Mattinzoli rilancia l’unione delle piccole imprese: “Parlino con una voce sola”

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(da.bac.) L’unione fa la forza. Anche in economia. Un concetto quasi banale ma che personalismi e invidie hanno finora quantomeno rallentato. Da anni si discute di una rappresentanza unitaria per le piccole e medie imprese bresciane. Qualcosa, dopo il patto di Capranica e la nascita di Rete Imprese Italia (Associazione Artigiani, Cna, Confartiginato, Ascom e Confeserceti), si è mosso. Ma al rallentatore. Ancora ieri, al vertice in prefettura, ciascuna sigla era presente con un proprio rappresentante. Ma così “fare sintesi è impossibile”. Servirebbe invece una voce sola, in modo da fare massa critica e presentarsi ai tavoli (politici, economici, istituzionali) avendo alle spalle la forza di 50mila associati. Una bella sfida, che il presidente dell’Associazione Artigiani di Brescia Enrico Mattinzoli vuole raccogliere e se possibile rilanciare, andando oltre l’accordo a cinque. “Ho detto al Prefetto che dalla prossima riunione ci sarà un unico rappresentante per artigiani e commercianti”. Ma soprattutto, aggiunge Mattinzoli, “credo che da Brescia possa partire una proposta nuova”: un coordinamento per tutte le piccole imprese, non solo dell’artigianato o del commercio, ma anche del mondo dell’industria o delle costruzioni. “Ne ho già parlato con il presidente di Aib Giancarlo Dallera e con il numero uno del Collegio Costruttori Giuliano Campana”. Proprio il numero uno degli industriali bresciani potrebbe guidare l’operazione. Insomma, le condizioni perché tutte le pmi possano parlare con una voce sola ci sono tutte. Ora servono i fatti.

Ma l’analisi di Mattinzoli spazia a 360 gradi. Dal mercato del lavoro (“mettere sul tavolo proprio adesso questioni che creano divisioni come l’articolo 18 no ci trova d’accordo, concordiamo piuttosto con la proposta Boeri”) alla lotta all’evasione (“noi non difendiamo certo coloro che con i loro comportamenti fanno pagare di più i loro colleghi”). La ricetta per uscire dalla crisi chiamo invece in causa la capacità delle imprese di investire in ricerca, innovazione e internazionalizzazione. Sono sempre quelli i fattori che fanno la differenza. Tanto che oggi, in Germania come a Brescia, le aziende che “tirano” sono quelle che negli scorsi anni hanno imboccato questa strada. Certo, oltre all’export bisognerebbe risollevare le sorti del mercato interno. Basterebbe un dato: negli ultimi 10 anni il costi del lavoro in Germania ha inciso per il 3,9%, in Italia per il 32.4%. Bisogna incidere lì, in modo che i lavoratori si ritrovino in tasca più soldi per rilanciare i consumi.

L’ultimo capitolo è infine una proposta per rilanciare il mercato immobiliare, recuperando il centro storico di Brescia e offrendo case e condizioni d’acquisto vantaggiose alle giovani coppie. L’idea è coinvolgere i Confidi nel finanziamento ai privati per l’acquisto di immobili. Un esempio: per un piccolo immobile di 150mila euro l’acquirente dovrebbe metterne subito 40mila mentre il mutuo da 110mila verrebbe suddiviso tra Istituto di credito e confidi. Il collegio costruttori potrebbe invece coordinare l’iniziativa e offrire una sorta di controgaranzia. Il tutto potrebbe avere un plafondi di 45 milioni di euro, coinvolgendo 300 appartamenti. 

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