Iniziativa popolare

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    di Toni Panigalli – Perché la società civile non dovrebbe impegnarsi nella proposta non demagogica e se mai fosse possibile trasversale al “buon senso” (quindi apartitica) di una serie di leggi di iniziativa popolare che, con interventi chiari e socialmente responsabili, possano dare un contributo fattivo a quelli che paiono problemi insormontabili del paese?

    I temi da affrontare sono veramente parecchi (anche troppi), ma basterebbe iniziare con alcuni di quelli, a cui dedicheremo un approfondimento nei prossimi mesi, che potrebbero fare alcune significative differenze. 

    SCUOLA: abolire la maggior parte dei libri di testo sostituendoli con “device” informatici (up-to date: portatili, wi-fi, tablet, ecc.) aggiornati allo stato dell’arte tecnologico tipico del nostro attuale contesto socio/culturale; alcuni esempi stanno venendo avanti (come ad esempio il Liceo Scientifico Lussana di Bergamo, www.liceolussana.com) ma lo scoglio degli interessi di sistema e di chi lo appoggia rimane grande.

    Salta comunque all’occhio di tutti e di tutte le tasche di chi investe nell’educazione dei figli, che la spesa media (e i tetti di spesa previsti dal Miur, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) pagherebbe abbondantemente l’investimento (anzi, nel tempo, oltre alle migliori performance, si otterrebbero anche significativi risparmi in ordine sociale, ecologico, economico, ecc.).

    MONETICA: si stima che il costo annuo della circolazione della moneta, solo in Italia, si aggiri intorno ai 10 miliardi di euro l’anno. Anche in questo caso con pochi piccoli accorgimenti e l’istituzione di un organo pubblico di gestione della moneta elettronica (oggi non è chiaro comprendere chi la governa), si otterrebbe un sicuro risparmio economico (l’inefficiente sistema bancario sarà d’accordo?) oltre ad un imbattibile strumento di verifica fiscale.

    IMPRESE: dematerializzazione e digitalizzazione sono parole molto abusate e poco usate; secondo le stime ogni anno siano circa 1,3 miliardi le fatture circolanti in Italia (tutte con un formato proprietario e follemente non standardizzato per legge), di cui oltre il 95% risulterebbe ancora cartaceo. L’utilizzo del documento elettronico (standardizzato) potrebbe portare vantaggi fino a 60 miliardi di euro a seconda del modello utilizzato. Anche in questo caso si otterrebbe un sicuro risparmio economico per la collettività ed un imbattibile strumento di verifica fiscale (in caso di deposito centralizzato della copia dei documenti contabili).

    FISCALITÀ: l’apertura di un semplice fascicolo elettronico per ogni singolo cittadino, nel quale, come peraltro avviene in altri paesi europei, imputare tutti i redditi percepiti, imputare tutti i costi sostenuti (imponendo de facto il rilascio da parte delle controparti del documento contabile/fiscale: dentista, meccanico, ristoratore, imbianchino, idraulico, bagnino, colf, badante, ecc.) ed arrivare ad una automatica denuncia dei redditi (in auto compilazione semplificata da Pc), sarebbe banale, ma, con una semplice operazione di buon senso civico e politico potrebbero essere recuperati gran parte degli stimati 120 miliardi di euro l’anno (poca cosa… tra il 10% e il 20% del Pil annuo italiano) che oggi, da più parti, vengono annualmente imputati all’evasione fiscale (quella complessiva ovviamente non quella diretta).

    Con poche cose di buon senso si potrebbero ottenere risultati da fantascienza e soprattutto si potrebbe iniziare il percorso per un mondo migliore (anche in Italia). Allora perché chi è impegnato nelle attività socio/politiche non fa cartello per promuovere, e seguire fino alla promulgazione, le opportune leggi di iniziativa popolare?

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