Gli “Alfabeti” per decifrare la vita

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    Leggere quale rito d’iniziazione per un viaggio che si chiama vita. Nella bi biblioteca di ogni persona, quanto meno per chi è dedito alla lettura, traspare anche l’autobiografia personale, scandita dai libri più o meno “nobili” che hanno contribuito a formare l’”ubi consistam” di ogni uomo curioso. Emilio Salgari e i racconti del capo Sioux Alce Nero sono i primi passi nel mondo della letteratura intrapresi da Claudio Magris quando la zia Maria leggeva pagine d’avventura ad un nipote ancora incapace di gustare da solo i misteriosi segni dell’alfabeto.
    E la presentazione di “Alfabeti”, l’ultima fatica editoriale del collaboratore del Corriere della Sera, ha chiuso i “Lunedì del San Carlino” con una conversazione sul potere della letteratura, strumento efficace come pochi per decifrare il mondo che ci circonda. Non importa se saggio o romanzo, il racconto rivela sempre una verità. Raccontare rappresenta l’attività umana per eccellenza, ma leggere, a parere di Magris, diventa più importante che scrivere. Leggere prescinde anche dall’autore. Del resto la querelle mai risolta sull’identità o addirittura sull’esistenza del mitico Omero, non rimuove di una virgola l’epica immortale dell’Iliade o dell’Odissea.
    Quanto alla relazione tra l’autorevolezza del contenuto del libro e quella del suo autore, Claudio Magris adotta il “recule francese” ossia prende le distanze e mette in guardia dal narcisismo degli scrittori che non sono e non potrebbero essere una sorta di clero laico più inspirato di altri. Giusto per fare un esempio Magris cita il celebre telegramma di solidarietà a Mussolini spedito da Pirandello proprio all’indomani dell’omicidio di Matteotti.
    “Alfabeti” diventa quindi l’occasione leggere o rileggere saggi di letteratura redatti da Claudio Magris, ma anche lo strumento “nero su bianco” con il quale lo scrittore mitteleuropeo si mette a nudo e rivela ai propri lettori il percorso di una vita attraverso le parole di autori noti e meno noti. Una sorta di “recherche” della propria educazione letteraria.
    Per stessa ammissione di Magris, che ama definirsi un lettore anarchico, nella bibliografia della propria vita manca una letteratura media, ossia di alto e normale intrattenimento.  Compaiono, invece, parecchi testi “scomodi” perché la “letteratura non è un tranquillante”. Al contrario, uno mezzo perturbante capace di sgretolare le certezze”.
    Federica Papetti

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