Per il terzo appuntamento con Dentro il Museo, giovedì 18 novembre, alle ore 17, nella sala conferenze del Museo di Santa Giulia (via Piamarta), lo storico dell’arte Maurizio Mondini ripercorrerà la storia del ciclo di Padernello e della sua originaria entità, focalizzando alcune recenti novità emerse nel corso di nuove ricerche documentarie.
Oggetto di ammirazione e di studio per alcuni fra i nomi più importanti della critica artistica italiana (Roberto Longhi, Giovanni Testori, Mina Gregori), il ciclo di Padernello presenta però ancora oggi molteplici interrogativi aperti, sia per quanto riguarda le sue prerogative di ambito culturale, sia, e soprattutto, per le questioni relative alla sua committenza, una committenza capace di apprezzare – e forse comprendere – i caratteri del tutto innovativi delle scene del Ceruti rispetto a tutta la pittura europea, precedente o coeva, di soggetto simile.
Ultimo vertice, in ordine di tempo, del grande naturalismo lombardo che ha in Foppa, Savoldo, Lotto, Moretto, Moroni e Romanino i suoi assoluti protagonisti, Giacomo Ceruti, infatti, è una presenza forte e qualificante della Pinacoteca Tosio Martinengo. Il museo bresciano conserva ben sette tele di questo artista, quattro delle quali appartenenti al cosiddetto “ciclo di Padernello”, una delle imprese pittoriche più alte e moderne del Settecento. Infatti l’umanità – dolente eppur dignitosissima – che vi troviamo ritratta, con le ragazze di filanda, i calzolai, i pezzenti girovaghi, prefigura già quella della Lombardia di Carlo Cattaneo e di Alessandro Manzoni.