Del Bono (Pd) a 12 Mesi: “Crisi, possiamo fare di più”

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di Andrea Tortelli – ***Le prime uscite pubbliche le ha fatte da adolescente con il gruppo dei North Wind, il Vento del Nord. Ma probabilmente non si trattava di un presagio. A 46 anni compiuti Emilio Del Bono ha una moglie, una figlia di sette e non fa il musicista di professione. Anche se nel lontano 1983 – racconta con una punta di compiacimento – un tale di nome Omar Pedrini fece da spalla alla sua nuova band (gli Aqua Tau) al concerto di fine anno dell’Arnaldo. Né quel vento del Nord lo ha portato dopo il liceo ad appoggiare chi, come Umberto Bossi, ha cercato di farne un credo politico. Perché Del Bono ha scelto, da volontario, la Caritas. Quasi scontato il passaggio alla Democrazia Cristiana, di cui è stato più tardi l’ultimo segretario bresciano (e il primo del Ppi). Quindi una breve esperienza come consigliere in Loggia e l’elezione a Roma. Nel 2007 Del Bono ha lasciato la Capitale per candidarsi alla carica di sindaco di Brescia con il Pd, raccogliendo – tra qualche polemica – il testimone di Paolo Corsini. Il vento del Nord ha spinto però al successo Adriano Paroli. E oggi Del Bono è “solo” il capo dell’opposizione in Loggia, oltre che – da libero professionista – una delle quasi 9 milioni di partite Iva italiane. Ma nel 2013 l’ex ragazzo dei North Wind potrebbe avere l’occasione del riscatto, perché ha dichiarato chiusa una volta per tutte l’esperienza romana (“non mi mancano certo l’ipocrisia nei rapporti e l’eccessivo desiderio di compiacere i capi”) e ha deciso di riprovarci.

Del Bono contro Paroli. Dove sarebbe il cambiamento?

Nel risultato, mi auguro. Paroli ha fallito e la nostra idea di città si è dimostrata più convincente. Il sindaco non è stato capace di gestire l’emergenza ambientale. Inoltre, testardamente, per quattro anni non ha voluto nemmeno vedere la crisi che ha travolto anche la Loggia ed ora è costretto a sottoporre il bilancio a tagli draconiani. Trovo assurdo che il Comune abbia investito milioni in immobili – due per un distaccamento della polizia locale che rimane aperto solo un paio di ore al giorno – per poi tagliare servizi come i bus per i disabili. I bresciani queste cose le sanno. E a me piacerebbe essere percepito come un’alternativa moderna, serena e competente.

Per vincere le serve una coalizione larga, ma anche credibile.

L’alleanza non deve essere un caravanserraglio anti-Paroli. Il Pd deve farsi carico di definire una proposta chiara e di fare da soggetto polarizzatore, evitando le divisioni interne: queste sono le premesse per portare la coalizione al successo finale.

Con chi ragionerete: Fenaroli, l’Udc o le civiche?

Non abbiamo pregiudizi verso nessuno. Certo il quadro nazionale spinge in una determinata direzione e un motore dell’alleanza spostato verso Udc e civiche ci potrebbe favorire nell’intento di convincere gli elettori delusi da Paroli.

Dica la verità, rimpiange un po’ la vecchia Dc…

No, quella fase si è chiusa con la caduta del muro di Berlino. Preferisco il modello americano: Democratici e Repubblicani.

Primarie di partito o solo di coalizione?

Le primarie di partito mi piacerebbe farle se ci fosse un’altra candidatura nel Pd. Comunque non temo nessun meccanismo di legittimazione democratica, anzi lo auspico.

In caso di accordo è possibile però che l’Udc chieda anche il candidato sindaco…

Il Pd mi ha chiesto di guidare questa fase ed eventualmente di candidarmi. Credo di avere le credenziali giuste per fare il sindaco, ma sono abbastanza umile da non considerarmi il Messia. Prima della mia persona viene il risultato e se dovesse spuntare una guida più autorevole e convincente non avrei problema a farle spazio. Oggi comunque nessuno pone la questione in questi termini: i nodi sono coalizione e programma.

Parliamo del suo programma. Il Comune è alle prese con forti difficoltà di bilancio. Bisogna vendere i gioielli di famiglia?

Credo che si possa cedere una parte del patrimonio immobiliare, compresi alcuni immobili storici. Anche l’Omb non è strategica. Il sindaco dice che vale tre volte i soldi spesi (16 milioni): se è così mettiamola subito sul mercato.

E A2A?

Il titolo è ai minimi storici, bene ha fatto a Milano ad obbligarci a non svendere. Ma la situazione rimane grave. In questi anni i vertici aziendali sono riusciti a sbagliare gli investimenti, far calare i dividendi e aumentare il debito. Di fronte a questa situazione Brescia avrebbe dovuto picchiare i pugni sul tavolo. Ma credo che sia ancora possibile invertire la tendenza. Servono un piano industriale chiaro, una nuova organizzazione societaria, che guardi anche all’accorpamento con realtà come Cogeme, e una maggiore valorizzazione dell’indotto delle piccole e medie imprese bresciane.

Se diventasse sindaco sarebbe pronto a cambiare anche i nomi che guidano l’azienda, a partire dai due direttori generali?

Di certo non ho apprezzato il fatto, davvero inusuale, che i direttori siedano nella Gestione: chi è nominato deve eseguire e non può stare nel Consiglio chiamato a valutare il suo operato. Comunque, da sindaco, mi impegnerei innanzitutto per trovare un amministratore di altissimo livello che rimetta in piedi l’azienda dal punto di vista industriale. Con Milano non sarebbe difficile trovare un accordo.

