La politica che parla latino

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Renato Borsoni - www.bsnews.it
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di Renato Borsoni – Il faccione perennemente giulivo del dc Rotondi si è ancora di più illuminato in questi giorni dopo le notizie dei “pasticci”(così li chiama il Presidente della Repubblica) combinati alla presentazione delle liste dei popoli della libertà milanesi e romani:”Sono proprio dei dilettanti”, mi pare che abbia sentenziato il Nostro, facendo poi un nostalgico riferimento alla prima repubblica. Non mi dispiace questa volta dargli giulivamente ragione, soprattutto dopo aver visto sfilare le facce che contano di più nel suo partito, mai viste così furiose e spiritate: avete notato

La Russa, ministro della Difesa della Repubblica, alle prese con il suo sorriso ghignante col tizio che è andato a farsi un panino in attesa di arrivare in ritardo?

Tra le cose più esilaranti di questi giorni inenarrabili c’è poi la storia della par condicio (poi dicono che il latino non serve: altro che, è il condimento più gustoso – almeno cucinato così- dei piatti che la politica ci offre nel nostro scalcinatissimo tempo). Chi ha avuto l’intuizione di sedersi davanti al televisore mercoledì sera per vedere “Tetris”, uno dei talk-show sopravvissuti alla provvisoria soppressione, ha potuto assistere a una discussione politica di tre ore durante la quale, per precise disposizioni superiori, era assolutamente vietato fare i nomi di candidati o di parlamentari. Ne è risultato una specie di giochino spesso intelligente, da far invidia a Bartezzaghi, durante il quale, tanto per non fare esempi allusivi, per non pronunciare il nome di Berlusconi lo si chiamava “il capitano del Milan”. Così la polemica politica che doveva essere smorzata o assente, assumeva aspetti più perfidi e velenosi che mai. Senza considerare che a un certo punto si poteva nominare tranquillamente ma – con effetti grotteschi – il senatore Di Girolamo che da qualche ora si era dimesso tra gli applausi (?) dei suoi amici per farsi trasferire nelle prigioni di stato. Due agenti della stradale erano attentissimi ad alzare la paletta dalla parte del rosso quando qualcuno dei presenti cascava nell’errore.

Io credo che quella paletta dovrebbe essere utilizzata per fermare questa deriva, questo ingorgo istituzionale ed esistenziale dal  quale non so proprio come usciremo. Mala tempora currunt, ragazzi. E scusate il latino.

DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 5 MARZO 2010

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