Ecco il testo integrale dell’omelia pasquale del vescovo Luciano Monari

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Luciano Monari, vescovo di Brescia
Luciano Monari, vescovo di Brescia

Che cosa intende la fede cristiana quando afferma che Gesù è risorto dai morti? La risposta è meno ovvia di quanto possa sembrare. Con la risurrezione di Gesù siamo di fronte a un evento unico, che non può essere accostato ad altri se non per una qualche lontana analogia. È un evento, ad esempio, analogo alla risurrezione di Lazzaro; ma solo analogo. Tanto che l’uso del medesimo termine ‘risurrezione’ rischia facilmente di provocare equivoci; per Lazzaro la risurrezione consiste nel tornare a vivere – per qualche anno – un’esistenza nel mondo. Per Gesù la risurrezione significa “il passaggio da questo mondo al Padre” come si esprime il vangelo di Giovanni. Non quindi il ritorno al modo di vita passato, ma l’ingresso in un modo nuovo, originale, unico, definitivo di esistenza. Del Cristo risorto san Paolo scrive che “non muore più, la morte non ha più nessun potere sopra di lui.” Vive, quindi, in una condizione radicalmente nuova che non possiamo descrivere se non con immagini che alludono, non con concetti che definiscono.

 

Detto in termini semplici, la risurrezione di Gesù è il passaggio da una vita ‘mondana’ (cioè vissuta in questo mondo secondo le leggi proprie di questo mondo: leggi della fisica, della chimica, della biologia, della storia e così via) a una vita ‘divina’ (cioè vissuta in Dio secondo le caratteristiche proprie della vita divina: eternità, pienezza di significato e di valore, gloria incorruttibile e così via). Questa vita nuova, divina, la fede l’afferma per l’uomo Gesù di Nazaret, cioè per Gesù nella sua piena umanità – corpo e anima, sensibilità e affetti, libertà e coscienza. Quell’uomo concreto che conosciamo come Gesù di Nazaret vive ora pienamente uomo e nello stesso tempo pienamente partecipe della vita di Dio. Può dire di se stesso: “Mi è stato dato [cioè Dio mi ha dato] ogni potere [cioè il potere stesso di Dio] in cielo e sulla terra.” Quindi Gesù è al di sopra della storia del mondo, ma non ne è fuori perché è in grado di agire con energia e con forza nel mondo e nella vita degli uomini. Con la risurrezione l’energia vitale che operava nella vita terrena di Gesù non è spenta e nemmeno diminuita; al contrario questa energia è potenziata nelle sua capacità e nella sua estensione. Se durante la vita terrena l’attività di Gesù era ristretta a un luogo preciso (il lago di Tiberiade, o Cafarnao, o la valle del Giordano), ora qualsiasi limite è superato e l’azione viva di Gesù raggiunge ogni luogo, ogni tempo, ogni persona.

 

Come? Attraverso la sua parola e i suoi sacramenti. Nella sua vita terrena Gesù ha predicato il vangelo del Regno; non solo ha pronunciato delle parole vere, ma è Lui stesso la parola che egli annuncia; narrando le parabole o specificando le esigenze della vita del Regno di Dio, non dice qualcosa di diverso da sé. Tra la parola che dice e la persona che lui è non c’è distanza: egli esprime un messaggio preciso con la sua vita e la parola trasmette davvero la sua presenza. Anzi, con la sua vita e morte e risurrezione Gesù ha assunto e portato a compimento tutte le parole della rivelazione divina: la legge di Mosè, la predicazione dei profeti, la riflessione dei sapienti, la storia complessa di Israele, l’alleanza con Dio… tutto questo ha nella vita e nella morte di Gesù il suo compimento. Per questo tutte le volte che in Chiesa, nella liturgia viene annunciata una qualsiasi parola della Bibbia, in questa parola è presente e viene annunciato Gesù stesso. In modo simile quando si celebra il battesimo o l’eucaristia si pongono dei gesti in obbedienza al comando di Gesù; proprio per questo quei gesti hanno l’efficacia della sua volontà. Insomma, attraverso l’annuncio della parola e la celebrazione dei sacramenti il Gesù risorto continua a parlare a ad agire col massimo di forza e di valore. Notate però una cosa: quando Gesù dice di avere ricevuto dal Padre ogni potere, non dobbiamo immaginare questo potere come una forza capricciosa che può produrre a piacere qualsiasi effetto, buono o cattivo, gradevole o sgradevole. Il potere di Gesù, il potere che il Padre gli ha consegnato, è il potere di dare la vita: cioè di perdonare i peccati che rendono l’uomo schiavo e lo conducono alla morte; di donare all’uomo lo Spirito che fa desiderare il bene e dona la forza di attuarlo; di aprire all’uomo la strada della comunione con Dio e di condurre l’uomo su questa strada fino alla pienezza della vita. Insomma, Gesù ha il potere di fare giungere l’uomo là dove lui è, cioè nella comunione piena con Dio.