In assenza di grandi aiuti da via Lamarmora, che fare per rimettere i conti della Loggia in ordine? Oggi va molto di moda l’espressione spending review..

E’ necessario rivedere in modo radicale il bilancio. Uno dei nodi da affrontare è quello dei dirigenti: è irragionevole che siano ben 42 per un ente che conta meno di 2mila dipendenti e ha tagliato sensibilmente gli investimenti. Questo produce inefficienza nella macchina e fa sì che qualcuno non abbia un carico di lavoro adeguato. Una delle soluzioni al problema potrebbe essere quella di introdurre la mobilità obbligatoria tra enti pubblici. Tribunale, prefettura e questura a Brescia lamentano una carenza di organici ormai storica. Perché non spostare qualcuno lì? Ma ciò che andrebbe fatto davvero è un accordo con i comuni dell’Hinterland per far nascere la “grande Brescia”. Avremmo straordinari effetti di economia di scala, con la riduzione di costi e una maggiore salvaguardia della qualità dei servizi soprattutto sociali.

Nel frattempo la crisi, fuori dai Palazzi, morde. L’edilizia è ferma e i Costruttori lamentano che a Brescia i tempi per le autorizzazioni sono particolarmente lunghi…

C’è una evidente saturazione di immobili nuovi e la Loggia non ha certo aiutato il settore concedendo con il Pgt 1 milione e 700 mila metri quadrati di nuova superficie a pavimento. E’ più sensato, come ha chiesto il Collegio costruttori, puntare sulla “rottamazione” e sulla ristrutturazione del patrimonio esistente, soprattutto per quanto riguarda la certificazione energetica e il rispetto delle norme antisismiche. Quanto alla questione dei tempi, di sicuro è necessario riorganizzare radicalmente gli assessorati della Loggia, accorpando funzioni che spesso non dialogano nemmeno tra loro e velocizzando le procedure.

Il Mercato dei grani, per fare un esempio, è lasciato a se stesso da anni, nonostante qualche privato abbia manifestato interesse. Di fronte al blocco dell’edilizia è necessario anche valorizzare i beni esistenti essendo più flessibili sulle destinazioni d’uso?

Probabilmente sì. Comunque l”unica area che con il nuovo Pgt non ha ottenuto la grande distribuzione è quella dell’Ortomercato. Potenzialmente il Piano prevede la nascita di cinque grandi centri commerciali, forse avremmo potuto sacrificarne almeno uno per l’interesse pubblico.

Anche le imprese sono in difficoltà. La soluzione al problema passa per la riduzione del costo del lavoro?

Di sicuro questa è una delle urgenze. Ma definire le modalità di intervento è complesso. Non si possono abbassare troppo le aliquote contributive in un sistema che costruisce la pensione sulla base di quanto versato, perché tra qualche anno rischieremmo di avere un Paese di poveri. La soluzione, secondo me, passa soprattutto attraverso la strada della decontribuzione, in cui lo Stato si assume una parte degli oneri.

Concludiamo con il gioco della torre. Paroli o Rolfi, chi butta?

Entrambi, sono avvinghiati come l’edera.

Bragaglio o Corsini?

Bragaglio, fa politica come se ancora caduto il muro il Muro di Berlino.

Cambiamo campo. Balotelli o Pirlo?

Salvo Pirlo, per la grande intelligenza geometrica che dimostra.

Fuori da Brescia. Marchionne o Camusso?

Marchionne. Perché la Camusso è molto pragmatica, e litiga in modo intelligente con la Fiom.

Grillo o Di Pietro?

Butto Di Pietro, in Grillo vedo anche una spinta importante all’innovazione.

Lira o Euro?

Decisamente la Lira…

Ma l’Italia si salverà?

Il prezzo da pagare sarà quello di una riorganizzazione radicale dello Stato, ma ce la faremo.

 

*** TESTO PUBBLICATO SUL NUMERO DI LUGLIO/AGOSTO DI 12 MESI 

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11 Commenti

  1. Vorrei chiedere cosa ne pensa delle barriere architettoniche. Questa Giunta si e’ fatta tanto bella dicendo che le avrebbe abbattute ma con tutti i plateatici che ci sono lunghe le vie del centro e,’ impossibile pure ad un pedone normale camminare sui marciapiedi. Provate ad andare all’Eden (progetto tanto amato da Corsini) ora per un portatore di handicap e’ impossibile entrare perche’ la precedenza viene data alla sosta selvaggia per la Movida

  2. Quando nel 2008 e’ stato chiesto ai bresciani di fare il gioco della torre fra Paroli e Del Bono i bresciani hanno buttato giù Del Bono e lo stesso faranno nel 2013

  3. No, pare che non vogliano fare le primarie. In effetti chi le farebbe, con un candidato che ha già dimostrato di poter battere le destre. Con l’autorità di un partito che tiene ben fermo il timone, che non permetterebbe che la sua base elettorale perdesse il suo potere d’acquisto. Un partito che non si farebbe mai dettare l’agenda dalla Trilateral e dal club Bildenberg, o Trendelenburg o come potta si chiama. Sai però che c’è? Io piuttosto voto il divino Otelma o metto la fetta di mortadella nella scheda elettorale.

  4. Del Bono e Paroli, da quando avevano i pantaloni corti, erano e sono tuttora ciellini (cioè di Comunione Liberazione): questo è un fatto e non un’opinione sul quale ognuno di noi può dire o pensare ciò che vuole, magari con riferimento alla parola "cambiamento". O no ?

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