Salvare le regole

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    Il tasso dello scontro politico in atto nel nostro Paese sta ampiamente superando il livello di guardia. Oramai vengono messe in discussione le istituzioni, la loro autorevolezza, il loro ruolo. Il Premier in difficoltà invoca il popolo quale unico giudice autorizzato ad esprimersi su di lui, la sua maggioranza mostra grandi imbarazzi superati però dalla necessità di fare quadrato, l’opposizione, con il PD impegnato nella sua infinita vicenda congressuale, fatica ad andare oltre la dura contrapposizione. L’immagine che ne esce è sinceramente desolante e senza usare inutili esagerazioni deve iniziare a preoccupare. La posta in gioco rischia di non essere più chi guida il Paese, ma la forma con la quale lo si fa. Pensare di introdurre in modo mascherato una guida “premieristica” significa stravolgere l’assetto costituzionale in essere. Per carità nulla è eterno, non certo le Costituzioni, ma se si vuole cambiarle bisogna farlo alla luce del sole e con il consenso consapevole e convinto dei cittadini. Mi auguro che il dibattito congressuale del PD,  accanto al necessario dibattito su chi chiamare alla guida del Partito, sappia ribadire con forza l’idea che lo Stato è di tutti ed è solo attraverso Assemblee realmente rappresentative che è pensabile guidarlo in modo corretto. Non è la ricerca di improbabili leader il vero bisogno, bensì la costruzione di un’idea di società in grado di rimettere assieme le tante frammentazioni che si sono via via create. La contrapposizione ad un capo di governo impegnato a difendersi in Italia e all’Estero non deve essere quella di un capo alternativo, ma di un modo diverso più partecipato  di gestire il governo. Un modo nel quale chi è motivo di scontro, di divisione feroce, di disgregazione sociale avverta la necessità di farsi da parte. C’è estremo bisogno di una destra seria, che in embrione c’è, e di un’area riformista propositiva e realmente innovativa. C’è estremo bisogno che da una parte e dall’altra prevalga chi ha a cuore l’interesse collettivo, non solo la “passione” alla gestione del potere.    

     

    Gianatonio Girelli  

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    1 COMMENT

    1. Non si può che condividere la tua ultima frase \"..prevalga chi ha a cuore l\’interesse collettivo, non solo la \"passione\" alla gestione del potere\".
      Temo invece che sia pressochè impossibile che \"chi è motivo di scontro, di divisione feroce, di disgregazione sociale\" avverta la necessità di farsi da parte. Se qualcuno è motivo di divisioni feroci e di digregazione sociale non può avvertire neppure lontanamente tale necessità. E mi pare che l\’attuale premier sia la controprova di questa impossibilità.
      L\’unica possibilità che è oggi all\’orizzonte è quella di un Partito Democratico che, vinca Bersani Franceschini o Marino, diventi il punto di riferimento dei riformisti unendo idealità e capacità di governo. Doti che i nostri uomini e le nostre donne hanno molto più di quanto appaia. Ce la possiamo fare 🙂

    2. Mi colpisce quel dire ,da parte di una personalità quale è stato GIRELLI per il suo partito,in chiusura del suo intervento,quasi con forza, che \"C’è estremo bisogno che da una parte e dall’altra prevalga chi ha a cuore l’interesse collettivo, non solo la “passione” alla gestione del potere.\".Personalmente che dall\’altra parte ci possa essere un interesse privato che mescoli politica ed affari quasi con naturalezza lo posso anche mettere in conto e combatterlo;mi dispiace che l\’interesse collettivo possa essere in discussione in quell\’altra parte,LA NOSTRA che rincorre quella democrazia che qualcuno ha indebolito con comportamenti inadeguati.Se in passato,anche a Brescia,è stato sciupato il patrimonio delle buone idee per rincorrere novità che han posto il \"privatistico\" al centro della Società,a danno delle fasce deboli spogliate a poco poco di quella sicurezza che dà a tutti la presenza di un lavoro stabile, sarebbe anche il caso che chi ha sbagliato se ne stesse tra le quinte e non pretendesse di riprender bastone.Le primarie nel PD saranno il banco di prova per il rinnovamento di una classe dirigente proiettata in avanti e senza ritorni ad un passato che si è definitivamente esaurito,specialmente nel metodo di gestione che non è stato nè democratico, nè produttivo di novità capaci di accelerare nuova partecipazione.

    3. Comunque: salvare le regole non vuol dire rinunciare a promuovere una opposizione che deve essere COMUNQUE OPPOSIZIONE e non pletora di salamelecchi ed inciuci,come afferma l\’ancora segretario nostro FRANCESCHINI. Alla maggioranza sta bene altra presenza alla segreteria PD;questo è un dato che non si può negare.E il riproporre i tipi alla BASSOLINO in prima fila è disdicevole;per non dire altro.

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