Galletti: clandestinità e lavoro nero, sciogliere i nodi e non cancellare la realtà

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    Dopo la clamorosa protesta della gru, c’è l’impressione che “ci sia stato un cambio di passo nell’azione repressiva”. E’ questa la denuncia di Damiano Galletti, segretario generale della CGIL di Brescia che – in una lunga nota – torna a sollevare il tema della clandestinità legandolo a quello del lavoro nero. Temi che “dovrebbero essere al centro della riflessione e della discussione del tavolo appositamente creato in prefettura a Brescia”; ma in realtà pare che “non ci sia alcuna intenzione di discutere dei veri nodi che riguardano immigrazione, lavoro e permessi di soggiorno”. Insomma, ancora una volta non si fa nulla per sciogliere i nodi, piuttosto si cancella (o espelle) la realtà.

    Ecco il testo completo della nota

    La lotta al lavoro nero è sempre stata tra i principali ambiti di azione del nostro sindacato ed è questo uno dei motivi per cui, come Cgil, ci battiamo e mobilitiamo per favorire l’emersione degli immigrati che lavorano ma non sono in regola con il permesso di soggiorno. Si sa, infatti, che spesso clandestinità e lavoro nero vanno a braccetto: vale nei cantieri edili, nelle stalle, nella distribuzione dei volantini pubblicitari delle catene commerciali e nel lavoro di cura familiare. È quello del lavoro nero un fenomeno che imbarbarisce le relazioni civili, che crea concorrenza sleale tra i lavoratori e le stesse aziende, distinguendo tra chi vuole rispettare le regole e chi invece si arricchisce violandole.

    Sono questi, temi, al di là dei giudizi di merito sulle forme della stessa, che hanno caratterizzato la protesta dei migranti sulla gru di via San Faustino il mese scorso. Questa vicenda però, invece di squarciare il velo delle ipocrisie e delle retoriche sulla legalità, ha purtroppo dato il via a una stretta nell’applicazione della legge sulla clandestinità. Sono aumentati i controlli, i fermi, i trasferimenti nei centri di detenzione (CIE) di immigrati senza permesso, in non pochi casi peraltro esponenti di spicco delle singole comunità immigrate. C’è come l’impressione che ci sia stato un cambio di passo nell’azione repressiva: ci si chiede se imposto dal ministero a prefettura e questura.

    Un cambio di passo grave e preoccupante per almeno due motivi. Innanzitutto per quanto ricordavamo prima, e cioè che dietro i clandestini c’è un grande mondo di sfruttamento e di lavoro nero che meriterebbe maggiore attenzione e impegno; in secondo luogo perché si sa che nella realtà delle cose a Brescia (e ovunque in Italia) solo il 5% degli ordini di espulsione viene poi in realtà ottemperato. Si potrebbe dire che, a una legittima domanda di emersione dalla clandestinità, seppur sostenuta in forme non da tutti condivisibili (ci riferiamo alla salita sulla gru), si è risposto con una stretta autoritaria che nega le ragioni pure riconosciute dallo stesso sindaco ai migranti.

    Si tratta peraltro di una chiusura e di una pratica che precede di pochi giorni l’entrata in vigore della Direttiva europea che cancella una parte della legge Bossi-Fini. La Direttiva sul “rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare” fu bollata in realtà di “razzismo” dall’Onu ma rispetto alla normativa italiana rappresenta una sorta di paradiso per gli irregolari. La Direttiva impone modalità di contrasto all’irregolarità del tutto opposte a quelle del pacchetto sicurezza volute dal governo Berlusconi.

    Mettendola in battuta, se l’anno scorso era stato “White Christmas”, quest’anno il Natale potrà essere un po’ migliore per gli immigrati senza permesso di soggiorno. E pure per i tribunali e le carceri, oramai letteralmente intasati da processi e detenzioni brevi sulla clandestinità (che non servono a niente, se non a gonfiare le statistiche sul numero di immigrati in prigione e a creare un clima di perenne emergenza).

