Aeroporto, oggi il vertice (decisivo) a Verona. Brescia pronta a salire al 25%

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    (da.bac.) Incontro (forse) decisivo oggi, a Verona, per il futuro dell’aeroporto di Montichiari. Dopo la lettera d’intenti firmata lo scorso 31 maggio, nel tardo pomeriggio i soci veronesi, bresciani e trentini si troveranno per valutare il nuovo piano industriale, rivisto dalla Deloitte in base ad alcune richieste di ABeM. L’idea guida del Piano è dar vita a un unico aeroporto con due piste, in modo da ridurre al minimo le guerre di bottega. Se però fino a qualche mese fa per Montichiari era considerato per lo più uno scalo merci, il nuovo documento prevederà “anche” voli passeggeri. Già dalla prossima primavera, con l’avvio della stagione turistica, potrebbero tornare collegamenti con la Russia e i Paesi nordici. La vocazione "prevalente" del D’Annunzio resterà comunque il cargo. Già oggi l’aeroporto si colloca nelle prime posizioni – la sesta – tra gli scali italiani per movimentazione di merci. Resta l’hub di riferimento per il nord italia di Poste Italiane e un punto d’appoggio importante per Lufthansa Cargo. La novità che circola con sempre più insistenza è però che Montichiari possa diventare una base operativa di Cargoitalia, la società del bresciano Alcide Leali, già fondatore, nel 1989 di Air Dolomiti, che già in passato si era avvicinato al D’Annunzio.

    Se oggi i bresciani – Camera di Commercio, Provincia ed AbeM – daranno il loro via libera al Piano, allora scatterà la fase due con la creazione di una newco “Aeroporti del Garda spa” dove Brescia peserà il 25%, come Trento, mentre Verona avrà il 50%. Un’operazione per la quale la Leonessa dovrà tirare fuori circa 18 milioni di euro (2 li dovrebbe mettere la Loggia, 2 il Broletto, 9 AbeM e il resto il sistema bancario).  

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    1 COMMENT

    1. Grande notizia. Così Brescia conquisterà dopo dura battaglia anche il 25% dei milioni di euro di debiti che di anno in anno l’aeroporto accumula. forse, insistendo un pochino, riusciremmo a farci accollare anche una percentuale di debiti maggiore. Dai Molgora che ce la facciamo! Avercene di imprenditori simili nel privato!

    2. Da stamattina non atterra nemmeno un merlo. Anche gli uccellini snobbano l\’aeroporto più sprecone del mondo. Allacciatevi le cinture e preparatevi a scendere nell\’Italia del federalismo militante: benvenuti in Padania, terra di faide all\’ultima spesa tra leghisti e berlusconiani. La cattedrale delle cattedrali nel deserto è al centro della verdissima pianura lombardo-veneta. Proprio qui dove il Risorgimento italiano ha combattuto le sue battaglie per l\’Unità. E dove 150 anni dopo ogni provincia ha il suo campanile, i suoi parlamentari, il suo dialetto stampato sui cartelli stradali. E, perché no, pure il suo mega aeroporto. Quello di Brescia è straordinario: 3 mila metri di pista, la torre di controllo con due uomini radar di giorno e di notte al lavoro, si fa per dire, vigili del fuoco, poliziotti, finanzieri, doganieri in servizio sulle 24 ore, addetti ai bagagli, alle pulizie, ai metal-detector, alle rampe, al piazzale, al rifornimento, alle previsioni del tempo, alle informazioni al pubblico. E da un anno nemmeno un passeggero. Nemmeno un volo, una partenza, un abbraccio.

      Roba da umiliare i padrini della defunta Cassa del Mezzogiorno. Ma giù al Nord le cose si fanno perbene. In nome dell\’efficienza, del commercio, della tradizione. E del feudo: antico concetto che il linguaggio più raffinato preferisce chiamare lobby.

      La società Aeroporto Gabriele d\’Annunzio ne è un monumento. Gestisce l\’omonimo aeroporto di Brescia, nelle campagne di Montichiari, una ventina di chilometri dalla Leonessa d\’Italia. E in nove anni, da quando è stata costituita, ha perso la bellezza di 40 milioni 383 mila 462 euro. Il bilancio migliore? Il primo nel 2002, quando ha operato per soli sei mesi: meno 2 milioni 504 mila e 52 euro. Il record nel 2009: meno 5 milioni 813 mila 555 euro e una ricapitalizzazione per perdite da 15 milioni 500 mila euro. Leggermente meglio nel 2010, ma solo grazie alla cancellazione di tutti i voli passeggeri: meno 4 milioni 574 mila 126 euro. Mai un bilancio almeno vicino al pari. Eppure ad appena mezz\’ora di autostrada, negli stessi nove anni, l\’aeroporto di Bergamo ha portato il suo utile da un milione 786 mila euro a 12 milioni 270 mila euro. Perderli per perderli, se avessero regalato quei 40 milioni ai 63 dipendenti, i 25 operai e i 38 impiegati bresciani avrebbero messo insieme un gruzzolo di quasi 635 mila euro ciascuno. Invece si ritrovano in cassa integrazione. Ultima conseguenza di decisioni prese sempre altrove.

