Morto l’editore Bonelli, a un giudice di Brescia confessò: “Non ho il coraggio di Tex”

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    Tex Willer, il personaggio del fumetto creato da suo padre, per Sergio Bonelli era una sorta di alter ego. Avrebbe voluto essere coraggioso come lui, invece nella sua vita la dote del coraggio gli mancava e lo aveva confessato in uno dei momenti più difficili, cioè quando nel 1995 venne processato per avere pagato 300 milioni ad un ufficiale della Guardia di finanza di Milano per evitare una verifica fiscale alla sua casa editrice.

    Il 3 marzo del 1995 quando venne interrogato dai giudici di Brescia spiegò nel dettaglio in che modo fece avere il denaro e quando il presidente gli chiese per quale motivo aveva deciso di pagare, allargò le braccia e abbassò la testa vergognandosi: “Fossi stato Tex Willer avrei avuto più coraggio. Invece non ero preparato e ho accettato di pagare”. Anche il severo giudice della sezione del tribunale rimase spiazzato e bonariamente commentò: “capisco”. Poi, conversando con i giornalisti in una pausa del processo aveva manifestato la sua preoccupazione per il futuro della casa editrice: ”La mia ditta non sarà più uguale dopo questa vicenda, insomma non ho fatto una bella figura”. Condannato in primo grado a un anno e 6 mesi di reclusione, era stato assolto in appello.  

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