Chi fermerà la frana dei barabari

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    Novantaquattro millimetri di pioggia caduta su Brescia mercoledì 5 maggio in poche ore obbligano a raccontare le conseguenze di un evento raro, ma non eccezionale. L’effetto del diluvio sull’intera Val Fredda dopo i tagli indiscriminati su decine di ettari di bosco s’è rivelato tanto disastroso quanto prevedibile.

    Le responsabilità sono plurime. Per primi i taglialegna che, senza scrupoli, hanno rovinato i boschi della Valle di Mompiano per vendere materia prima alle cartiere e ai commercianti di legname. Moderni “barbari” provenienti dalla Valcamonica, da Asiago, dalla Macedonia che brandendo la motosega si sono accaniti su boschi già malmessi. Dovevano raccogliere le ramaglie di risulta e accatastarle ordinate e protette. Dovevano selezionare con cura le “matricine” per la ricrescita e si sono limitati a rispettare burocraticamente le distanze l’una dall’altra. Si erano impegnati a ripristinare i “tagli a raso” con nuove piante e sono scappati prima di finire.

    Nel frattempo ci ha pensato la forza degli elementi naturali a punire la stupidità umana. Quintali di frasche e spezzoni abbandonati sui crinali sono stati trascinati dalla pioggia riversando a valle in un crescendo mischiato a fango e detriti. Senza ostacoli – come su un tappeto da biliardo – tutto è scivolato a velocità vertiginosa verso alcune strettoie che ostruendosi hanno fatto tracimare l’acqua a valle.

    Il risultato è che la strada comunale che dalla caserma dell’ex-polveriera sale per la mulattiera in direzione del Rifugio della Valle è in sostanza distrutta. Per fortuna nessuno s’è fatto male. Eppure in questi due anni li abbiamo conosciuti bene i protagonisti del goffo gioco allo “scaricabarile”.

    In testa i proprietari dei lotti di taglio che oggi spudoratamente incolpano i taglialegna da loro stessi ingaggiati. Poi l’assessore all’Agricoltura della Provincia che aveva promesso una sorveglianza che s’è rivelata a maglie assai larghe. Ma anche le autorità forestali che sanzionando a posteriori hanno fatto – a loro detta – ciò che potevano. Non ultima la direzione del Parco delle Colline del Comune di Brescia che s’è limitata a fare da “piccione viaggiatore” inviando flebili messaggi affinché altri intervenissero.

    Per impedire il rimpallo delle responsabilità occorrerebbe rivedere la legge Regionale n.28/2004 che in modo colpevole equivoca fin dal titolo: “Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”. In queste norme e nelle successive modifiche i tagli “a raso” sono stati legittimati in ragione dei soli interessi economici dei proprietari di boschi. Queste nuove regole sono state firmate dall’ex-assessore all’Agricoltura Regionale Viviana Beccalossi. Il governatore è sempre Formigoni che, iniziando il quarto mandato consecutivo, se ne guarda bene dall’intervenire sulle criticità dell’ambiente naturale regionale.

    Nel frattempo due domande: Chi pagherà i danni del 5 maggio? A chi tocca impedire il pericolo della prossima prevedibile e disastrosa frana in Val Fredda e in tutte le situazioni simili della Lombardia?

    Gianluigi Fondra – Mompiano

     

     

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