    I temi della clandestinità e del lavoro nero dovrebbero essere al centro della riflessione e della discussione del tavolo appositamente creato in prefettura a Brescia. Purtroppo, dopo il primo incontro, abbiamo l’impressione che da parte del prefetto e delle autorità locali non ci sia alcuna intenzione di discutere dei veri nodi che riguardano immigrazione, lavoro e permessi di soggiorno.

    Assistiamo insomma a una crescente chiusura e, ci permettiamo di aggiungere, a una pretesa di negare la realtà. Questo avviene mentre ad Adro, a distanza di tre mesi e dopo prese di posizione di ministri e sentenze della magistratura, i Soli delle Alpi continuano a essere presenti e visibili nella scuola di Adro. Nella sentenza del giudice che aveva accolto il ricorso presentato da Camera del Lavoro e Flc Cgil, ricordiamo, si sottolineava anche che la presenza dei Soli pregiudicava «la possibilità per il docente di operare in un ambiente laico».

    Negli ultimi giorni abbiamo infine letto con disagio della notizia della morte dell’uomo di nazionalità senegalese nella caserma dei carabinieri di piazzale Tebaldo Brusato. Non vogliamo entrare nel merito della vicenda, speranzosi che si possa sapere al più presto cosa è accaduto. Nei giorni scorso i deputati del Partito Democratico Corsini, Ferrari e Fiano hanno presentato un’interpellanza nella quale chiedono, tra le altre cose, come sia possibile che una persona venga trattenuta in una cella per 36 ore in una cella senza riscaldamento e se il soccorso medico sia stato attivato nei tempi e nei modi compatibili con la gravità della patologia dell’uomo, che soffriva d’asma. Ci sembrano questioni più che legittime, sulle quali è bene che chi amministra la città non sollevi polemiche ma cerchi risposte di verità.

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    1 COMMENT

    1. basta favoreggiare l imigrazione,basta aiutare gli altri prima di noi,basta con questa democrazia dove gli immigrati ne approfittano solo,basta rovinare la nostra citta“,adesso abbiamo noi bisogno di lavoro e abbiamo bisogno che gente come lei e altri si preoccupino di noi ,no di clandestini,,,,ma stiamo scherzando o cosa????fermiamo questa immigrazione fino a quando non avremo bisogno di altre persone….e“ inutile illudere persone che vengono abrescia senza neanche i vestiti ,pretendendo tutto quando non e`il momento e poi ne abbiamo anche troppi di questi immigrati,,,,certe volte non sembra di essere a a brescia ma in africa o india,,,,,noi siamo un gruppo di bresciani che vivono male in centro e lavorano male in centro proprio per questo,,adesso mi dia lei una risposta

    2. gli amici bresciani sono quelli fregati dalla lega che prima fa pagare la crisi ai più deboli, poi ti fa credere che la colpa sia degli stranieri. Somari padani siete !!!
      nel frattempo maroni ha autorizzato 100mila nuovi permessi di soggiorno, perchè gli stranieri servono: non ve lo ha detto?

    3. Cari amici bresciani, sono di Roma, dove di immigrati ce ne sono sicuramente di più. Il problema non riguarda le persone ma le aziende, che sono ITALIANE!! Un lavoratore \"in nero\" costa meno di uno regolare, chi si arrichisce è solo l\’azienda che spende meno di quelle aziende virtuose che invece pagano le tasse! Perchè una persona che lavora quanto voi, quanto me, non deve avere gli stessi diritti?!? Favorendo l\’emersione del lavoro neroentrano più soldi nelle casse dello Stato, nelle casse dell\’inps x pagare le pensioni dei nostri nonni e dei nostri genitori (gli immigrati spesso dopo molti anni tornano nel loro paesi d\’origine,avete mai pensato che i loro contributi previdenziali potrebbero servire a pagare anche le nostre pensioni?!?), pari diritti significa INTEGRAZIONE! prendetevela con gli imprenditori fuori-legge che sono ITALIANI, altrimenti evitate di sparare a zero contro persone che lavorano più di voi ma hanno meno diritti! Vi meritate la Lega.

    4. no! non ce la meritiamo la lega! cosa abbiamo fatto di male. ha ragione cmq \"ex lavoratrice in nero\". gli irregolari sono voluti perchè servono: per essere sfruttati e per alimentare paura. gioco sporco.

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