Omicidio del 18enne rom, fermato il padre di Francesca Manca. “Ho sparato, ma non volevo uccidere”

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Sarebbe stato il padre di Francesca Manca, la ragazza trovata senza vita in un’auto lo scorso 21 settembre a Montichiari, zona fascia d’oro, a sparare e uccidere Ionut Iamantida, il 18enne rom ferito mercoledì sera alla testa da un colpo di pistola. L’uomo, Luciano Manca, 50 anni, è stato fermato nella notte dai carabinieri di Desenzano. Secondo la loro ricostruzione Manca avrebbe sparato per vendicare la morte della figlia; la ragazza era infatti morta a causa di un’overdose e, per il padre, sarebbe stata il gruppo di rom di cui faceva parte anche il 18enne a fornire la droga alla ragazza. Il ragazzo romeno era già conosciuto dalle forze dell’ordine, ma non sarebbe lui lo spacciatore che ha venduto la dose fatale alla 28enne di Montichiari.

"Ha sparato verso una luce proveniente da una baracca all’interno del campo nomadi, senza mirare a qualcuno in particolare ma con l’intenzione di intimidire la gente del campo, perché non accadesse ancora quello che era successo alla figlia Francesca". Cosi’ all’uscita dal carcere di Brescia l’avvocato Maddalena Grassi, legale di Luciano Manca. L’uomo ha raccontato che la figlia Francesca si recava al campo nomadi di Calcinatello per acquistare dosi di stupefacente. "Il mio assistito non si è costituito – ha affermato l’avvocato Grassi – ha, anzi, appreso dalla stampa della morte del 18enne". Prevista per mercoledi’ la convalida del fermo.

Dopo ore di interrogatorio Manca ha confessato. "Ho sparato ma non per uccidere, volevo solo intimidire i rom" ha spiegato ai carabinieri di Desenzano l’uomo che, nei mesi scorsi, aveva individuato nel campo il luogo dove la figlia andava a rifornirsi di droga.  

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27 Commenti

  1. ma è pazzesco ! non il 18enne (e già questo non giustificherebbe certo un omicidio), ma "la comunità rom" avrebbe fornito la droga alla ragazza e allora scatta la vendetta. la mente sconvolta di un padre ha messo in atto quanto altri fanno troppo spesso a parole: sparare nel mucchio.

  2. è una storia davvero drammatica…goisto il titolo, davvero due tragedie. da un lato un padre disperato e dall’altra un ragazzo di 18 anni che non c’è più

  3. tutta la mia solidarieta’ al padre della ragazza , speriamo trovi ora uno dei 50.000 magistrati del tipo quelli che lasciano liberi in poche ore gli stranieri che delinquono , ma credo non sara’ cosi . In Italia i buoni vanno dentro e i cattivi fuori .

  4. i buoni ed i cattivi? è la visione paranoica di chi vede il mondo in bianco e nero e poi spara nel mucchio convinto di essere dalla parte dei buoni. la vittima si trasforma in carnefice, la disperazione atroce per la morte di una figlia genera disperazione in un’altra famiglia per la morte di un figlio 18enne innocente.

  5. i commenti razzisti che compaiono qui sotto ("uno in meno", dice un cretino) e che vengono puntualmente cancellati dalla redazione, sono sintomatici di un odio purtroppo diffuso che ha armato la mano di un padre sconvolto.

  6. "L’uomo ha raccontato che la figlia Francesca si recava al campo nomadi di Calcinatello per acquistare dosi di stupefacente". A Napoli avrebbero già dato alle fiamme il campo rom. Qua a Brescia invece ci facciamo mettere i piedi in testa e permettiamo queste cose. Ecco i risultati. C’è un motivo se gli zingari vengono cacciati dalla Romania….. Tutti a BRESCIA!!!!

  7. quando non ci si ferma nemmeno di fronte alla morte di due giovani e si insiste nell’odio e nel compiacimento per i fatti cruenti, auspicandone altri, vuol proprio dire che della vita non si è capito nulla. fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia.

  8. ma il razzista che continua a postare vomitevoli commenti, giustamente censurati dalla redazione, non ha proprio nulla da fare nel giorno dei morti? non ha un morto di famiglia da ricordare che gli ricordi che i morti vanno rispettati?

  9. ma se nel campo nomadi si spacciava droga (non pensavo che oltre a furti e scippi facessero anche i commercianti…) perchè il campo nomadi era ed è ancora lì?

  10. NESSUNO E\’ OBBLIGATO A COMPERARE LA DROGA ! Pietà e preghiera per le vittime e le loro famiglie, ma ognuno di noi è libero e responsabile nelle sue scelte di vita.

  11. non è dimostrato che nel campo si spacciasse. per ora è solo la tesi della difesa. e se anche fosse, che si arresti il o gli spacciatori. altrimenti in piazza arnaldo che facciamo? buttiamo l’atomica?

  12. Tutti sti comenti razzisti suli rom fano schiffo queli chie lo dicano se 1 e colpevole micha lo sono tutti gli italiani chie spacano per il mondo non vol dire chie tutta la italia e cosi
    E poi i rom da dove ano preso la droga per spaccarla i chi liela data in italia vivano

  13. quì sei tu ai margini della legalità, visto che ti cancellano un post ogni due. se non hai rispetto nemmeno per i morti, vuol dire che non sei capace di vivere.

  14. ecco bravo! fermati alla solidarietà e stop. ne hai scritte già troppo di bestialità oggi. la solidarietà è un sentimento che riconosce gli uomini tra di loro uguali e si può provare anche verso un assassino. a maggior ragione per le vittime ed i loro famigliari.

  15. L ETNIA ROM è UNA ETNIA DI CEPPO INDIANO CON VARIE NAZIONALITA

    MENTRE ROMANIA è NEOLATINA E CRISTIANA NON CONFONDETECI CON L ETNIA ROM INFORMATEVI!

  16. . La insana posizione garantista cui siamo abituati viene stranamente applicata solo a chi delinque. .
    Questa è gente che lo Stato imbelle non è capace di mettere in condizione di non nuocere, ingiungendoci oltretutto di considerarli "uguali". Non è tollerabile. Tutta la mia comprensione a questo povero padre.

  17. Omar
    queste persone se cosi si possono definire, vendono la morte tutti i giorni, e nessuno fa niente, un uomo spara non per ammazzare ma per intimidire chi tutti i santi giorni vende la morte per l’avidità del denaro e cmq la legge non fa nulla ed in piu gli da sussidi li mantiene e da loro pure la casa! saiamo noi italiani a dover essere tutelati, queste spregievoli situazioni sn le legg italiane che le fanno accadere tt i giorni!!!questa gente dovrebbe essere mandata al loro paese dove la legge li punisce nel vero senso della parola

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