Dall’inizio dell’anno ci sono stati 270 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne 508 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. A segnalarlo è l’Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro. L’Osservatorio ricorda che l’8 giugno 2010 (confronto sullo stesso periodo) le vittime sul lavoro erano 217, l’aumento è stato quindi del 19,7%. L’edilizia (causa maggiore di morte le cadute dall’alto) ha già avuto dall’inizio dell’anno 78 vittime sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno, il 29,1% sul totale. In agricoltura le vittime sono state 73, in molti casi agricoltori schiacciati dal trattore che loro stessi stavano guidando. Nell’industria le vittime sono state 27 e nell’autotrasporto 23.
La regione con il più alto numero di vittime è la Lombardia con 33 vittime, 10 delle quali a Milano e 8 a Brescia (due di queste morte nei giorni scorsi). La provincia di Brescia è stata l’anno scorso con 21 morti la prima in Italia per numero di vittime sui luoghi di lavoro assieme a quella di Bolzano.
«A Brescia e in Italia si continua a morire di lavoro – afferma in una nota la Camera del Lavoro di Brescia -. Sottovalutare il fenomeno è grave e pericoloso. E se è vero che ci voglia formazione e crescita della consapevolezza dei rischi da parte di chi lavora, è altrettanto indubbio che ci vogliono anche leggi e regole chiare. Chi, come il governo in questi anni, si è presentato con un attacco al Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e ha proseguito mettendo in discussione il lavoro degli organi ispettivi togliendo risorse e poteri, non ha sicuramente aiutato la diminuzione del grave fenomeno. Un atteggiamento che continua anche con l’adozione del cosiddetto decreto sviluppo (che dovrà essere convertito in legge a metà luglio) nel quale, all’articolo 7, tra i tanti provvedimenti di semplificazione amministrativa e fiscale, si afferma che “gli accessi (in azienda) da parte di qualsiasi autorità competente devono essere unificati ed eseguiti al massimo con cadenza semestrale e non devono durare più di quindici giorni”. Inutile dire che questi accessi valgono anche per i controlli ispettivi in materia di sicurezza. La cosa, purtroppo, non stupisce ed è in linea con chi, come il ministro Tremonti in tempi non lontani, ha detto (con chiarimento successivo) che la “sicurezza sul lavoro è un lusso che non possiamo più permetterci”».