Brescia la bella addormentata

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-di Bruno Forza-l centro storico di Brescia ha cambiato volto in questi anni, diventando il simbolo di una città che attraversa un’evoluzione demografica, sociale ed economica. I forti venti nazionali e internazionali del cambiamento hanno soffiato anche alle pendici del colle Cidneo e mentre il mondo corre a una velocità forsennata la città delle dieci giornate rallenta, adagiandosi su un provincialismo acceso solamente dai colori dell’immigrazione e dalla vitalità degli studenti che affollano gli atenei cittadini. Il quadro bresciano non è una natura morta, ma il compromesso tra il pittore dei tempi e la realtà potrebbe far scaturire – al massimo – la tipica tela autunnale. Grigi tenui e una scala di marroni arricchiti da una punta di giallo per dare un tocco di romanticismo, quello insito nell’animo dei bresciani, innamorati della loro città e del suo centro storico ma quasi rassegnati a vederla appassire e, nel peggiore dei casi, pronti ad abbandonarla nel nome di modernità e comodità. I commercianti scuotono il capo. C’è chi si affida al tradizionale vorrei ma non posso, chi punta il dito contro l’amministrazione comunale e chi lancia nuove idee sentendosi “fuori dal branco”. Il problema del centro storico non è uno solo, altrimenti sarebbe di facile risoluzione. C’è una catena di nodi da sciogliere che ha generato immobilismo e un progressivo esodo dal cuore della città. La crisi economica, infatti, non può essere l’unica ragione di spopolamento di marciapiedi e portici. C’è dell’altro. La spia rossa dell’accessibilità del centro, ad esempio, continua a lampeggiare sebbene la pedonalizzazione sia stata un’operazione sacrosanta per migliorare la vivibilità del centro. Il problema vero è costituito dai parcheggi. Quelli vicini alle destinazioni più ambite sono pochi e costosi, gli altri sono piuttosto distanti e si scontrano da un lato con la pigrizia tipica dei nostri tempi, dall’altro con le oggettive difficoltà di chi ha poco tempo, passeggini da spingere o borse da trasportare. Tutto ciò, ovviamente, gioca a vantaggio dei centri commerciali, dove tutto è a misura di cliente: posteggio, orari, distanze. L’utilizzo dei mezzi pubblici (altra tendenza estranea al nostro dna) è la via d’uscita, ma a quanto pare gli affezionati degli autobus sono solamente studenti, anziani e immigrati. Qualcuno aspetta in grazia l’arrivo della metropolitana, che in effetti potrebbe risolvere qualche problema, mentre la Loggia ha risposto al problema parcheggi con la card che offre il 50% di sconto ai residenti nei confini comunali e l’avvento di Neos Park, una sorta di parcometro di bordo che cancella l’assillo delle monete e la mannaia del biglietto in scadenza. Sono passi in avanti che andranno giudicati nel tempo, intanto non bisogna smettere di guardare avanti migliorando l’offerta del trasporto pubblico e agevolandola, soprattutto nei fine settimana. I commercianti, inoltre, devono fare sinergia tra di loro e con il Comune studiando le strategie migliori per venire incontro ai clienti. Il centro, tuttavia, deve diversificarsi, come ogni azienda che si trova in stand by. L’impressione, infatti, è che Brescia offra troppo poco ai bresciani e ai turisti, di giorno e soprattutto di sera (eccezion fatta per piazzale Arnaldo, che peraltro andrebbe sostenuto e non penalizzato). Negli ultimi anni Piazza Duomo è diventata un gioiellino, ma in naftalina. Le notti bianche funzionano a corrente alternata. Il Natale in centro è pittoresco e suggestivo, ma non è sufficiente. La promozione di Santa Giulia a patrimonio dell’Unesco è un vanto, ma non deve rimanere una medaglia da appendere in bacheca. È tempo di conferire nuovo lustro a una Brescia da ricostruire nelle proposte e nei servizi guardando alle grandi città d’Europa ma mantenendo intatte le sue caratteristiche. Largo alla tradizione e all’arte, porte spalancate ai giovani e alla loro fantasia, estensione degli orari della vita cittadina. Non vogliamo cadere nel tranello dell’erba del vicino, ma se torniamo entusiasti da una serata a Verona o da un giro a Pistoia, senza scomodare il fine settimana a Parigi o la vacanza a Valencia, significa che c’è da rimboccarsi le maniche, oppure chinarsi sulla nostra bella addormentata, che aspetta solamente il bacio che merita.

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