Aeroporto, a fine mese l’accordo con Verona. Brescia investirà 20 milioni per salire al 25%. Ma non mancano i mal di pancia

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(da.bac.) – La pace dei cieli tra Brescia e Verona è oramai a un passo. L’attesa fumata bianca non è ancora arrivata ma, assicurano i protagonisti, arriverà presto, entro fine febbraio. Stamane, in Broletto, si sono poste “solide basi perché il sistema aeroportuale si possa finalmente sviluppare” ha spiegato Daniele Molgora, presidente della Provincia di Brescia. Il tavolo tecnico chiamato nei mesi scorsi ad elaborare la soluzione per mettere d’accordo le due sponde del Garda pare infatti aver dato frutto. Oggi gli attori della partita si sono ritrovati attorno al tavolo, hanno esaminato la proposta e hanno espresso una “condivisione di massima” sulle ipotesi di superamento del conflitto fra Verona e Brescia. L’ipotesi è quella di una rivisitazione dell’assetto societario – Brescia salirebbe al 25% della Catullo spa – e della governance del D’Annunzio. Tutto bene, dunque? Non proprio. Perché la firma era attesa per oggi. Il rinvio – ma nessuno ha usato questa parola – è stato giustificato con la necessità da parte di alcuni enti di un’approvazione interna, nei rispettivi organi collegiali. Pare però strano che chi sedeva al tavolo stamane non avesse i pieni poteri per poter prendere una decisione. Inoltre vanno registrati alcuni malumori, in particolare nel fronte veronese: Giancarlo Dallera, presidente Aib, e Flavio Tosi, sindaco di Verona, stamattina hanno lasciato anzitempo il tavolo, entrambi scuri in volto (“avevano solo fretta perché avevano altri appuntamenti” li ha giustificati Molgora); ma soprattutto oggi, sul Corriere del Veneto, è apparsa un’intervista alla senatrice del Pdl Cinzia Bonfrisco in cui boccia senza mezzi termini la possibile intesa: “Io non ho mai visto vendere un gioiello di famiglia al minor offerente… “.

L’ACCORDO

I dettagli dell’operazione per ora restano top secret ma il testo elaborato dai “saggi” (Giorgio Bontempi, Alfonso Sonato, Massimo Gazzani, Ernesto Stajano) dovrebbe rafforzare la presenza di Brescia nella Catullo, la società che gestisce gli aeroporti di Villafranca e Montichiari. L’ipotesi prevede un investimento tra i 20 e i 22 milioni che permetterebbe ai bresciani di salire al 25% della Catullo, acquisendone un ulteriore 16,6% (oggi Camera di Commercio di Brescia e Broletto hanno il 4,2% a testa) e arrivando allo stesso livello di Trento (le Province di Trento e Bolzano detengono insieme il 22% della Catullo). Tecnicamente si tratterebbe di prender parte all’aumento di capitale della società, operazione a cui parteciperebbe anche AbeM, la società creata nel 2007 dalle categorie economiche bresciane proprio per contendere a Verona il D’Annunzio. In cambio Brescia otterrebbe alcune importanti concessioni, tra cui la nomina di un vicepresidente con delega su Montichiari. Verona dovrebbe rinunciare ad un consigliere di amministrazione, scendendo da cinque a quattro, Brescia salirebbe a due pareggiando così i rappresentanti trentini. Ma, anche in presenza di un eventuale fronte comune Brescia-Trento, Verona potrebbe comunque contare sul voto del presidente che, in caso di pareggio, vale doppio.

