Parliamo di genitori moderni e delle loro fissazioni…

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di Lucia Marchesi – Parliamo di genitori. Di genitori moderni. Quelli giovani, quelli che adesso hanno i bambini piccoli. Parliamo di come sono cambiate le cose. In meglio o in peggio? A voi l’ardua sentenza. Qual è una delle prime cose che si notano guardando una giovane famigliola a passeggio il sabato mattina? A parte l’evidente difficoltà di alcuni genitori a gestire le inevitabili scaramucce tra fratelli, che i nostri genitori risolvevano facilmente distribuendo un paio di “papine” all’uno e all’altro, non si può fare a meno di notare che le vittime di questa moderna società dell’apparire sono proprio loro, i bambini.

Portati a passeggiare tutti eleganti, come se fossero appena usciti da una rivista di moda, sfoggiano griffe all’ultimo grido, abitini e scarpe talmente costosi che, considerando che saranno della giusta misura forse per un paio di settimane, ci si chiede se valgano davvero la pena che richiedono poi a chi li indossa. Eh sì. Perché loro non lo sanno, ma i genitori lo sanno benissimo. E così a una bimbetta di forse tre anni, che indica lo scivolo con il ditino dicendo «Voglio andare là» si risponde «No, no, non vai là sopra. Hai la felpa bella e ti sporchi tutta». Credo che sia una delle frasi più deprimenti che abbia mai sentito dire a una bambina così piccola. Questa di non sporcarsi è una vera mania. I genitori di oggi sono ossessionati dall’igiene. Mentre quelli della mia generazione giocavano nei prati e si arrampicavano sugli alberi, i bambini di oggi, se solo salgono sull’altalena, vengono poi passati da capo a piedi con i gel igienizzanti.

Sono talmente fissati che, qualche estate fa, mentre a una fontana di corso Zanardelli riempivo la scodella per far bere il mio cane, una geniale mamma dietro di me ha detto al figlio «No, non qui, ti faccio bere all’altra fontana. Qui bevono i cani, che schifo». Scusate, vorrei veramente far notare la genialità di questa donna. Ripeto, stavo riempiendo una scodella. Né io né il cane abbiamo toccato la fontana. Ammetto di aver avuto il forte impulso di rovesciare il contenuto della ciotola su quella zucca vuota, ma c’erano 35 gradi all’ombra e probabilmente le avrei fatto un favore.

La preoccupazione della pulizia supera quasi quella per l’incolumità della creatura. Così a un bimbo che ha tentato un salto da un muretto un po’ troppo alto, andandosi a sfracellare sulla terra battuta sottostante, non si dice più «Attento che ti fai male», ma «Attento che ti sporchi». Assicurarsi che le ginocchia dei jeans non si siano impolverate diventa più importante della verifica che il piccolo non si sia disintegrato… Tempi che cambiano.

Altra novità per i moderni bambini. Noi non l’avevamo, che sfortuna. Il baby parking. Praticamente, vai al supermercato, parcheggi l’auto, parcheggi il bambino, e poi fai la spesa. A parte che l’idea di “parcheggiare” un bambino non mi suona come una cosa tanto positiva, non posso fare a meno di chiedermi come facevano i genitori delle precedenti generazioni. Come facevano? Perché io e i miei coetanei siamo sempre andati a fare spese con mamma e papà, e non abbiamo mai sentito un genitore manifestare il bisogno di “parcheggiaci”. Anche se, diciamocelo, da un lato, sono una grande invenzione, perché dato che anche tenere i bambini per mano è evidentemente una pratica sconsigliata dalla moderna pedagogia, se il bambino è al “parcheggio” si evita di sentire l’altoparlante che annuncia che «sta aspettando mamma e papà all’ingresso principale».

Meno male, però, che nonostante i tempi che cambiano, esistono ancora i genitori vecchio stampo. Quelli che affrontano coraggiosamente la fase dei “Perché?”, rispondendo a interminabili e improponibili quesiti. O quelli che insegnano ai figli a fare “bim bum bam”, non lasciandosi scoraggiare dal fatto che ad ogni tentativo i due pugnetti rimangano ostinatamente chiusi. O quelli che spingono l’altalena per ore, senza sosta, perché si lasciano intenerire dalla richiesta di «Ancora 5 minuti». Meno male. Anche in futuro ci sarà qualcuno che racconterà di essere stato bambino…

