Ecomafie, raddoppiano i reati ambientali in Lombardia

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Raddoppia il numero dei reati e con 1619 infrazioni accertate la Lombardia diventa la peggiore regione del nord Italia per l’illegalità ambientale. Aumenta anche il dato delle persone denunciate che arriva a 1340 e quello dei sequestri che raggiunge quota 474. Inoltre la Lombardia è stata protagonista per il 31% delle grandi inchieste italiane sui traffici illeciti di rifiuti. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, presentato oggi a Milano in una conferenza a cui hanno partecipato Sergio Cannavò, vicepresidente regionale dell’Associazione, Marco Granelli, Assessore del Comune di Milano alla Sicurezza, Davide Corbella, Responsabile sez. Polizia Giudiziaria “Reati contro l’ambiente” della Procura di Busto Arsizio (VA), Lorenzo Frigerio, referente regionale di Libera, Alberto Nobili, Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Milano, Roberto Pirro, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Milano e Ilaria Ramoni, referente provinciale di Libera.


 

RIFIUTI

E per il 2011 la Lombardia si consacra come prima tra le regione del nord Italia anche nella classifica dei reati nel ciclo dei rifiuti. L’anno scorso era al quattordicesimo posto, e in soli dodici mesi ha bruciato otto posizioni passando da 153 infrazioni accertate a ben 371, 401 denunce, 7 arresti e 144 sequestri. Tra le province lombarde è quella di Milano a detenere il record di reati accertati nel ciclo dei rifiuti, ben 84 nel solo 2010, segue Bergamo con 57 e Sondrio con 40. Diciannove le infrazioni accertate nel bresciano, 31 le persone denunciate, 9 i sequestri effettuati

“Dopo le grandi inchieste degli ultimi anni arriva la conferma anche dai numeri ufficiali – afferma Sergio Cannavò, vicepresidente regionale di Legambiente – la Lombardia è la prima regione del nord per numero di reati contro l’ambiente e per grandi traffici di rifiuti. Nel ciclo illegale dei rifiuti e del cemento sempre più spesso emergono organizzazioni criminali di stampo mafioso, soprattutto la ‘ndrangheta che, anche grazie alla connivenza o all’indifferenza di pezzi della nostra classe dirigente, hanno potuto colonizzare la nostra regione, facendo affari d’oro e inquinando l’ambiente”.

Se si analizzano, invece, i dati relativi solo alle violazioni dell’articolo 260 del Testo Unico dell’Ambiente ovvero quello relativo al traffico illecito dei rifiuti in cui la Lombardia si è resa protagonista come regione di partenza o solo di transito di questo giro criminoso: dal 2002, anno di introduzione della legge, i casi accertati nella nostra regione sono stati 57, le ordinanze di custodia cautelare 130 e le persone denunciate 206.


 

CEMENTO

Il ciclo del cemento, in particolare quello del movimento terra, è il settore economico in cui la ‘ndrangheta detiene in Lombardia il primato assoluto. Abusivismo edilizio, appalti pubblici truccati, escavazioni illegali nei fiumi riempono il campionario lombardo portando a 370 le infrazioni accertate nel 2010, con 524 denunce e 32 sequestri. E per i reati legati al cemento sono le province di Bergamo e Sondrio quelle dove sono state accertate il maggior numero di infrazioni: rispettivamente ben 115 nel 2010. Segue la provincia di Brescia con 53 e quella di Varese con 29 casi. Tra le principali inchieste sul ciclo illegale del cemento emerge quella legata alla società “Perego Strade” (e della Perego General Contractor).

“E’ ora che l’imprenditoria sana della Lombardia, che è di gran lunga maggioritaria, reagisca con più forza e metta al bando quelle aziende, omertose o conniventi, che si macchiano dei più gravi reati contro l’ambiente – conclude Cannavò -. Così come le istituzioni devono fare la loro parte, per aumentare e rendere più efficaci i controlli, snellendo gli adempimenti burocratici e facilitando il lavoro di forze dell’ordine e magistratura. Per questo ribadiamo la necessità di introdurre i delitti contro l’ambiente nel nostro codice penale, di migliorare l’attività di monitoraggio e di raccolta delle denunce dei cittadini e soprattutto di non abolire lo strumento delle intercettazioni”.

 

 

 

IL "CASO" CAVE
"Nel 2010, malgrado la crisi economica, dalle 5.736 mila cave attive nel Bel Paese sono stati estratti quasi 90 milioni di metri cubi di inerti di cui circa la meta’ in Lombardia, Lazio e Piemonte. Una ferita rilevantissima al paesaggio che riguarda 2.240 Comuni, a cui vanno aggiunte piu’ di 13mila cave dismesse nelle regioni in cui esiste un monitoraggio, che arrivano facilmente a 15mila sommando quelle abbandonate di Calabria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia". I dati emergono dal Rapporto Cave 2011 di Legambiente. "Solo dalla vendita di sabbia e ghiaia (i materiali di minor pregio) i cavatori ricavano circa 1,1 miliardi l’anno che pero’ fruttano alle Regioni neanche 36 milioni di canoni di concessione. Dopo 85 anni – chiede Legambiente – serve finalmente una riforma del settore che ripristini regole, controlli e sanzioni e che adegui i vergognosi canoni, visto l’impatto che le cave hanno sui territori. Un ritorno alla legalita’ che vale in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno dove l’attivita’ di cava e’ assurdamente gratuita e dove il peso delle Ecomafie nell’intero ciclo del cemento e’ decisamente inquietante"

 

 

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