Il Coordinamento dei comitati chiede misure forti

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    (a.c.) Per contrastare il mal d’aria nella terza città più inquinata d’Europa servono misure forti, e urgenti. Questo in sisntesi l’appello lanciato dal coordinamento dei comitati ambientalisti bresciani.

    Il messaggio lanciato da Imma Lascialfari, Marino Ruzzenenti e Maurizio Bresciani, rappresentanti dei comitati bresciani, e da Ezio Corradi, cremonese, è forte e chiaro: «Siamo stufi di una politica che blatera, non si può morire di aria, bisogna agire. Cosa fanno Comune, Regione, ministero dell´Ambiente?»

    Da sei anni dicono, cioè da quel 2006 indicato come data entro la quale raggiungere l’obiettivo di non superare i 35 giorni annui di superamento dei valori di PM10, Brescia vive una situazione di inquinamento che miete numerose vittime che non vengono conteggiate. Servono misure forti per contrastare il mal d’aria, non bastano misure-spot come il blocco domenicale o le targhe alterne. Secondo il coordinamento dei comitati è giunto il momento di agire anche nell’industria, nella produzione di energia senza combustione, nei trasporti e nel riscaldamento domestico, altro grande motivo di inquinamento, soprattutto a Brescia dove c’è il teleriscaldamento. La stoccata finale contro chi non fa nulla per correre ai ripari: «I comuni dell´area critica partono dal presupposto che i 35 giorni siano inevitabili, e la Loggia in modo irresponsabile ha pensato di aumentare il biglietto dei bus, ridurre del 50 per cento il prezzo della sosta e annunciare un nuovo parcheggio sotto il Castello. La Regione da un lato fa progetti per ridurre l´inquinamento, dall´altro promuove nuove autostrade, acciaierie, zincherie e stoccaggi di metano». 

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