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1 COMMENT

  1. I miei genitori non risolvevano a papine i litigi con mio fratello per nostra fortuna. Preferivano il dialogo e quando non riuscivano magari passavano alla punizione privandomi di qualcosa per un tot di tempo.
    Se ha figli le auguro di non papinarne nessuno. E’ solo il segnale del suo fallimento oltre che di poca intelligenza.
    I figli li preferisco portare a passeggio presentabili, a secondo delle circostanze. Se vado al parco giochi va da se che non metto capi all’ultimo grido come li chiama lei ma con abbigliamento comodo e distruggibile. Le scarpette ho sempre preferito comprarle magari con un numero più grande e magari di marca. Non per snob ma perchè in effetti sono le scarpe con materiali più buoni e che resistono di più. Una buona scarpa aiuta anche a camminare e correre meglio. Preferibili alle vesciche provocate da scarpe cartonate come le chiamo io che costano poco, è vero, ma quanto durano?.
    Bere nelle fontanelle dove bevono i cani non lo trovo una cosa impossibile. Semplicemente cerco di evitarlo. Portarsi una bottiglietta da casa potrebbe essere una trovata geniale no? Questione di praticità.
    P assiamo ai baby parking, dove in effetti, giocare con altri bambini è molto più noioso che non stare mano nella mano o infilati nei carrelli come sacchi di patate per tutto il tempo della spesa. Ho sempre notato bambini che frignavano quando dovevano uscire da quei baby parking e non quando dovevano entrare. Evidentemente ho notato solo casi isolati. Buona giornata.

  2. Io sono una mamma, forse poco più grande di lei, quindi ho ricevuto dai miei genotiri più o meno il trattamento da lei descritto (tranne al supermercato, dove o me ne andavo in giro da sola mentre mia mamma faceva la spesa, o venivo "parcheggiata&q uot; da nonni perchè, bisogna ricordarlo, allora i nonni facevano i NONNI, oggi NON PIU’…). Io rientro nella categoria che vuole i bimbi puliti (non necessariamente eleganti), non per una questione di igiene ma di dignità (loro, prima che mia). Ovviamente quando vanno al parco possono giocare e sporcarsi, stando attenti a non farsi male. Anch’io sono stata lasciata sola a correre nei prati e mi arrampicavo sugli alberi (senza sorveglianza), certo sono sopravissuta, ma oggi mi chiedo: non sarà stato anche un po’ segno di "indifferenza&q uot; da parte dei miei genitori? Quella stessa "indifferenza&q uot; che oggi lei ritrova nel lasciare i bambini nei baby parking (mai lascerei le mie figlie a degli sconosciuti: le ho volute e me le gestisco). Vorrei anche precisare che per un genitore un figlio non è un trofeo da portarsi in giro e mostrare agli altri nella sua "perfezione&quo t; per poi abbandonarlo da qualche parte quando è di sisturbo, per lo meno per me non è così. Non so dirle se le cose siano cambiate in meglio o in peggio, di certo il "buono" non sta tutto e solo nelle generazioni passate…

  3. Basta con questa cosa del si stava meglio quando si stava peggio… Se i bambini vivono in un mondo di cacca, con genitori di cacca e senza prospettive è colpa dei grandi e dei bambini di una volta…

  4. no va beh, che dare un cinquino al proprio figlio quando se lo merita sia un fallimento non si può proprio sentire! si parla di piccole sberlette, non di frustate! per fortuna conosco persone della mia età che non si sconvolgono e usano ancora questo sistema quando ce ne è bisogno. Dialogare con un bambino di due anni?! su, siamo seri.

  5. Fallimento non inteso come rapporto in generale con i propri figli, ma nella circostanza del caso. A due anni che papine si vogliono dare? Uno sculaccione? Ci può stare ma che non sia la sistematica soluzione dei NOSTRI problemi per placare attimi di capricci che in un bambino ci possono stare. Anzi, ci devono essere. Fanno parte del carattere. Ci può stare anche la perdita di pazienza da parte dei genitori. Ma questo non giustifica il ricorso alla papina. Poi ognuno farà i conti con la propria coscienza. Anche io ho dato qualche raro sculaccione ai miei tre figli sentendomi un pò stronzo ma a distanza di anni mi sono reso conto che non erano serviti a niente.

  6. Vorrei fare un piccolo esempio per farmi capire meglio. Quando ero piccola (e idiota), un giorno mi saltò in mente di pestare apposta la zampa di un cane. La proprietaria per tutta risposta mi pestò il piede (senza farmi un gran male). Avevo circa tre anni, ma capii che non si dovevano mettere le mani addosso a un animale immediatamente e non mi permisi mai più di fare una cavolata del genere. Qualche mese fa, ero seduta a un bar con mia sorella e il nostro cagnolino, che allora aveva 5 mesi e pesava 4 chili e mezzo. Un bambino è passato accanto al nostro tavolo e ha sferrato un calcio all’animaletto, fortunatamente mancando il bersaglio (perché il cane si era accorto e si era ritratto sotto il tavolo). Ho protestato con il padre del bambino, il quale con freddezza ha semplicemente detto: non l’avrà fatto apposta. Niente punizione. Scommetto che quel bambino nel corso di questi mesi avrà già ripetuto il gesto decine di volte.

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