Estate, la stagione dei complessi (non solo quelli musicali)

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di Lucia Marchesi – Parliamo di complessi. Non in senso musicale. Qualcuno usa ancora il termine in questa accezione? Estate e caldo sono arrivati. E con loro la famigerata “prova costume”.

Si sa, in questa società cosiddetta dell’apparire, ci si aspetterebbe che in estate si esibisca una forma perfetta. In inverno no. La “prova giacca a vento” non è contemplata; se con indosso il piumino sembri l’omino Michelin va bene lo stesso, ma quando le giornate iniziano ad allungarsi, bisogna correre ai ripari.

Caso strano, per la “prova costume” i media iniziano a sfornare utili consigli a maggio. Le pubblicità dei prodotti natalizi iniziano praticamente a settembre. Quindi, fatti due conti, una dieta efficace con una discreta perdita di peso richiederebbe meno tempo che addobbare l’albero di Natale.

In realtà, noi femminucce sappiamo benissimo che le miracolose diete che consigliano di rosicchiare una carruba al giorno (e basta) sono fattibili per pochissimi giorni, giusto per eliminare quei due chili prima di andare al mare, ma le tentiamo tutte comunque. Le diete troppo rigide, poi, hanno pericolosissime ripercussioni sull’umore: meglio forse un piatto di pasta, piuttosto che affamarsi e diventare nevrastenici.

La società dell’apparire e i modelli imposti dai media ci hanno fatto il lavaggio del cervello, tanto da portarci a vedere ogni piccolo difetto come una specie di orribile fenomeno paranormale.

Da tutto ciò nasce il complesso per l’aspetto fisico. Dramma principalmente femminile, ma in rapida diffusione anche tra i maschietti.

In questa stagione in cui non ci sono rassicuranti strati di maglioni e cappotti a celare i nostri difetti, può capitare di vedere qualcuno che, camminando per strada, si specchia in qualche vetrina, tira in dentro la pancia e prosegue.

Dieta e sport dovrebbero essere le armi efficaci per combattere difettucci di questo tipo, ma i risultati richiedono tempo e fatica. La soluzione più immediata è la scelta di un abbigliamento mirato a nascondere il nascondibile.

Se entrando in un negozio di abbigliamento cittadino abbiamo la fortuna di non imbatterci nella cortese commessa che, dopo aver osservato il nostro tondeggiante fisico, esclama schifata «Guardi che qui per lei non c’è niente», come è successo a me, scatta la caccia all’abito miracoloso tra gli scaffali. E la commessa, questa volta cortese per davvero, rischia letteralmente di impazzire per continue obiezioni del tipo «Questo mi segna sul fianco, questo è troppo corto, questo è troppo lungo, con questo mi si vede la pancia». Forse dimentichiamo che se fianchi e pancia ci sono, nessun vestito può farli sparire.

Il vero dramma viene sfiorato quando il complesso fisico non riguarda più solo il corpo, ma anche il viso, che ci dicono debba essere sempre e comunque giovane e fresco. E qui palestra e dieta non possono fare nulla.

La maggior parte delle persone prende atto con dignitosa rassegnazione del tempo che passa, ma qualcuno non vuole arrendersi. E ricorre al “ritocchino”. Il che significa che si sottopone ad atroci torture per sbiancare i denti, cancellare le rughe e risollevare palpebre e sopracciglia. E così si vedono in giro eleganti signore con un sorriso bianchissimo e un’espressione perennemente stupita.

Personalmente, non condivido molto questo tipo di “rimedi” contro il tempo che passa, ma se aiutano a star meglio, ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole.

Forse dovremmo tutti imparare a considerare l’estate come un’occasione di svago e vacanza e l’eccesiva preoccupazione per l’aspetto fisico come un’inutile fonte di stress. E ne abbiamo già a sufficienza.

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