Enti culturali, Castelletti all’attacco: Broletto troppo provinciale

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    Con un breve intervento pubblicato sul suo blog, il consigliere comunale Laura Castelletti attacca i vertici della Provincia sull’atteggiamento “troppo provinciale” dell’ente nei confronti delle istituzioni culturali bresciani.

     

    ECCO IL TESTO

     

    La Provincia si chiama fuori e non fa sistema con il Comune in troppe occasioni. EULO, Teatro Grande, Brescia Mostre e CTB hanno visto il progressivo sfilarsi del Broletto. Non è solo questione di meno risorse a disposizione, è una scelta d’indirizzo. Che la coalizione provinciale non consideri alleati, ma semplici dirimpettai gli amministratori in Loggia? Si potrebbe quasi dire “andava meglio quando andava peggio”, quando le due maggioranze (Comune e Provincia) avevano un diverso colore politico. Oggi, vista l’assenza di collaborazione su occasioni amministrative importanti, non mi pare si possa parlare neppure di buon vicinato.  

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    1 COMMENT

    1. Ecco, bravo. Misuriamo sempre tutto in voti e non entriamo mai nel merito delle questioni. Così quando si candiderà Cetto Laqualunque, con il suo famoso motto, lui si che prenderà tantissimi voti! ed allora chiederemo a lui qualche indicazione sulla cultura bresciana…

    2. Che argomentazioni sofisticate… Guarda che la Lega in città vale il 10 per cento!!!! il 90 per cento dei bresciani la pensa diversamente da voi!!!!!!!!!!!!!!!!

    3. "Leggio" è la variante Padana del verbo "leggiere" prima persona singolare?
      Io Leggio e voi – se non avete i voti – non siete un c..zzo. tipico ragionamento da dinosauro legaiolo o p2ellino, ormai le opinioni si misurano in termini di voti, beh caro il mio filosofo, sappi che le opinioni delle persone non si misurano in base ai voti, anzi, in questi paese più voti prendi più colluso sei… Silvio docet…
      Son capaci tutti a prendere voti sfruttando le paure e il malessere della gente… genio!
      A questpo punto si può solo sperare nella selezione naturale…

    4. MESSAGGIO OT: L’ho già scritto più volte e – premetto – è un mio limite (anche se in realtà non è solo mio…): la Castelletti non mi piace perché vuol sempre fare la maestrina dalla penna rossa. rappresenta quella sinistra da salotto snob e radical chic capace solo di parlarsi addosso, autoreferenziale e distante anni luce dalla massaia che va al mercato (tanto per usare una vecchia immagine). dice cose intelligentissime? è una politica di razza? buon per lei. a me non convince. e – visti i voti che ha preso – direi non solo a me

    5. Che fine fanno i fondi per la cultura della Provincia? Leggete http://www.tempomoderno.it .

      C’ERA UNA VOLTA…
      Declino di una grande manifestazione

      C’era una volta il Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli”; si teneva tra Brescia e Bergamo, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, ed era considerato come una delle più importanti manifestazioni di musica colta d’Italia e d’Europa.

      Poi qualcosa si è rotto, al punto tale che la vedova del Maestro a cui il festival era stato intitolato, ha imposto che il nome del più grande pianista del 900 venisse cancellato dal nome della rassegna.

      La Signora Giuliana Benedetti Michelangeli aveva visto lontano.

      Chi prenda in mano, oggi, il programma del festival, ribattezzato semplicemente “di Brescia e Bergamo”, troverà, tra le serate, anche quella riservata all’esibizione della Brescia Orchestra, diretta dal maestro Ezio Rojatti. Se venisse colto dalla curiosità di leggere qualche recensione sulla pregressa attività artistica sia della formazione che del suo direttore, esplorando quella grande miniera di informazioni che è il web, rischierebbe di restare un poco deluso.

      La formazione, infatti, è di recente formazione, e, pur avendo tenuto, nell’ultimo anno, diversi concerti a Brescia e anche a Milano, non ha raccolto critiche musicali, né positive né negative. Non si trova un solo critico musicale che ne abbia parlato.

      Per la verità, anche la ricerca sul solo nome del direttore non offre risultati assai più appaganti.

      A onor del vero, negli anni passati il Festival aveva sempre previsto, a Brescia, una serata fuori programma, gratuita, offerta alla cittadinanza in ricordo delle vittime di Piazza della Loggia dall’Orchestra del Festival, diretta dal maestro Orizio: prima il padre, fondatore della manifestazione, nel 1964, e poi il figlio, attuale direttore artistico della rassegna.

