Presidio sciolto. In attesa di risposte da Maroni

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    Tutti a casa. La protesta degli immigrati sui gradini del Duomo Nuovo in piazza Paolo VI è finita ieri. Finita, ma sarebbe meglio dire sospesa: due settimane di pausa per valutare se nel frattempo il ministro degli Interni leghista Roberto Maroni recepirà due documenti, il primo emanato dal Consiglio Comunale di lunedì in Loggia e il secondo presentato tramite interrogazione a risposta urgente in Commissione Affari Istituzionali da due deputati bresciani del Pd, Paolo Corsini e Pierangelo Ferrari. Entrambe i documenti chiedono che il ministro si esponga in questa questione che da caso locale potrebbe diventare nazionale: tante le prefetture alle prese con lo stesso problema, l’emissione del permesso di soggiorno sospesa in passato se l’immigrato era clandestino, procedura dichiarata non legittima alcune settimane fa dal Consiglio di Stato.

    Per ora il clima a Brescia si è stemperato. Decisivo l’atteggiamento conciliatorio del Vescovo Monari, elogiato da tutti i soggetti coinvolti, ma anche l’innegabile "apertura" della maggioranza in Loggia con il documento firmato lunedì. Cosa sarebbe successo se Rolfi & C. si fossero impuntati? E se avessero ordinato lo sgombero della piazza?

    Soddisfatti gli immigrati, le cui speranze ora sono riposte in un ministro leghista. Nei prossimi giorni, pacificamente, il gruppo di manifestanti metterà in atto una triplice iniziativa per richiamare l’attenzione sulla loro lotta. La delegazione martedì alle 17.30 presidierà il carcere di Canton Mombello dove è tutt’ora detenuto Harjinger Singh, arrestato durante le lotte, poi è stato chiesto un incontro in Procura per sapere come prosegue l’iter delle denunce inoltrate nei confronti dei datori di lavoro che impiegavano operai (clandestini) in nero e infine gli immigrati chiederanno un colloquio al pm che si occupa della morte di El Haji, morto in cella dopo essere stato fermato dai carabinieri.
    a.c.

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