Tagli, trasporto al collasso: “Corse dimezzate o tariffe raddoppiate. E 6100 km di code in più”

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Il rischio di un treno su due cancellato, l’inaccettabile soluzione di dover almeno raddoppiare il costo dei biglietti, e pesanti risvolti sul piano non solo dell’occupazione, ma anche sul traffico e sulla mobilità. Questo lo scenario che si prospetterebbe per i pendolari lombardi dal prossimo 1° gennaio nel caso in cui la manovra finanziaria confermasse il taglio di 266 milioni di euro per il trasporto pubblico locale in Lombardia.

 

A spiegarlo – in una nota – è l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Raffaele Cattaneo, prima della seduta della Commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del territorio che si terrà a Roma. "Abbiamo provato a calcolare quali sarebbero le conseguenze se i tagli al trasporto venissero confermati – spiega Cattaneo – e a simulare cosa accadrebbe se raccogliessimo davvero le esortazioni di chi ha sottolineato la necessità che il trasporto pubblico locale cammini con le proprie gambe". L’assessore ha illustrato nel concreto le pesanti conseguenze "che renderebbero impossibile la mobilità in Lombardia".

 

Come annunciato, per far fronte alla manovra dovrebbe essere mediamente eliminata una corsa su due. Concretamente significherebbe che su 2.200 corse in Lombardia oltre 1.000 dovrebbero essere cancellate. Ad esempio, il servizio suburbano (Linee S) dimezzerebbe le frequenze, passando da un treno ogni mezz’ora a un treno ogni ora, rendendo impossibile il trasporto pendolare nelle ore di punta. "Se la scelta fosse quella di concentrare il servizio in alcune fasce orarie o in alcuni giorni – prosegue Cattaneo – non riusciremmo comunque a coprire l’intera fascia pendolare".

 

Per dare un’idea dei valori in gioco azzerando il servizio nei week end, pari a 45 milioni di euro la domenica e 52 milioni di euro il sabato, non si recupererebbero neppure la metà dei tagli. Analogamente, eliminando il servizio nelle fasce estreme, cioè prima delle 6 del mattino e dopo le 21, si potrebbero recuperare solo 55 milioni di euro. Ciò senza contare gli impatti sull’occupazione e sui conti di Trenord che ovviamente subirebbero pesantissime conseguenze. E’ stato calcolato infatti che l’azienda avrebbe almeno 1500 esuberi.

 

Applicando l’altra leva disponibile, ovvero quella delle tariffe, per sostenere i tagli, il costo di abbonamenti e biglietti dovrebbe raddoppiare. Ecco alcuni esempi come puro esercizio teorico: sulla direttrice Milano-Varese il biglietto singolo che oggi costa 5.65 euro passerebbe a 11.30 e l’abbonamento di 87 euro passerebbe a 174 euro. Sulla Milano-Lecco il biglietto singolo che oggi costa 4.45 euro passerebbe a 8.90 e l’abbonamento di 74.50 euro passerebbe a 149 euro. Sulla Milano-Brescia il biglietto singolo che oggi costa 6.80 euro passerebbe a 13.60 e l’abbonamento di 93.50 euro passerebbe a 187 euro. Sulla Milano-Bergamo il biglietto singolo che oggi costa 5.15 euro passerebbe a 10.30 e l’abbonamento di 82 euro passerebbe a 164 euro. "Se dovessimo dare ascolto a chi afferma la necessità che il trasporto pubblico locale cammini con le proprie gambe – prosegue Cattaneo – le tariffe dovrebbero essere addirittura triplicate ed è del tutto evidente che con costi di tale entità buona parte dell’utenza si sposterebbe dal treno all’auto, con impatti pesantissimi sulle già congestionate strade lombarde".

 

TUTTI IN CODA – Oggi 650.000 pendolari utilizzano ogni giorno il servizio ferroviario lombardo. Ipotizzando che con il raddoppio delle tariffe o il dimezzamento delle corse un quarto dei viaggiatori si sposterebbe dal treno per muoversi in auto, secondo le stime di traffico si otterrebbe una coda di auto virtuale aggiuntiva da smaltire di circa 6.100 chilometri. Inoltre per i viaggiatori che continuassero a usare il treno si prevede una perdita di tempo pari a circa 81.000 ore al giorno, ovvero in termini economici a circa 1 milione di euro persi al giorno (12 euro l’ora e almeno 300 milioni l’anno).

 

Inoltre si verificherebbe un aumento del tasso di affollamento dei treni che passerebbe dal 150% attuale nelle ore di punta a una media di affollamento che supererebbe il 250% dei posti offerti. In linea teorica in uno scenario di dimezzamento delle corse nelle ore di punta un treno che oggi offre 650 posti a sedere dovrebbe accogliere 1600 persone.

 

"Con il risultato evidente – spiega Cattaneo – che molti pendolari resterebbero a piedi". "Queste conseguenze sono insostenibili – conclude l’assessore – e i numeri che abbiamo mostrato lo confermano pienamente. Il senso delle manifestazioni di questi giorni è di far comprendere l’impraticabilità di questo scenario e la necessità di una misura correttiva per evitare il collasso non solo del trasporto ferroviario, ma dell’intera mobilità lombarda. Non si tratta di un’iniziativa contro qualcuno, ma di far comprendere qualcosa di essenziale".

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