Sergio D’Antoni: “Mino mi ha sempre affascinato molto. Ma Occhetto sull’Ulivo sbaglia”

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    (a.tortelli) “Di Martinazzoli ho un ricordo stupendo, non soltanto per la specchiata moralità che gli era riconosciuta da tutti, ma anche per la capacità di coniugare un’indiscussa intellettualità con l’individuazione di percorsi politici concreti”. A dirlo – in un’intervista esclusiva a Bsnews.it – è stato l’ex segretario generale della Cisl, oggi deputato Pd, Sergio D’Antoni. Che ha anche replicato alle dichiarazioni rilasciate al nostro sito dall’ex segretario della Quercia Achille Occhetto. “Dire che se nella Dc avesse vinto la linea Martinazzoli oggi Berlusconi non sarebbe al governo”, ha spiegato D’Antoni, “mi pare un modo di fuggire alle proprie responsabilità. Mino portò la Democrazia Cristiana dove doveva portarla: un’operazione di posizionamento al centro che, va ricordato, ebbe anche un prezzo a destra con l’uscita di Casini e Mastella. Nel 1993 la sinistra vinse in importanti Comuni e si convinse di poter vincere facilmente da sola. Purtroppo”, ha aggiunto, “ci volle proprio la sconfitta della ‘gioiosa macchina da guerra’ di Achille Occhetto perché si creassero le condizioni per costruire l’Ulivo”.

    D’Antoni, quindi, ha sottolineato di rimpiangere Martinazzoli su diversi fronti. “Ho sempre vissuto il fascino per una figura che accoppiava a quel livello preparazione letteraria e capacità politica”, ha detto, “e tra noi c’è stata grande stima reciproca. Inoltre”, ha continuato, “grazie anche al tramite di Melino Pillitteri (allora segretario della Cisl bresciana, ndr) ho avuto modo spesso di partecipare a dibattiti pubblici con lui, a Brescia come in molte altre zone d’Italia”. Sul fronte politico, invece, l’ex leader nazionale della Cisl ha ribadito che “il suo merito più grande è stato quello di produrre l’onda che portò poi all’Ulivo, probabilmente il prodotto migliore di questi 16 anni di Seconda Repubblica”. Infine D’Antoni ha ricordato “la grande attenzione di Martinazzoli per il sociale e la grande capacità di valorizzarlo, pur senza mai invadere l’altro campo: due qualità che si tradussero anche in una forte spinta per gli accordi di concertazione del 92-93, quelli che salvarono il Paese e di cui ci sarebbe bisogno oggi. Ma per irresponsabilità e incapacità”, ha concluso, “evidentemente il Governo oggi non è in grado di fare lo stesso”.

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