Fondi regionali, a Brescia tanta richiesta, ma poche domande

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Auditorium Santa Giulia quasi esaurito – questa sera, dalle 18.30 – per l’incontro su “Politiche per l’impresa e il lavoro: l’esperienza Lombarda”, promosso da Acf Spa e Ibs Consulting. Ad aprire i lavori, dopo il saluto dell’assessore provinciale Giorgio Bontempi, è stato Alberto Bertolotti, amministratore delegato di Acf Spa, società del settore che nel 2010 ha fatturato 9 milioni e mezzo di euro di sole consulenze. Nel suo intervento Bertolotti ha illustrato alle centinaia di professionisti e imprenditori presenti i risultati di un monitoraggio che analizza gli strumenti di finanziamento regionali alla luce dei risultati ottenuti nel 2011 e della congruità tra le diverse ratio normative e i reali bisogni delle imprese stesse. “Mediamente”, ha spiegato l’ad di Acf dati alla mano, “le aziende bresciane sono più indebitate rispetto a quelle di altre province, anche in rapporto ai ricavi. La Leonessa è tra le realtà più virtuose nella richiesta di finanza agevolata, ma anche quella che presenta domande con il più basso merito di credito e quella con la rischiosità più altra delle imprese”. Bertolotti, quindi, ha illustrato alcuni degli strumenti a disposizione delle aziende e sottolineato che le domande di accesso ai fondi sono decisamente inferiori alle opportunità offerte dalla Regione. Con un esempio emblematico. In tutto il 2011, nel Bresciano è stata presentata una sola domanda per quanto riguarda contributi a fondo perduto per l’internazionalizzazione.

 

A seguire, con il coordinamento della presidente di Sintesi Spa Giovanna Prandini, gli interventi di Cristina Colombo (direttore generale vicario “Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione” della Regione Lombardia, che ha tracciato il dettaglio dell’offerta del Pirellone), Massimo Perini (Presidente Confidi Province Lombarde), Giorgio Bombardieri (Finlombarda) e Renato Zaltieri (Ial Lombardia).

 

 

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1 COMMENT

  1. Aziende bresciane, sveglie e dinamiche ma troppo indebitate… E i soldi guadagnati dagli imprenditori negli anni d’oro nessuno li reinveste in azienda?

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