Caso Matisse, Bragaglio (Pd): “Applicato il modello “ciellino” sulla grande mostra?”

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Con una nota il consigliere del Pd Claudio bragaglio torna sul caso Matisse e prova ad ipotizzare responsabili e responsabilità. Di seguito il testo integrale della nota:

l’affaire Matisse si è reso ancor più esplicito nel suo inquietante contorno politico. La gravità del danno economico e d’immagine, la richiesta di dimissioni – da parte del PD e non solo – dell’assessore Arcai, le corresponsabilità pesanti di Sindaco, Giunta e Brescia Musei. E, ci mancava, la figura bislacca d’un Assessore dimezzato, e pure col tutore.

Molti gli interrogativi irrisolti. Perché proprio Artematica a Brescia? Una “società di eventi” già da prima immersa fino al collo in guai economici. Il Sindaco Paroli risponde: una casualità, ci hanno fatto una proposta e noi l’abbiamo accolta.

Una risposta che ha dell’incredibile. Con Artematica, che nulla ha a che fare con Brescia – e dopo la stagione straordinaria di Goldin- non si mettono a repentaglio milioni e prestigio d’una città intera senza solidi affidamenti. Già, quali?

Immagino una storia ben diversa e che non parte da Brescia, ma da Milano, e che riguarda il modello “ciellino” di governo di Formigoni in Lombardia. Un’imitazione per Brescia, se vogliamo, della ramificazione d’una struttura di affiliazione e di potere, vista in Regione disastrosamente all’opera in sanità e nell’organizzazione degli interessi, da quelli immobiliari e finanziari ai fondi europei. Una “struttura lobbistica”, come dopo la sentenza vinta dal sottoscritto contro la citazione della Compagnia delle Opere, posso liberamente sostenere. Lobby, tecnicamente intesa, s’intende. Come da sentenza.

Come approdano a Brescia Direttore Generale e Segretario Generale entrambi del tutto estranei a Brescia, se non attraverso tale filiera che, com’è noto, è la stessa del Sindaco Paroli? Il Direttore Generale, Danilo Maiocchi, in quel suo biennio ha cercato – paracadutato qui dalla Regione – di applicare il modello Formigoni, operando con scelte che spesso hanno bypassato una Giunta in gran parte inconsapevole. Nessuno l’ha rimpianto, il dottor Maiocchi, quando se n’è andato. Nessuno, se non con un qualche omaggio all’ipocrisia. Ma alcuni suoi grossi guai ci son rimasti appiccicati addosso, come del caucciù. Artematica, appunto (gli “avventurieri”: Rolfi dixit).

Non ho favorito “gli amici degli amici”, dice Paroli in Consiglio, alludendo (se non sbaglio) alla Compagnia delle Opere ed in polemica con il sottoscritto. E pretende di convincerci del valore del contratto sottoscritto. Pretesa vana. Il meccanismo contrattuale, infatti, solo in apparenza è minaccioso per le penalità previste, ma nella realtà è un contratto lasco, a maglie troppo larghe e – come avvenuto – ha reso possibile le tentazioni alla truffa, che la Procura è chiamata a verificare.

Risulta grave (a contratto già approvato il 18 giugno 2010) la condizione iugulatoria imposta dopo cinque mesi da Artematica, con la modifica dell’art. 8. Tale modifica prevede di ridurre drasticamente il controllo sulle rendicontazioni. Condivisa dalla Giunta, essa stabilisce che il 50% circa dei ricavi previsti (circa 5 milioni) vengano esclusi dalla rendicontazione. Non solo. Per l’altra metà, la rendicontazione è un elenco di spese, ma stilato da Artematica stessa e che esclude la presentazione delle fatture (si parla di 2 milioni per biglietti, e di un altro milione tra sponsor e bookshop). Quindi mezzo bilancio per contratto è fuori da ogni controllo e per l’altra metà non sono possibili verifiche di fatture, se non solo a campione!

Temo che si sia così voluto sottrarre Artematica ad ogni forma stringente di controllo.

Si pone infine anche il problema dello studio professionale che in queste faccende ha fatto “assistenza” alla Fondazione e al Comune. Non parlo del contratto Inca, ma dell’affaire Matisse. Il Presidente della Fondazione, dottor Lechi, ritiene di non dover fornire elementi sugli studi professionali coinvolti e sui pareri espressi. Evocare, come lui ha fatto, la legge sulla trasparenza (L. 241/90) per mantenere opaca la vicenda suona solo conferma d’un suo spinoso imbarazzo.

Se gli interrogativi da me sollevati sono (come mi auguro) infondati basta una risposta chiara. E la cosa di per sé finisce lì. Come chiara è stata la risposta a suo tempo data per il Contratto Inca. Se, viceversa, prevale l’ostinazione ad arrampicarsi sui vetri temo che – dopo vani stridori d’unghie e d’avvocati – ben più rovinosa si preannunci la caduta.

