Cosa si muove all’ombra del Pdl

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Quanti Pdl esistono in Provincia di Brescia? Ciascuno potrebbe rispondere con il numero che preferisce. E forse non sbaglierebbe di troppo. Perché il partito di Viviana Beccalossi, oggi, è in grande fermento in vista del congresso provinciale che – se mai si terrà – potrebbe sancire una nuova maggioranza interna. L’assemblea degli amministratori che si terrà sabato al President di Roncadelle – mormorano i ben informati – sarà forse l’occasione della prima conta. Ma difficilmente da quell’appuntamento si uscirà con le idee chiare. Oggi a prendere le decisioni sono la Beccalossi e il suo vice, Giuseppe Romele. In rappresentanza di quelle che ormai sono le due macrocorrenti del partito. Da una parte, infatti, c’è l’asse Cl-An (Mauro Parolini, Adriano Paroli, Paola Vilardi, Viviana Beccalossi, Stefano Saglia e Mario Labolani i nomi più noti). Dall’altra il cosiddetto correntone – etichetta che non piace agli interessati – frutto dell’accordo fra la fazione Gelmini (Mariastella Gelmini, Giuseppe Romele e Piefrancesco Tomasoni) e quella di Franco Nicoli Cristiani (forte soprattutto in Loggia). In mezzo c’è poi la corrente di Margherita Peroni (Giorgio Maione è l’uomo in Comune), uscita rafforzata dalle ultime regionali (che nell’intento di qualcuno avrebbero dovuto cancellarla). Ma all’ombra dei big ci sono anche forze minori che ancora attendono una collocazione ufficiale, come Vanni Ligasacchi (forte delle tante preference raccolte per il Pirellone e, dicono, vicino alla Gelmini) e l’ex ciellino Giovanni Acri, che ha deciso di lanciare i suoi circoli in tutta la Provincia e per ora sta da solo. Senza dimenticare i finiani in transizione verso il nuovo partito. Ma chi comanda oggi? La risposta non è facile. Il coordinatore provinciale, infatti, fa riferimento a Cl-An, il vice a Gelmini-Nicoli e le decisioni principali (come la nomina dei coordinatori locali) non vengono prese soltanto con il consenso di entrambi i fronti. Lo stesso avviene, a parti inverse, in città, dove il segretario è Ettore Isacchini e il suo vice Andrea Ghezzi. In Loggia, poi, le acque sono ancora più torbide: il fronte Cl-An, infatti, ha la maggioranza del gruppo, ma solo di un soffio. E il correntone lamenta da sempre di essere sottorappresentato negli equilibri di giunta (in particolare i gelminiani) e nelle nomine delle società partecipate. Un disagio che soltanto per il modesto risultato ottenuto da Nicoli alle regionali non si è tradotto in una forte pressione politica sul sindaco per cambiare gli assetti della maggioranza. Mentre i peroniani, al momento, stanno a guardare. Ma ora il vero nodo è un altro: quello di acquisire il controllo del partito. E in un’eventuale congresso, salvo accordi trasversali, si arriverà immancabilmente a una conta dall’esito incerto. Perché se Nicoli è sempre stato il più forte in provincia, il fronte opposto sta facendo un pesante lavoro di tesseramento e radicamento sul territorio. In questo quadro è difficile immaginare che si possa arrivare allo scontro frontale, ma proprio per tale ragione entrambi i fronti maggiori stanno cercando di pesare sempre di più. Per presentarsi al momento della trattativa con i numeri dalla loro parte.

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1 COMMENT

  1. Da ormai esterno posso dirlo chiaramente: gli ex di An pesano troppo ovunque, è ora di finirla con la regola del 30 per cento!

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