Lettera dell\’Aref ad Arcai

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    Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell\’Aref indirizzata all\’assessore alla Cultura del cumune di Brescia in merito alla prospettata chiusura della biblioteca di storia dell\’arte dei Civici Musei:

    Gent. le Assessore alla Cultura del Comune di Brescia,
    attraverso la “rete” e le lettere ai direttori sui quotidiani locali siamo venuti a conoscenza dell’ipotesi di chiusura della Biblioteca di storia dell’arte dei Civici Musei d’Arte e Storia di Brescia.
    Non starò ad elencarle le ragioni ovvie, o che almeno dovrebbero essere considerate tali soprattutto da Lei, della validità e necessità di un tale servizio per gli studiosi locali e non solo, sono ragioni che l’ormai vasto popolo della “rete” va rimarcando da giorni dimostrando una volta per tutte che esiste anche un’ampia utenza del servizio.
    Con la presente vorrei fornirle uno spunto di riflessione, sulla necessità di mantenere in vita e di potenziare la biblioteca in oggetto.
    Dopo la più che discutibile stagione delle “grandi mostre”, avviata e gestita dalla precedente amministrazione, lo stato delle cultura a Brescia gode di pessima salute; oltre ai tagli alle risorse finanziarie dei comuni, si aggiungono le chiusure della Pinacoteca Tosio Martinengo, di fatto del Museo del Risorgimento e la “perdita d’identità” della direzione dei Civici Musei, che non ha direttore, così come è priva, a quanto sembra vedere, di progetti di lungo respiro e, addirittura, di due o tre ali del Museo della Città.
    Tale Museo, perno della rete museale e soprattutto di quel prezioso sito che è S. Giulia, dovrebbe in futuro caratterizzarsi per l’alta qualità non solo dei suoi manufatti archeologici ed artistici, ma anche dei progetti di ricerca che trasformino il complesso in un centro studi di carattere internazionale.
    Questa funzione è stata affermata sin dall’apertura del museo, ma raramente si è investito in strutture e risorse umane che dessero le gambe a questo “dichiarato”. All’attivo si possono solo registrare degli eventi, delle mostre più o meno importate e spesso anche discutibili, certamente costosissime, che sembra abbiano completamente assorbito ogni altra iniziativa, esempio quelle di una moderna catalogazione del patrimonio artistico, della costituzione di commissioni scientifiche permanenti, della perennemente ventilata riapertura della Pinacoteca d’arte Moderna e Contemporanea. In questo ventaglio di iniziative c’era e c’è la creazione (o il potenziamento) di una biblioteca specialistica, strumento di supporto per ogni attività della struttura e non solo.
    Se prevale una logica da “biblioteca decentrata” della Queriniana o, peggio ancora, da “biblioteca rionale”, e questo sembra essere alla base delle probabili motivazioni che il suo assessorato può assumere per ipotizzare la chiusura del servizio, è chiaro che ciò che viene tenuto in conto in modo prioritario  sono “i numeri”, cioè le presenze dell’utenza che fruisce del servizio biblioteca. La validità di una “biblioteca istituto”, parte integrante di un nuovo progetto per S. Giulia, deve essere valutata con altri parametri, quali ad esempio la presenza di studiosi, il grado di erogazione di un servizio specialistico ad un’utenza di settore, perché questo è il target di tale biblioteca. Non è l’affermazione di una visione elitaria dei servizi culturali offerti e fruiti solo da specialisti, ma il riconoscimento del ruolo insostituibile di uno strumento utile soprattutto agli studi di settore, che siano tesi, o ricerche della stessa equipe dei musei.
    Se questa è la nuova ipotesi del ruolo della Biblioteca di storia dell’arte, non basterà accantonare l’ipotesi di chiusura di tale prezioso servizio, ma bisognerà anche trovare nuovi investimenti (non solo o puramente finanziari) per rilanciare il servizio stesso, dotandolo di moderni strumenti di catalogazione, di collegamenti informatici con le reti museali del “mondo globalizzato”, di nuovi acquisti mirati di libri e periodici che tengano la biblioteca stessa sempre aggiornata, della pubblicazione di una rivista dei Civici Musei (chiusa inspiegabilmente molti anni fa) sorretta da una redazione prestigiosa, di un programma d’iniziative di alto profilo che, guarda caso, oggi sono quelle che costano meno rispetto alle “grandi mostre”, come ad esempio borse di studio internazionali, concorsi, pubblicazioni e conferenze.
    Mi rendo conto che la sua scelta dovrà essere “di campo” e non meramente amministrativa; ma è anche su questa che in futuro sarà valutato l’operato della giunta in ambito culturale; amministrazione, associazioni, soggetti privati devono concorrere funzionalmente ad un nuovo progetto per una “Città d’Arte”, un progetto non più o solo centrato sulla realizzazione di gigantesche mostre rivolte quasi esclusivamente ad un turismo culturale di massa, ma che deve contemplare la creazione di servizi per la cultura di qualità.
    Distintamente, per l’Aref
    Roberto Ferrari.

    Brescia, 17 marzo 2010

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