Giorgio, Carmelo e il cane

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Renato Borsoni - www.bsnews.it
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di Renato Borsoni – Albertazzi, prima di andare a recitare Manzoni, invitato dal vescovo, nel duomo di Milano dice in un’intervista al “Corriere” che Manzoni era un signore che non sapeva scrivere in italiano e che lui lo odia fin dai tempi della scuola, e via scioccamente dicendo. E lo si  perdona, perché personaggi come lui che alla sua veneranda età si concede sublimi banalità come queste, sono messi al sicuro grazie alle grandissime qualità tecniche ed interpretative. Allora raccontiamo un episodio che collega Brescia al nostro Giorgio nazionale. Sono passati più di vent’anni, credo, e in una specie di anteprima degli “Adelchi” da rappresentare in seguito nel monastero di Santa Giulia, avevamo invitato – Corsini consule – tre grandi attori a recitare alcuni spezzoni in piazza della Loggia: Ottavia Piccolo su, accanto ai Macc dè lè ure, per il coro delle donne (“Sparsa le trecce morbide”), Virginio Gazzolo

sulla balaustra della Loggia per quello degli uomini (“Dagli atri muscosi”) e appunto Albertazzi per il celebre racconto del diacono Martino. Accadde dunque che, giunto al momento più emozionante, quando Martino, scorto finalmente al di là dei monti il sospirato accampamento, grida la sua gioia con il celebre verso: “E viddi, oh! viddi le tende d’Israello!”, la voce stentorea dell’attore si fuse con l’ululato di un cane che nella notte echeggiò dalle pendici del castello. La piazza era piena di gente. Giorgio restò con il braccio a mezz’aria, e dopo un breve ma imbarazzante duello il cane si acquietò, soddisfatto. Mi viene in mente, mentre ricordo quella sera, l’altro grande interprete di Adelchi che rispondeva al nome di Carmelo Bene: ieri un celebre scrittore ricordava che quest’ultimo aveva chiamato Albertazzi il suo cane. Infinita spudoratezza dei geni. Qualche anno dopo quell’episodio avevo iniziato i contatti con Carmelo per un suo “Adelchi” da solo in Santa Giulia: avrebbe interpretato tutti i ruoli principali – Ermengarda compresa – utilizzando un numero stratosferico di diffusori acustici. Al solito, bastò un cambio di amministrazione comunale per bruciare il progetto. Ma Carmelo aveva lasciato a Brescia due suoi indimenticabili spettacoli al Santa Chiara; e a me e a mia moglie, una ricetta semplice e fresca per un piatto di spaghetti alla checca, e quella per un gin fizz che non spiegherò mai a nessuno, perché troppo semplice da fare.

DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 30 APRILE 2010

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