La Germania ha tre mesi per salvare l’Europa. O il Pil italiano si dimezzerà. La responsabile degli investimenti di Unicredit “gela” Brescia

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di Andrea Tortelli – La Germania ha tre mesi di tempo per decidere se salvare l’Europa. E se stessa. Altrimenti il Pil italiano potrebbe addirittura dimezzarsi. A tracciare il preoccupante scenario, con la forza dei numeri, è stata ieri sera la responsabile delle strategie globali di investimento di Unicredit, Manuela D’Onofrio, ospite del Rotary club di via Moretto. Un appuntamento, voluto soprattutto da Flavio Pasotti e dal presidente Luciano Gaburri, in cui la questione della crisi dell’Europa è stata affrontata con una chiave di lettura diversa da quella della politica. Cioé attraverso il punto di vista di chi è “costretto” ogni giorno a confrontarsi con i mercati e, trovandosi a movimentare qualcosa come 160 miliardi di euro, con l’impietosa realtà delle cifre. La D’Onofrio non ha deluso le aspettative. E, sgomberato subito il campo dalla logica aleatoria della politica, è entrata con i piedi nel piatto della questione. “Ad oggi”, ha spiegato, “vediamo due soli scenari possibili. Il primo è la disgregazione dell’Europa, con la fine dell’euro. Il secondo è quello dell’integrazione dell’Eurozona anche dal punto di vista fiscale attraverso la nascita di una sorta di ministero delle Finanze europeo (che controlli, con reale potere sanzionatorio, i conti pubblici degli Stati) e la conseguente emissione di Eurobond”. Di fronte al bivio, però, la manager di Unicredit ha sottolineato che, allo stato delle cose, la seconda soluzione appare la più realistica. “Una posizione”, ha precisato, “che non nasce da un banale ottimismo, ma dalla valutazione del rapporto costi/benefici per tutti i soggetti coinvolti”. I calcoli seguenti hanno ammutolito i rotariani presenti. La fine dell’euro, infatti, potrebbe significare “un calo tra il 40 e il 50 per cento del Pil per i Paesi periferici (nel 1929 fu del 35 per cento, ndr) e del 20-25 per la stessa Germania”. Insomma: anche i tedeschi – che, da quando esiste l’euro, sono tornati ai livelli di produzione industriale precrisi, unici nel G8 – hanno un forte interesse a salvare la baracca. Tanto più alla luce del fatto che l’eventuale uscita dall’euro di qualche Stato dovrebbe confrontarsi anche con i tempi tecnici, lunghi, necessari per stampare nuova moneta e riorganizzare il sistema. D’altro canto, l’opzione del salvataggio dell’Euro avrebbe costi piuttosto contenuti. “Per due o tre anni”, ha spiegato la D’Onofrio, “avremmo una contrazione del 2-3 per cento del Pil, ma Berlino si troverebbe comunque in una situazione vantaggiosa, perché il costo del denaro rimarrebbe contenuto e l’euro sarebbe meno caro di oggi”. Il problema, però, è che “il tempo è sostanzialmente scaduto” perché la crisi “sta già contagiando Paesi come Francia e Belgio”. Il cambiamento dell’articolo 103 del Trattato di Lisbona (quello per cui ogni Stato membro è responsabile del proprio debito pubblico) e l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, chiesti dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno infatti tempistiche “non compatibili con quelle dei mercati”. E se “gli investitori americani sono già fuggiti dell’Europa”, quelli della Cina e dei cosiddetti Paesi Brics – ha sottolineato ieri la D’Onofrio – non sembrano intenzionati a sostenere le finanze europee, ma soltanto a comperare (a saldo) le aziende migliori. Di più. La stessa Unicredit, di fronte alla tempesta, ha deciso di diversificare il più possibile il suo portafoglio, riducendo i titoli di Stato e investendo maggiormente su Usa e Paesi emergenti. Insomma: “la Germania deve negoziare un compromesso entro tre mesi, e già oggi la Bce avrebbe gli strumenti per stabilire una sorta di rendimento massimo per i titoli di Stato, o la situazione rischia davvero di sfuggirci di mano”. Provocando “la più grande crisi mondiale dell’ultimo decennio”.

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1 COMMENT

  1. fino a pochi giorni fa volevano farci credere che eravamo meglio degli altri, con i ristoranti affollati, gli aerei pieni, etc…. ci hanno portato alla rovina, berlusconi pdl e lega.

  2. Non per niente berlusconi è diventato importante con le televisioni, perchè o non ci hanno detto o ci hanno raccontato un sacco di cavolate.

  3. ma le banche … cara sig.ra d’onofrio …. non potrebbe fallire qualche banca al posto degli stati … chèi che i pàga iè sempér chèi ..

  4. Ma se Europa dev’essere, come mai si parla solo di organismi di controllo dei conti statali e non, per esempio, di tassazione europea e controllo europeo dell’evasione fiscale e contributiva? Ve li immaginate i nostri imprenditori (grandi, piccoli, medi, artigiani, commercianti) alle prese con un fisco alla tedesca? Lo vorrei vedere l’imprenditore italiano davanti ad un ispettore del lavoro svedese…
    Mi sa che non servirebbero più tagli drastici alle pensioni ed ai servizi.

  5. "Il presidente Monti ci ha illustrato le misure che l’Italia intende adottare ed è «molto impressionante» vedere le misure anche «strutturali» che il governo è intenzionato ad adottare." Questo è il commento della Merkel all’uscita dell’incontro trilaterale con Sarkozy e Monti. Considerando che Monti queste misure non le ha ancora annunciate in Italia c’è di che preoccuparsi…

  6. concordo in pieno con utente delle 21,13…davanti ad un ispettore del lavoro svedese (sicuramente piu’ capace dei picciotti di equitalia) non servirebbero piu’ tagli alle pensioni e ai servizi…anche perche’ l’ispettore svedese poi, magari, (oltre ad avere finalmente raddrizzato la schiena gli evasori) vorrebbe dare un’occhiatina anche alle migliaia e migliaia e migliaia e migliaia di sedicenti funzionari statali pigri, inutili, incapaci, menefreghisti, assenteisti ed inefficiiiienti, o alle centinaia di migliaia di false pensioni di invalidita che continuano ad essere erogate…

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