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1 COMMENT

  1. domande molto chiare. le risposte per ora sono fumose. come puó paroli rispondere "artematica ci ha fatto una offerta e noi l’abbiamo accolta". non sapevate nulla di loro? ma va là….

  2. Ciellino, mi creda. Ho il più grande rispetto per il movimento ecclesiale di CL, a cui Lei fa riferimento, come in generale per le diverse realtà cattoliche. Molto meno per chi spregiudicatamente se ne serve politicamente nelle istituzioni per combinare affari e per interessi personali di tutti i tipi, per nulla commendevoli, e di cui Formigoni (ma non da solo) sta dando un inqualificabile spettacolo in Lombardia. Queste le persone che dovrebbero davvero vergognarsi! A Milano come a Brescia. Il Vangelo sollecita a separare il grano dal loglio. Ma se la maggioranza degli osservatori allude impropriamente ad un “modello ciellino” è perché tra grano e loglio v’è troppa commistione, mancando il coraggio vostro della separazione.

  3. Ciellino, mi creda. Ho il più grande rispetto per il movimento ecclesiale di CL, a cui Lei fa riferimento, come in generale per le diverse realtà cattoliche. Molto meno per chi spregiudicatamente se ne serve politicamente nelle istituzioni per combinare affari e per interessi personali di tutti i tipi, per nulla commendevoli, e di cui Formigoni (ma non da solo) sta dando un inqualificabile spettacolo in Lombardia. Queste le persone che dovrebbero davvero vergognarsi! A Milano come a Brescia. Il Vangelo sollecita a separare il grano dal loglio. Ma se la maggioranza degli osservatori allude impropriamente ad un “modello ciellino” è perché tra grano e loglio v’è troppa commistione, mancando il coraggio vostro della separazione.

  4. Il compagno Bragagliosky parla chiaro e senza mezze misure. Nei dieci anni da consigliere regioanle ha visto da vicino e toccato con mano la forza politico-economica del binomio Comunione Liberazione+Compagni a delle Opere. E c’è ben poco da aggiungere all’inquietante scenario che ci descrive, se non rammaricarsi dell’assenza di contropoteri, di governo e di controllo, in grado di neutralizzare la tentacolare virulenza della commistione tra affari e politica che si è innescata nella vicenda Artematica e non solo in quella, purtroppo.

  5. Bragaglio o ci fai o ci sei? Credi che urlando menzogne potrai uscire dall’isolamento politico in cui tu stesso ti sei ficcato? Il tuo non e’ neanche il canto del cigno, la rabbia del potente diventato impotente, che oramai si e’ accorto che la recita del teatrino dei burattini sta per finire e che il suo personaggio e’ gia’ stato scartato per le prossime rappresentazioni.

  6. Mi pare che Piergi sia molto netto nei suoi giudizi critici e nel richiamare le gravi responsabilità del modello Formigoni. Considerando anche ciò che ha affermato “Ciellino” (ed al quale già ho risposto), ho sempre avuto verso Cl e CdO un’idea piuttosto precisa. Pur tenendo conto della distinzione tra CL (intesa come realtà religiosa) e CdO (Imprese, matching, servizi, cooperazione), è evidente che tutto ciò che è avvenuto in Lombardia, ma non solo, porta la politica, la stampa e l’opinione pubblica ad esprimere semplificazioni anche sommarie (“modello ciellino”) e giudizi molto severi che possono investire impropriamente anche coloro (persone od associazioni) che non portano il peso inquietante di queste responsabilità. Ma quando non si ha il coraggio d’una separazione netta di responsabilità (come purtroppo sta avvenendo con Formigoni) non ci si può poi lamentare dell’effetto “calderone”, in cui rischiano di precipitare tutti. Ingiustamente anche coloro che non hanno colpe. La logica con cui si muove CdO (anche sul piano politico a Brescia) è del tutto evidente che è quella tipica dei gruppi di interesse. Del lobbismo, appunto. Ma ciò che – con riferimento in particolare alla vicenda Artematica – mi preme rilevare (con la mia esplicita polemica ed i miei interrogativi, con le cose da me scritte, ma non sempre fedelmente riportate) non è una errata generalizzazione di giudizio su strutture o quant’altro, che rischia solo d’andar via per la tangente d’una polemica ideologica inconcludente. Ciò che mi preme è l’individuazione di precise responsabilità di esponenti politici, amministratori pubblici, dirigenti, consulenti, imprenditori, nonché l’individuazione dei percorsi e di eventuali logiche di affiliazione di cui si sarebbero avvalsi coloro che hanno cercato di approdare a precisi ed inquietanti risultati. Mettendo insieme per se stessi affari e politica, attraverso un proprio accreditamento, l’esibizione di comuni appartenenze, la manipolazione dei dati della Mostra, la stesura d’un contratto con clausole che facilitassero possibilità truffaldine a danno della città intera. Sugli aspetti penali si pronunceranno Procura e Giudici. Ma per quanto ci riguarda non possiamo certo smorzare un severo giudizio politico verso tutti coloro che, a partire dall’Assessore, