peso dei Comuni nella nuova società. Una questione che già aveva fatto litigare le parti la scorsa settimana, quando il sindaco Corsini aveva posto l’extradividendo tra le condizioni già accettate da Milano e per tutta risposta, in serata, era arrivata una piccata nota di Aem in cui  si criticava l’ambiguità dell’affermazione (l’espressione usata poteva lasciare intendere che fosse direttamente Aem a dare i soldi ai cugini bresciani). Altro nodo era quindi quello della governance: troppo grande – così avrebbero fatto notare ieri fonti vicine a via Lamarmora – un consiglio di gestione  a otto o nove membri, non condivisa la scelta di due direttori generali al posto di un amministratore delegato e troppo svantaggiosa per Brescia la condizione per cui a nominare il consiglio di gestione sarebbero direttamente gli azionisti e non quello di sorveglianza. Questioni non da poco, ma sui cui – pare – Palazzo Marino e la Loggia avrebbero chiuso già nella serata di ieri. E la schiarita definitiva potrebbe essere vicina: i cda delle due società, infatti, si riuniranno tra oggi e domani, e lunedì anche le giunte dei due Comuni potrebbero essere convocate d’urgenza per l’ultimo via libera. Insomma: «è soltanto questione di ore».

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