Metro, chiusa la partita “riserve”: alle imprese il 5% delle somme richieste. Ora servono (in fretta) altri 100 milioni

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(da.bac.) – Alla fine ha prevalso il buonsenso. Di fronte alle richieste decisamente esagerate delle imprese, la partita “riserve” si è chiusa con un accordo “corretto e favorevole” per le casse di Brescia Mobilità e del Comune. Se infatti le cifre “pretestuose” (la definizione è del sindaco Adriano Paroli) messe nero su bianco dall’Ati che sta realizzando la metropolitana erano oramai arrivate a sfiorare i 600 milioni di euro (tanto quanto l’intera costruzione dell’opera), l’intesa firmata ieri sera prevede che ad Astaldi e Ansaldo vadano 99,7 milioni. In parte per coprire extracosti oggettivi – come le varianti e le migliorie chieste dall’amministrazione – in parte per scrivere la parola fine sulla vicenda riserve. E quest’ultimo aspetto è di certo il più positivo e per certi versi sorprendente, dal momento che l’accordo si è trovato riconoscendo all’Ati meno del 7% delle loro richieste. Un bel colpo.

 

 

 

Come si sa sui costi della metropolitana pesa(va) la “spada di Damocle” delle riserve. Costi ma soprattutto oneri aggiuntivi che in maniera arbitraria le imprese mettevano in conto a Brescia Mobilità. Cifre che negli anni sono lievitate in modo ipertrofico arrivando a raggiungere quota 600 milioni (comprensivi di varianti, aggiunte e migliorie). Nell’estate 2007 – di fronte alla minaccia di fermare la talpa – si abbozzò una prima intesa. Ma il problema veniva solo rimandato a fine lavori, quando si sarebbe dovuto tenere un arbitrato. Una vera iattura, per il sindaco Paroli, con la prospettiva di dover sborsare cifre pazzesche. Nel frattempo si è comunque lavorato per trovare una via d’uscita alternativa e nell’ultima settimana – weekend compreso – le riunioni si sono fatte febbrili. Alla fine, ieri, l’accordo è stato siglato.

 

 

 

L’intesa – illustrata da direttore di Brescia Mobilità Marco Medeghini – prevede che all’Ati siano riconosciuti 99,7 milioni, suddivisi in quattro voci:

 

    • 32 milioni per varianti chieste da Brescia Mobilità e dalla Loggia e in gran parte già eseguite

       

 

    • 20 milioni per il “caro materiali”, vale a dire l’aumento del costo dei materiali lamentato da tutti i costruttori e riconosciuto dal ministero delle infrastrutture con un apposito certificato

       

 

    • 17 milioni per aggiunte e migliorie anche in questo caso chieste dal committente

       

 

    • 30,4 milioni come parziale riconoscimento per le riserve

       

 

 

 

 

In sostanza 49 milioni sono per varianti o aggiunte, soldi che andavano di certo dati alle imprese (che però ne chiedevano più del doppio, tra i 120 e i 130 milioni). Stesso discorso per il caro materiali, anche se in questo caso sulla cifra non ci sono state discussioni. Il vero capolavoro – va detto – è stato riconoscere 30 milioni a fronte di una richiesta di oltre 450. Essenziale è poi il fatto che si tratti di un accordo tombale, ovvero di un accorso che chiude tutte le controversie emerse fino a oggi ma anche quelle che dovessero emergere da qui all’entrata in esercizio del metrò. “Si tratta di un accordo” ci tiene a precisare Valerio Prignachi, presidente di Brescia Mobilità “che consente di migliorare l’infrastruttura, dal momento che sono comprese migliorie e funzionalità aggiuntive all’opera, e che ci permette di chiudere la vicenda riserve in modo vantaggioso, riconoscendo all’ATI solo il 5%”. Questo accordo – altro punto essenziale – consente inoltre di riscrivere il cronogramma dei lavori e dei test sui treni, tenendo ferma la data della prima corsa, 31 dicembre 2012, che già iniziava a traballare. “C’era il concreto pericolo di dover rinviare la partenza di un anno” spiega Paroli.

 

 

 

Ora il tema è: dove si prendono i 99,7 milioni? La prima rata, da 62, andrà versata entro novembre. Il resto con l’opera in funzione. “Ieri abbiamo chiuso l’accordo, da oggi inizieremo a lavorare per trovare i soldi” spiega Paroli. Soldi che – in parte – ci sarebbero già. Gli 80 milioni deliberati più volte da Cipe e annunciati un paio d’anni fa, sono “sicuri”. Nel senso che il loro arrivo a Brescia non è in dubbio. Resta da capire quando e di certo non sarà in tempi brevi (si stanno ancora aspettando i 46 milioni deliberati dal Cipe nel 2007). Si è in attesa anche dei 7,5 milioni stanziati da Roma per coprire il caro materiali (finanziamento che risale al 2008). Intanto però serviranno soluzioni alternative. Ma potenzialmente per chiudere tutta questa vicenda alla Loggia mancano “solo” 12 milioni.

 

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1 COMMENT

  1. Mi sembra un ottimo accordo. Che taglia tante inutili polemiche e mette finalmente un punto a questa vicenda. Complimenti a Prignachi e a chi ha portato avanti la trattativa. La soluzione di Corsini-Fermi (ovvero l’aribitrato) avrebbe portato al collasso le casse del Comune. Bravi!

  2. Priganchi dovrebbe fare meglio i conti. Se è come si legge nell’articolo, la percentuale dei 30 milioni va calcolata non sui 600 milioni (che comunque a me risultano 560) ma togliendo i 120-130 per le varianti chieste dal Comune e i 20 per il caro materiali. In sostanza 30 milioni invece dei 450 chiesti dall’Ati, ovvero il 7%…

  3. @hasta…ma che stai diecndo…5 o 7% non c’è poi tutta questa differenza. Il punto è che le richieste erano arrivate a 600 milioni. Tutti sanno che in queste situazioni si chiude tra il 10 e il 20 %. Se si va all’arbitrato è ancora peggio. Questo accordo è davvero molto vantaggioso e consente di guardare al futuro della metropolitana con più fiducia. Mi sembra una cosa positiva per tutta la città. Alla fgaccia di chi continua a blaterare e a dire che questa amministrazione non fa nulla per la metropolitana…

  4. delle due l’una: o le richieste erano pretestuose, e allora andavano respinte in toto, oppure erano gonfiate ad arte (cioè ancora pretestuose) per ottenere una percentuale più alta possibile. Visto il risultato sembrerebbe che i 30 milioni di euro siano un cortese regalo. Terza ipotesi: le richieste erano fondate, ed allora mai e poi mai una società quotata in borsa potrebbe rinuciarvi,sapendo di poter ottenere una percentuale ben superiore al 5 o 7% e sapendo di dovere rispondere di un eventuale atteggiamento rinunciatario. Una cosa è certa, la commistione di trattative per le riserve e offerta per la quota di centro padane è, perlomeno, inopportuna e può dar adito a sospetti (magari infondati) che il tutto si sia deciso a tavolino. in ogni caso, non è colpa di Paroli se nessun altro ha fatto offerte. Insomma, il solito pasticcio poco chiaro.

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