 

Se Dio ha creato il mondo dal nulla, non lo ha fatto perché il mondo ricada nel nulla o si perda nella morte lenta dell’entropia. Lo ha fatto perché il mondo vada verso di Lui e possa diventare partecipe della sua vita eterna. Questo desiderio e disegno di Dio è già di fatto compiuto in Gesù. In Gesù un frammento del mondo è diventato divino e, in quanto tale, non è più sottomesso al limite del tempo, dello spazio, della debolezza. Ma quanto è già avvenuto in Gesù è il fondamento e la speranza di quanto, nel disegno di Dio, deve avvenire per la moltitudine degli uomini. Pensate alla promessa che si legge nel vangelo di Giovanni: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo.” O ancora: “Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi.” E finalmente, nella sua preghiera sacerdotale, Gesù dice: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato, siano anch’essi con me, dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato.”

 

L’esistenza cristiana risponde a questo desiderio di Gesù che, a sua volta, porta a compimento il disegno di Dio, del Padre. Il raggiungimento di questa meta avviene attraverso una progressiva trasformazione della nostra vita, in modo che assuma sempre più chiaramente e decisamente i lineamenti della vita di Gesù. Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e donare la sua vita come liberazione per la moltitudine degli uomini; di conseguenza i discepoli di Gesù non debbono cercare posti di dominio, ma piuttosto fare dei posti che occupano l’occasione per diventare servi gli uni degli altri. Nella misura in cui il discepolo si fa autenticamente servo, assomiglia a Gesù Signore e si prepara a partecipare della sorte di Gesù. Ancora: la vita di Gesù può essere riassunta come un itinerario di amore: “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo – scrive san Giovanni – li amò sino alla fine.” Dunque, i discepoli di Gesù debbono assumere l’amore come motivazione di tutti i loro comportamenti. Nella misura in cui fanno questo dirigono la loro esistenza verso il Signore risorto e quindi si aprono alla speranza della risurrezione. Ancora: Gesù ha cercato in tutto solo la volontà di Dio del Padre; ha imparato l’obbedienza – dice la lettera agli Ebrei – dalle cose che patì. Il discepolo di Gesù deve fare lo stesso e, nella misura in cui lo fa, segue il destino di Gesù.

 

Il compimento di tutto questo processo di vita avverrà quando, come scrive san Paolo “Dio sarà tutto in tutti.” Questo non vuol dire che saranno cancellate le identità personali, ma che le diverse identità saranno tutte sintonizzate sul mistero di Dio che è mistero di verità e di amore e contribuiranno tutte a esprimere insieme l’infinita ricchezza del mistero di Dio. Ecco perché la risurrezione di Gesù riguarda anche noi: è l’irruzione nella storia di un dinamismo che si dirige verso Dio e verso l’amore di Dio. Celebriamo in questo santo giorno di Pasqua la vittoria definitiva sulla morte che è avvenuta nella vita di Gesù; rafforziamo il desiderio che questa vittoria avvenga anche nella vita di ciascuno di noi; camminiamo verso questo traguardo lasciandoci guidare, sostenere, correggere dall’azione del Signore risorto. È Gesù che con la sua parola ancora e sempre vivente, coi sacramenti azioni efficaci del suo amore, è Gesù che, come capocordata, ci avvince e ci porta di traguardo in traguardo fino all’incontro trasfigurante con Dio. Per questo, risorti con Cristo, dobbiamo cercare le cose di lassù, dove è Cristo, insediato alla destra di Dio… “Quando Cristo, nostra vita, sarà manifestato, allora anche noi appariremo con Lui nella gloria.” Allora si compirà davvero il disegno di Dio.

 

“Quando esaminiamo con sincerità la nostra vita, Signore,

 

la vediamo così ingombra di egoismo e di orgoglio!

 

Lottiamo con tutte le nostre forze

 

ma quando ci sembra di aver raggiunto un qualche traguardo

 

ci accorgiamo che spuntano altri difetti, altre insufficienze.

 

Guardiamo allora la tua esistenza umana,

 

così simile alla nostra nelle gioie e nelle fatiche

 

eppure così diversa nella limpidezza dell’amore e nella autenticità dei sentimenti.

 

Guardiamo alla tua morte e risurrezione,

 

compimento della tua obbedienza al Padre

 

e del tuo amore verso di noi.

 

Gioiamo, Signore, nel contemplare il tuo cammino,

 

nell’ascoltare le tue parole, nel comprendere i tuoi sentimenti.

 

Quando ti osserviamo in colloquio col Padre

 

vorremmo essere portati nello spazio del tuo cuore,

 

che Tu ci prendessi e ci insegnassi i sentimenti giusti, le parole vere, i desideri grandi.

 

Sii con noi, Signore,

 

e impareremo la libertà di vivere davanti al mistero di Dio;

 

cammina con noi e cammineremo, con Te, incontro al Padre

 

fino a che Lui, Dio, divenga infine tutto in tutti. Amen.”

 

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