Art@Area, una sera all’aperitivo tra artisti, critici e imprenditori

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    Gli appuntamenti sono fissati – tutti di mercoledì – per il 15 giugno, il 29 giugno e il 13 luglio. Un ambizioso progetto, quello di Art@Area, che nasce dall’incontro dell’associazione culturale Arteingenua (progetto di mecenatismo nato nel 2007) e Areadocks (concept store che si distingue per la ricercatezza e la capacità di rinnovarsi continuamente), dove troveranno casa tutte le iniziative. In una costante e ricercata contaminazione tra oggetti d’arredo e opere visive, sculture e installazioni, saranno direttamente gli artisti i protagonisti delle tre serate estive, parlando della propria ricerca e confrontando la propria visione e capacità di leggere il mondo con i punti di vista di imprenditori e professionisti appositamente chiamati a dialogare con loro. Per Arteingenua alle serate interverranno Anna Leopaldo e Ferdinando Magnino mentre Ilaria Bignotti sarà la curatrice del progetto e accompagnerà gli artisti nel corso della conversazione.

    Mercoledì 15 giugno

    Artisti: Maurizio Biondi

    The dark side of the art

    La serata di apertura del progetto Art@Area introduce il pubblico nella ricerca di un grande artista figurativo contemporaneo, Maurizio Biondi. Da sempre, lavora alla costante ricerca dell’altro volto delle cose: di quel lato oscuro e nascosto che si annida e dispiega dietro alle seducenti figure femminili che con grande raffinatezza e passione sa dipingere e svelare, coprendolo con l’immagine. La figura, i materiali utilizzati, la tecnica come l’immagine sono così “messi a dura prova” dall’artista che cerca, dietro all’apparenza, il lato oscuro dell’anima, il segreto dello sguardo, il silenzio della parola – il non detto, il non risolto, il non rappresentabile dunque, che nonostante tutto può essere dipinto. Forse è proprio in questa tensione che l’artista trova la sua cifra stilistica più confacente, e forse è proprio grazie a questa inquietudine che le sue opere sanno cogliere, in ognuno di noi, il nostro lato più intimo ed enigmatico che spesso releghiamo nel nostro angolo più riposto e imperscrutabile. È il lato oscuro dell’arte, che corrisponde al lato segreto della nostra identità: a furia di dipingerlo, Maurizio Biondi lo ri-vela a noi.

    Mercoledì 29 giugno

    Artisti: Claudia Scarsella e Marcello Gobbi

    I’m not art victim. Attorno al corpo: metamorfosi e percorsi, dallo sguardo al tatto

    La serata dedicata a Claudia Scarsella e a Marcello Gobbi si presenta alquanto affascinante in quanto entrambi gli artisti bene interpretano una direzione precisa dell’arte contemporanea: la sua relazione con la corporeità. I materiali di Claudia Scarsella e di Marcello Gobbi sono assolutamente distanti, tuttavia è proprio nel tema comune, e nella meticolosa attenzione alla precisione e alla raffinatezza tecniche, che i due artisti dialogano con particolare intensità. Claudia Scarsella, utilizza il collage digitale, frutto di una attenta selezione di immagini tratte ora dal mondo del cabaret e del circo ora della letteratura erotica, ora dai giochi d’infanzia ora dal panorama dei sex toys, dall’iconografia di fin de siecle e dai ricordi nascosti nei cassetti del desiderio e del pudore, ricomponendole in pattern ad alto impatto emozionale che spesso giocano con gli effetti di specularità e di simmetrie irrisolte. Ora sono opere, ora è carta da parati, o meglio sarebbe dire, utilizzando un titolo amato dall’artista, sono Erotic Wall’s che si srotolano lungo le pareti dello spazio espositivo, avvolgendo e coinvolgendo il nostro sguardo che, lentamente e con sorpresa, rintraccia nelle sue opere i fili di un racconto di corpi intrecciati. Marcello Gobbi usa un materiale povero, il silicone: goccia dopo goccia, con questo circonda e abbraccia le sue opere scultoree, corpi seducenti di donne e di uomini che ricordano le origini di una umanità che, ieri come oggi, deve scegliere tra sacro e profano, carne e spirito, elevazione o perdizione. Il silicone, diafano materiale, si estende e avvolge le epidermidi delle opere plastiche di Marcello Gobbi, alla ricerca di giochi di rifrazione e assorbimento della luce, invitando lo spettatore a un percorso intrigante tra il corpo e l’anima che le sue creature offrono al pubblico, in un dialogo tattile e visuale.

    Mercoledì 13 luglio

    Artisti: Barbara De Ponti e Alberto Gianfreda

    Exploring the Space. Scolpire la materia, piegare la luce per trovare lo spazio

    La serata di chiusura del progetto Art@Area si rivolge, diversamente dalle precedenti, a due artisti che lavorano in direzione dei linguaggi astratti, Barbara De Ponti e Alberto Gianfreda. La prima è una artista dalla ricerca coerente e raffinata che da sempre si relaziona con lo spazio urbano e architettonico: questi non sono tuttavia da intendersi come luoghi astrattamente considerati, ma vere e proprie “fucine” dalle quali Barbara De Ponti elabora ricerche attentamente condotte e destinate a confluire in progetti espositivi spesso site specific. La fase finale del suo lavoro, vede l’artista intenta a lavorare, piega su piega, carte ricoperte di pigmento nero, al fine di farvi emergere le trame delle architetture o dei reticoli urbani precedentemente selezionati. La luce retrostante alle opere, che l’artista appositamente dispone, filtra attraverso le fessure delle carte, creando enigmatiche trame luminose sulle quali l’occhio può ricostruire ora il percorso originario della ricerca dell’artista stessa, rintracciando la memoria di un luogo o di un edificio, ora perdersi nelle proprie intime visioni di luoghi dell’anima o del ricordo. Alberto Gianfreda è uno scultore nel vero senso della parola: sceglie una strada “dura”, rigorosa della ricerca artistica e continua a percorrerla, lavorando con grande rispetto della storia dell’arte e delle “esigenze” imposte dai materiali prescelti. Straordinaria è infatti la sua capacità di utilizzare sapientemente i mezzi della scultura a partire dalle materie che spesso sono scelte per il loro contrasto, per la loro distanza: il legno e i metalli, per esempio, intrecciati e sovrapposti, assemblati e disposti in modo da formare maglie spaziali attraverso le quali riconnotare l’ambiente, offrendo al contempo al pubblico la possibilità di creare personali percorsi e di ritornare a pensare al significato dello spazio in cui vivere, emozionarsi, relazionarsi con l’altro.

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