Perdono per Stefano De Carli

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    Stefano De Carli è stato fino all’anno scorso un allievo dell’istituto professionale in cui insegno.

    Da qualche mese svolge con zelo sproporzionato le funzioni di Assessore alla Sicurezza in un comune della Valtrompia. L’ultima sua trovata prevede che i vigili urbani salgano sugli autobus in transito per il paese con l’intento di identificare ed espellere i clandestini.

    Devo averlo incrociato in rare lezioni di supplenza e comunque su centinaia di volti non ricordo una sua particolare indisciplina. Un allievo apparentemente normale, insomma. La cosa inquieta perché a scuola nessuno s’è accorto del livore razziale che oggi lo percorre.

    Strano e un po’ incomprensibile, perché le aule in cui ha studiato accolgono con frequenza rilevante ragazzi immigrati o figli di seconda generazione. Non mi pare di ricordarlo vagare ostile a chieder conto del permesso di soggiorno o del colore della pelle.

    Nessuno può semplificare o minimizzare. Gli è stato insegnato che nel lavoro risiede la migliore opportunità di riscatto degli umili. Egli non può negare d’aver frequentato fino all’altro ieri un Istituto d’addestramento tecnico sovvenzionato dalla Regione Lombardia che allo stesso tempo è luogo storico e riconosciuto di testimonianza cristiana.

    In cosa abbiano fallito gli educatori è interrogativo ineludibile. Credo che di questo insuccesso si debba in qualche misura render conto alla società.

    Il risultato è nei fatti: non un bravo elettricista, ma un dipendente di partito in cravatta verde; non un buon samaritano, ma un crociato avverso ai migranti; non un testimone di compassione, ma un agitatore di paure irrazionali.

    La sua ultima ordinanza mi ha fatto pensare subito a quel 1º dicembre del 1955, a Montgomery, quando Rosa Park tornando a casa in autobus andò a sedere in quella parte riservata ai bianchi e per questo fu incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.

    Forse De Carli ignora che quell’autobus ora è esposto all’Henry Ford Museum perché dalla protesta nonviolenta degli afroamericani è nata la classe dirigente che governa l’America.

    Più che il cuore serve la ragione per far riconciliare quest’assessore poco più che adolescente con i diritti inalienabili di ogni essere umano. Bisogna trovare risposte adeguate al suo scagliarsi sovversivo contro chi semplicemente tenta di riscattare un’esistenza di difficoltà.

    Agli educatori poi – nessun escluso – occorre rintracciare un’autorevolezza appannata che allontana sempre più le cose dette da quelle praticate.

    Se qualcuno proverà dolore dall’agire di questo ex-allievo, consideri che in parte sento d’essere responsabile e di questa mia inadeguatezza chiedo perdono.

    Gianluigi Fondra – Mompiano

     

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