Ridurre drasticamente la spesa pubblica: per Confartigianato è la strada obbligata per tornare competitivi

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Scongiurare ulteriori aumenti della pressione fiscale e recuperare risorse per la crescita: queste sono in sostanza le esortazioni che vengono rivolte da Confartigianato al Governo, in questo periodo impegnato a varare i nuovi provvedimenti scaturiti dalla spending review. “Il percorso intrapreso – sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Unione di Brescia Eugenio Massetti – sembra molto positivo e promettente, ma occorre intensificare il più possibile l’azione di riduzione di sprechi ed inefficienze. Anche i migliori provvedimenti, senza una decisa volontà d’applicazione, rischiano infatti di restare lettera morta”. La riduzione progressiva prospettata dal Governo andrebbe a toccare una spesa pubblica che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 809 miliardi di euro, vale a dire metà del PIL, aumentando di 250 miliardi in dodici anni; nello stesso periodo le spese per beni e servizi da parte dell’apparato pubblico sono cresciute del 35,1%. “In questo stesso lasso di tempo – spiega il segretario generale di Confartigianato Brescia Carlo Piccinato – la Germania ha diminuito la spesa corrente di 0,6 punti di PIL. Se questa scelta l’avessero fatta anche i nostri governi avremmo risparmiato più di 18 miliardi l’anno, tutte risorse che si sarebbero potute utilizzare per mantenere alto il livello di competitività dell’Italia sui mercati”. La via obbligata per riconquistare la competitività perduta, secondo Confartigianato, va ricercata da un lato nel recupero dell’evasione e dell’elusione e dall’altro nei tagli alla spesa pubblica e nella semplificazione e razionalizzazione della Pubblica Amministrazione. “Così – prosegue Massetti – anche i 23 miliardi che ogni anno le imprese italiane vedono sparire a causa dell’inefficienza burocratica potranno significativamente diminuire”. Dopo il rinvio della questione del risanamento della spesa pubblica al luglio del prossimo anno l’impegno maggiore deve essere quello di eliminare il pericolo di un ulteriore ricorso all’aumento dell’IVA che, come ha dimostrato l’ultimo incremento dal 20 al 21%, va ad impattare su una domanda interna ridotta quasi ai minimi termini. La stessa domanda che andrebbe invece aiutata in tutti i modi a ripartire, in modo da arginare le conseguenze della recessione ed avviare un percorso di ritorno alla crescita. “Comunque – conclude Massetti – bisognerà valutare attentamente le ricadute e l’effettivo valore delle misure approvate in questi giorni, mentre, per garantire una vera concorrenzialità nell’ambito della centralizzazione dell’acquisto di beni e servizi, si dovrà assicurare una reale possibilità d’accesso delle offerte delle PMI”.

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