      Ai cinque amministratori della società va un po\’ meglio. Nonostante i risultati, negli ultimi sei anni il loro compenso medio pro capite è aumentato senza sosta: dagli 11.221 euro del 2004 ai 19.200 euro all\’anno del 2010. Un bel più 71 per cento, che il consiglio d\’amministrazione dell\’aeroporto integra con guadagni e gettoni in altri incarichi e attività. Così hanno deciso i soci della Gabriele d\’Annunzio: la Provincia di Brescia con un simbolico 0,01 per cento di azioni e la società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca con il 99,99, a sua volta controllata da Camera di commercio di Verona, Provincia di Verona, Provincia di Trento, Comune di Verona, Provincia di Bolzano, Camera di commercio di Brescia, ancora la Provincia di Brescia con il 4,19 per cento. E altri soci tra banche, enti e Comuni della zona.

      Uno spreco di soldi pubblici che comincia da lontano. L\’attuale crisi economica c\’entra ben poco. Per anni idee, risorse, progetti sono stati bruciati in una battaglia di campanile. Combattuta anche davanti al Tar, al Consiglio di Stato, al tabellone degli orari dei voli. Città contro città. I veronesi della Lega contro i bresciani del Pdl. Lo stesso aeroporto di Verona contro il suo figlioccio di Brescia. Due aeroporti a 45 minuti di autostrada. Tre contando Bergamo. Cinque considerando Milano Linate e Malpensa. Soltanto quest\’anno, il 31 maggio, è stata firmata la pace. Sfruttando la circostanza che la Lega governa in Comune a Verona con Flavio Tosi e in Provincia a Brescia. E il Pdl in Comune a Brescia con Adriano Paroli e in Provincia a Verona.

    3. ( SINTESI DEL SISTEMA AEROPORTUALE IN EUROPA )

      RELAZIONE DEL SISTEMA AEROPORTUALE 2010/2011

      Se si escludono i sistemi aeroportuali di Roma e Milano – che complessivamente assorbono 68 milioni di passeggeri – i rimanenti 66 milioni di persone, che transitano dal territorio nazionale, si spalmano sugli altri 36 aeroporti, di cui 14 hanno un traffico inferiore ai 500mila passeggeri.
      Per capire il posizionamento del traffico aereo italiano rispetto al resto del mondo, utile è la lettura della matrice dei collegamenti nazionali (la mappa dei voli sui cieli italiani), dalla quale emerge che il nostro Paese è ben lontano dal modello hub&spoke (il sistema a rotte che collega una serie di aeroporti periferici ad un aeroporto centrale, l’hub appunto), concentrato sui due poli principali di Roma e Milano. Al contrario, i servizi nazionali danno vita ad una vera e propria ragnatela di collegamenti, operati da compagnie straniere low cost che, grazie agli accordi con le società di gestione degli aeroporti e con gli enti locali, hanno inserito questi scali nel proprio network. Spunti interessanti emergono anche dalla lettura della matrice dei collegamenti europei, che mostra come nessuno dei 40 scali nazionali sia privo di collegamenti con altri scali europei. I collegamento con il continente africano interessano 13 scali e sono rivolti praticamente tutti all’Africa del Nord, ad eccezione di quelli da Roma Fiumicino che interessano alcune destinazioni dell’Africa sub sahariana. Sui voli intercontinentali, la parte da leone la gioca Roma Fiumicino. Da segnalare anche la presenza di collegamenti diretti con l’America del Nord, oltre che da Malpensa, anche da Napoli, Palermo, Pescara, Pisa e Venezia. Fiumicino e Malpensa sono invece gli unici scali con collegamenti con l’Estremo Oriente. Sull’Italia volano complessivamente, ad oggi, 210 compagnie aeree. Questo numero include tutte le compagnie di bandiera, le compagnie europee, le low cost e i vettori charter. Chi concorre alla costruzione del network che collega il nostro sistema aeroportuale ad resto del mondo sono le compagnie europee e le low cost, Lufthansa, Air France-KLM e Ryanair tra le prime. Paragonato a quanto avviene in altre importanti piazze europee, l’analisi del traffico aereo italiano mostra un alto tasso di perifericità rispetto ai collegamenti internazionali. Il mercato europeo (Ue a 27) del trasporto aereo di persone ammonta a circa 1.300 milioni di passeggeri, di cui circa il 70% transita dai sistemi aeroportuali di 5 paesi: Regno Unito (18%); Spagna (15%); Germania (14%); Francia (11%), Italia (10%). Nella Ue a 27 sono operativi complessivamente 386 aeroporti, di cui solo 30 superano i dieci milioni di passeggeri. Il primo aeroporto europeo è Londra Heathrow, con quasi 67 milioni di passeggeri. Se a questo si aggiunge il traffico di Gatwick (34 milioni) e quello di Stansted (25 milioni), il sistema aeroportuale londinese supera i 125 milioni. Roma Fiumicino è al sesto posto con 35 milioni di passeggeri, che diventano 40 sommando anche le persone in transito per Roma Ciampino. Se si considera poi l’indice di connettività (che considera il numero minimo di voli diretti necessari a connettere un aeroporto con tutti gli altri punti del network) emerge che, in Europa, Francoforte è l’aeroporto che presenta il massimo grado di connettività mondiale, pari a 2,46 (ovvero, Francoforte è raggiungibile da qualsiasi località del network con poco più di due spostamenti). In questa speciale classifica, Roma Fiumicino occupa il 16° posto e Malpensa il 25°. A livello mondiale, sono hub Londra, Francoforte, Parigi, Amsterdam, New York, Dallas, Hong Kong, Dubai. Non sono hub né Roma né Milano.

    4. praticamente fanno le new co e le SpA con il ns grano della comunità e poi si danno compensi a gettone per gestire il nulla…ma quando questa gente la mandiamo a casa

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