Torniamo a parlare di cani. E mettiamo in chiaro due o tre “cosette”…

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di Lucia Marchesi – Parliamo di cani. Di nuovo? Sì, di nuovo, perché ci sono stati interessanti sviluppi in merito, che valgono la pena di essere presi in considerazione.

Nell’evoluta civiltà del 2012, finalmente qualcuno ha pensato a sensibilizzare negozianti e clienti riguardo alla possibilità di permettere l’ingresso dei cani nei negozi, nei bar e nei ristoranti. Gli esercenti favorevoli a quest’iniziativa potranno esporre fuori dal negozio una vetrofania con l’invito “Io posso entrare”.

Apriti cielo.

Manco avessero approvato una legge che dice “nei pubblici esercizi è ammesso l’ingresso dell’essere umano solo se accompagnato da un cane”. In questo caso, le reazioni sarebbero state più pacate.

Insomma, abbiamo avuto la conferma di ciò che già sapevamo: a Brescia i cani non sono amati, chi possiede un cane è quasi disprezzato, se non compatito.

Già ci guardano storto se andiamo con il cane al parco, figuriamoci al ristorante. Che poi, scusate. Se io fuori da un negozio (non di alimentari, quello è un caso diverso) vedo il cartello con il cagnolino sbarrato, giro i tacchi e me ne vado. Chi ha tutti ’sti problemi con i cani, non ha che da fare la stessa cosa. Cani accettati? Cani all’interno del negozio? Grazie, arrivederci. Fine. Senza lamentarsi, fare smorfie, brontolare, o inveire contro cane e padrone.

Parliamo poi delle argomentazioni. Non “sono allergico” o “ho paura”, che sono comprensibili. No. L’argomentazione è “ho il diritto di entrare in un negozio e di non trovare un cane che fa i suoi bisogni, sbava e perde il pelo sulla merce”.

Allora. Andiamo con ordine.

Punto primo, un animale cosiddetto domestico sa esattamente dove può sporcare e dove non lo deve fare. Che tipo di persone frequenti, che hanno insegnato ai loro animali a sporcare ovunque? Non oso immaginare cosa fanno i padroni di questi poveri quadrupedi. Forse dovresti rivedere le tue amicizie.

Secondo, non tutti i cani sbavano. Dipende dalle razze. E qui entra in gioco il buon senso del proprietario, che deve essere in grado di capire se il suo è un cane che può essere portato in certi ambienti, oppure no.

Terzo. È vero, i cani perdono il pelo. Ma non a spruzzo. Non è che inondano la stanza in cui si trovano. Se un cane sta all’interno di un negozio seduto fermo, quanti peli potrà mai lasciare? E, tanto per curiosità, un essere umano quanti capelli perde? Le eleganti signore che continuano a lisciarsi la chioma, quanti capelli lunghi mezzo metro seminano in giro?

Altra interessante argomentazione. “Con tutto quello che succede, ti preoccupi per i cani? Ci sono cose molto più importanti”. Caspita. È vero. Hai assolutamente ragione. Allora, fai una bella cosa: invece di star qui a perder tempo parlando della mia preoccupazione per i cani, comincia ad andare avanti. Tu vai a dare il buon esempio occupandoti di queste cose così importanti, poi se mai io ti seguo.

Insomma, perché noi dobbiamo sempre fare centomila storie per cose che in altri Paesi sono perfettamente normali? Sono stata in Francia due settimane: lì i cani entrano ovunque, nei bar, nei ristoranti, negli alberghi. Solo nei musei non si possono portare (e immagino che i diretti interessati siano grati per questo…). E non ho mai visto nessuno storcere il naso. Sono stata nel ristorante di un albergo in cui sotto un tavolo c’erano tre Jack Russel e sotto un altro c’era un Labrador. Nessuno degli avventori ha preso qualche grave malattia. Siamo sopravvissuti tutti indenni. In un altro ristorante, il boxer del cuoco accoglieva i clienti, comodamente spaparanzato sul divano dell’ingresso. Eppure, sono qui a raccontarlo.

Poi sono d’accordo. Magari al supermercato è meglio non portarli, ma per il loro bene, chissà che noia, poverini. Anche in questo caso, però, la regola non può essere assoluta. Dipende dal singolo cane.

Fino a due anni fa, avevo una Beagle che, anche se fosse stato permesso, non avrei mai portato al supermercato: davanti al banco dei formaggi si sarebbe messa a ululare come una pazza per ottenere un assaggino. Sì, avete letto bene, formaggi, aveva gusti molto raffinati. Adesso ho una meticcina microscopica, che posso tranquillamente tenere in braccio, non fa baccano, non si avvicina alla gente che non conosce, so che anche in un negozio di alimentari si comporterebbe bene, perché deve essere vietato il suo ingresso?

Quello che voglio dire è che, come per tutte le cose, ci vuole un po’ di buon senso. Se il cane è educato, è giusto che il suo proprietario lo possa portare con sé, senza che qualcuno cerchi di impedirglielo. Se, invece, la bestiola è una furia scatenata, deve rassegnarsi e lasciarla a casa. O magari optare per la pizza a domicilio. Ovviamente, da dividere con l’amico a quattro zampe.

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1 COMMENT

  1. il problema che la gente maleducata esiste e non si può imporre i cani a chi non piacciono, stesso discorso per tanto altro……….. la mia libertà finisce dove inizia la tua!
    se sai che il cane disturba scegli di non portarlo, se sai che il bambino che gira fra i tavoli disturba o lo tieni al tuo tavolo o non vai al ristorante etc etc. Ma si sa l’intelligenza e la civiltà spesso sono optionals.

  2. Direi che sono stati toccati tutti i punti salienti del problema……sono perfettamente d’accordo ed ho sempre più spesso voglia di lasciare l’Italia che pur amo molto!

  3. Steve Singleton has written and edited several books and numerous articles on subjects of interest to Bible students. He has taught Greek, Bible, and religious studies courses Bible college, university, and adult education programs. He has taught seminars and workshops in 11 states as well as the Caribbean.

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