Industria metalmeccanica ancora in crisi: a Brescia sono oltre 6500 i lavori in mobilità

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    Soffre ancora l’industria metalmeccanica lombarda. Sono 1.929 le aziende in difficoltà e 39.563 i lavoratori in cassa integrazione e mobilità, 6500 quelle bresciani. Il 30° Rapporto semestrale dell’Osservatorio regionale della Fim Cisl, relativo ai primi sei mesi del 2011, evidenzia come nel settore, nonostante una attenuazione della crisi, si continui a registrare una situazione molto preoccupante di utilizzo diffuso della cassa integrazione straordinaria e della mobilità, con pesanti ripercussioni sull’occupazione per migliaia di lavoratori.

     

    La  flessione semestrale del numero dei lavoratori sospesi è frutto del calo degli interventi congiunturali (la cigo ordinaria registra un -25%), e di quelli strutturali (la cigs a -7% e le mobilità a –14%). In ogni caso tali sospensioni rimangono ad un livello molto elevato: in sei mesi sono ben 816 le aziende che hanno attivato nuova cassa straordinaria, per 15.368 lavoratori, di questi il 35% è interessato dalla cassa in deroga, il provvedimento straordinario che vale per  lavoratori normalmente privi di copertura degli ammortizzatori sociali. Inoltre, 189 aziende hanno licenziato 3.445 persone. Ancora insufficiente il ricorso ai contratti di solidarietà, anche se sono oltre 100 le intese stipulate dal 2010 per più di 12.000 lavoratori, segno di una nuova importante attenzione a questo strumento di tutela (37 aziende nel semestre per 4.938 lavoratori, che si aggiungono alle 27 con 2.790 lavoratori del 2° semestre 2010, e alle 47 aziende e 4.859 lavoratori del 1° semestre 2010). “Occorre generalizzare gli strumenti di solidarietà che debbono costituire la via privilegiata e alternativa ai licenziamenti – ha chiesto il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Nicola Alberta, durante la presentazione del Rapporto presentato questa mattina a Milano -. Ma occorre anche un rinnovato impegno per delineare politiche industriali e settoriali di sostegno, con un ruolo nuovo e più incisivo delle istituzioni locali e nazionali”.

     

     

    I territori più colpiti sono Milano (21% delle sospensioni totali), Brescia (16%), Brianza (14%) e Bergamo (11%), seguiti da Varese (8%) e Lecco (7%). Queste aree vedono la presenza di insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, anche con grandi imprese di livello nazionale e internazionale. L’analisi della situazione della crisi per classi di dipendenti mostra come il numero dei lavoratori colpiti sia molto elevato proporzionalmente nelle aziende medio piccole al di sotto dei 100 dipendenti (il 59% dei lavoratori sospesi con il peso occupazionale del 47%, mentre nelle aziende medio grandi si registra il 41% dei lavoratori colpiti dalla crisi contro il 53%).

     

    La cassa in deroga, in particolare, risulta concentrata soprattutto nelle realtà fino a 16 dipendenti (per il 57%, 3.028 i lavoratori interessati in queste realtà, su un totale di 5.308 lavoratori sospesi con la cigs in deroga). “Occorre che il sistema industriale reagisca con determinazione, individuando precise strategie di sviluppo di lungo periodo – ha detto ancora Alberta -, le sole che possono consentire al nostro sistema di fronteggiare le difficoltà. Le imprese vanno difese e rilanciate con politiche adeguate a tutto campo, incoraggiando la partecipazione dei lavoratori e il confronto con le parti sociali sulle prospettive del nostro sistema sociale e produttivo, che rappresenta un passaggio ineludibile di coesione sociale e una opportunità fondamentale per il nostro sistema”. L’Osservatorio sindacale sulle crisi e l’occupazione rileva sistematicamente la situazione nelle 5.700 aziende industriali della regione, che occupano circa 550.000 lavoratori. L’universo industriale oggetto di analisi si sta ampliando per effetto della nuova normativa sulla cassa in deroga cui stanno facendo ricorso diverse realtà di piccole dimensioni.

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