I COMMENTI

Oggi al tavolo in Broletto erano presenti Daniele Molgora (Presidente della Provincia di Brescia), Giancarlo Dallera (Presidente AIB), Giuliano Campana (Presidente ABeM), Francesco Bettoni (Presidente CCIAA Brescia), Giovanni Miozzi (Presidente Provincia Verona) Flavio Tosi (Sindaco di Verona), Alessandro Bianchi (Presidente CCIAA Verona), Lorenzo Dellai (Presidente Provincia autonoma di Trento), Pierluigi Angeli (vicepresidente della Catullo) e i 4 tecnici. Tutti, al termine dell’incontro, hanno usato toni conciliatori (Dallera e Tosi che, come detto, hanno lasciato prima la riunione). “Oggi” ha spiegato Molgora “i soci hanno preso visione del lavoro dei tecnici e ne hanno condiviso i contenuti. Crediamo che il percorso indicato sia adatto a superare i conflitti del passato”. “Brescia e Verona” ha aggiunto il presidente della provincia scaligera Giovanni Miozzi, l’altro regista politico dell’operazione “sono riuscite a superare questioni che solo pochi mesi fa sembravano insormontabili. Credo davvero che nel rispetto delle sensibilità di tutti si potrà trovare una quadra”. Anche quello che per definizione è sempre stato considerato il “falco” bresciano, vale a dire il presidente della Camera di Commercio Franco Bettoni, stamane ha incensato il possibile accordo: “I contenuti portati al tavolo sono stati valutati di massima in modo positivo. Si tratta di una risposta intelligente e positiva a un problema che impediva lo sviluppo dell’aeroporto e dei territori”. Eppure il fronte bresciano per anni aveva detto “o la concessione o nulla” e per raggiungere questo obiettivo aveva iniziato una battaglia legale. “Una cosa è la tattica, altra la strategia” ha sorriso Bettoni “Senza la nostra azione oggi non avremmo questo tavolo”. “Quando c’è la volontà” ha chiosato Giuliano Campana, presidente di AbeM, “e si mettono da parte i campanilismi, i risultati si ottengono”.

I MAL DI PANCIA

Resta da capire se davvero la concordia attorno alla bozza d’intesa è massima. Nessuno stamani ha preso in considerazione l’ipotesi che qualcuno possa tirarsi indietro. “Ci stiamo lavorando da un anno…” hanno sospirato Bettoni e Molgora. Come dire, che nessuno faccia scherzi proprio ora! Eppure il rinvio della firma qualche dubbio lo lascia. “Io avrei chiuso anche stamane” ha ammesso Molgora “ma qualcuno aveva bisogno di un passaggio interno al proprio ente nel quale valutare il documento”. Ma c’è di più: la dura presa di posizione della senatrice veronese Bonfrisco rischia di ingarbugliare la vicenda, soprattutto in riva all’Adige. “Ricordandoci che Montichiari si è vista regalare un aeroporto dai veronesi e che oggi, a fronte di 85 milioni di euro spesi in passato da Verona per lo scalo bresciano, quel che ci viene restituito da Brescia è un contenzioso contro di noi durato per anni e che ci ha impedito di fare gli investimenti giusti al momento giusto” ha detto stamani al Corriere del Veneto. “Dopo di che… i bresciani oggi comprano a dieci una cosa che vale cento. E allora io dico: paghino quel che devono pagare e le porte sono spalancate, mantenendo ovviamente sempre il primato di Verona”. Bocciata anche la governace, con 4 consiglieri a Verona, 2 a Trento e 2 a Brescia: “non può andarci bene”. “E poi” ha concluso la Bonfrisco “va chiarita la strategia: alleanza con Milano o Venezia?"

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1 COMMENT

  1. La battaglia legale rischiava di vederci sconfitti e stava logorando una situazione che ha bisogno di soluzioni immediate. Mi pare che con Campana alla guida di ABeM si sia imboccata una strada più saggia e fruttuosa. La concessione non l’avremmo mai ottenuta. Tra l’altro l’esborso non mi sembra eccessivo se davvero verrà garantita un minimo di autonomia gestionale a Brescia per quel che riguarda il suo aeroporto.

  2. Di questo accordo leggo da mesi. Capisco che siano questioni – economiche e politiche – delicate, ma lo vogliono chiuderee o no questo accordo? Mi auguro di sì, ma temo che le puntate di questa vicenda siano destinate ad arricchirsi ancora per un bel po’…

  3. Sono troppi anni che sento parlare di soluzioni a un passo! L’unico vero risuktato finora è un aeroporto che perde milioni di euro ogni anno e che oggi come oggi non ha nemmeno un volo passeggeri!!!!!

  4. Ma il Comune di Brescia? Corsini non aveva messo da parte un po’ di soldi (10 milioni, mi pare) proprio per l’aeroporto? Che fine hanno fatto?

  5. Spero che tutto vada per il meglio che tra Brescia e Verona sia la pace fatta e che non si mettano tra loro altre persone che intralciano le trattative in definizione. Tanto per capire già nel lontano 1999 quando dalla ditta di Firenze mise a posto la pista di Montichiari lasciata dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. Tornando all’anno 1999 già all’ora i lombardi chiesero l’innalzamento delle azioni che Verona ha tutt’oggi 85% ma, dall’aereoporto veronese nicchiavano lasciandolo come una cattedrale nel deserto. Spero bene che ora che è uscita la fumata grigia vada a fine mese tutto liscio. I bresciani raggiungerebbero il 25% delle azioni e che abbiano pure loro la parola nel cda di Verona. Nessuno si deve intromettere.

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