      E, anche quest’anno, la stessa formazione, diretta dal maestro Orizio, per ricordare gli otto caduti del 28 maggio 1974 eseguirà, con Uto Ughi violino solista, il concerto per violino e orchestra, op. 61, di Beethoven.

      Il concerto della Brescia Orchestra, invece, è una serata normale, in programma e non fuori programma.

      Una cosa, però, differenzia il contributo della formazione bresciana da quello degli altri artisti: non è dato sapere che brani eseguirà.

      Pare incredibile, ma l’unico degli appuntamenti in programma privo di indicazione delle opere che saranno eseguite, è proprio quello con il maestro padano.

      Viene quasi il sospetto di una cosa infilata lì all’ultimo, quasi un colpo di mano, un blitz.

      Certo, qualche domanda, a voler considerare tutto, sorge spontanea.

      Infatti, il Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” era una manifestazione di tale prestigio da rappresentare una passerella di celebrità.

      Grandi solisti, gente del calibro di Martha Argerich, Grigory Sokolov, Alicia de Larrocha, Ivo Pogorelich, Krystian Zimerman, Maurizio PolliniSvjatoslav Richter, Claudio Arrau, Géza Anda, Wilhelm Kempff, Nikita Magaloff, Wladimir Ashkenazy, Aldo Ciccolini, Alexis Weissenberg, Alfred Brendel, Maria Tipo, András Schiff, Severino Gazzelloni, Salvatore Accardo, Mario Brunello, Mischa Maisky, oltre a Uto Ughi e Radu Lupu, presenti anche quest’anno.

      E grandi direttori d’orchestra, come Georg Solti, Carlo Maria Giulini, Yuri Termikanov, Wolfgang Sawallisch, Georges Prêtre, Pierre Boulez, Lorin Maazel, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Myung-Whun Chung.

      Formazioni come la Israel Philharmonic, la Philharmonia Orchestra, la Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestre Nationale de France, la Filarmonica della Scala, i Berliner Philharmoniker.

      Diciamo che, mentre con grande tratto e senso delle cose, il padrone di casa ha sempre posto la sua orchestra, battezzata col nome del festival, intelligentemente fuori programma, trovare oggi un’orchestra sconosciuta e nata ieri, senza una riga di critica favorevole alle spalle, inserita in cartellone al pari di Radu Lupu, Uto Ughi e András Schiff, meraviglia un poco. E induce a chiedersi cosa possa essere successo, ricordando la scelta, certo dolorosa, di Giuliana Benedetti Michelangeli.

      Tempo Moderno si limita a segnalare all’attenzione del lettore un fatto, lasciando a ciascuno di porlo come crede in correlazione con quanto fin qui narrato.

      È noto che l’amministrazione provinciale di Brescia abbia trattato il bilancio della cultura con la scure; tutti hanno letto le polemiche per il mancato ingresso nella fondazione del Teatro Grande, per i tagli ai contributi al CTB.

      Eppure, in questo clima di tagli e nelle polemiche che ne sono scaturite, due dati sembrano stonare: il primo, nella seduta del 17/02/2011 della sesta commissione consiliare della Provincia di Brescia (quella che si occupa di cultura), il presidente della commissione stessa, Gian Luigi Raineri, ha affermato che “ci sono 100.000 euro per il Teatro Grande”. Il secondo, nella determinazione dirigenziale n. 2375 del 25/11/2010, a firma della ormai mitica Sabrina Medaglia, tra i contributi assegnati a “enti, fondazioni e associazioni per iniziative culturali programmate per l’anno 2010”, la posta più alta, il contributo più ricco (oltre un quarto del totale di tutti i contributi: 50.000 euro su di un budget complessivo di 188.000 euro), tocca a “Ente Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo”.

      Questi due elementi vanno un poco circostanziati.

      Quanto al primo, di questi 100.000 euro per il Teatro Grande non vi è traccia nei documenti in cui è compendiata la politica provinciale per la cultura. E, del resto, verrebbe da chiedersi perché, avendo destinato 100.000 euro al Grande, la Provincia avrebbe dovuto chiamarsi fuori dalla Fondazione Teatro Grande.

      Quanto al secondo, non vi è precedente di una simile erogazione in favore del Festival Pianistico da parte dell’amministrazione provinciale.

      Correlando questi due elementi viene il dubbio legittimo che i 50.000 euro assegnati il 25/11/2010 siano la prima metà della somma destinata non al Grande, ma alla manifestazione più importante del Grande.

      E che l’inserimento della Brescia Orchestra nel cartello dell’edizione 2011 del Festival c’entri qualcosa.

      Brescia, 23 marzo 2011.

      Tempo Moderno

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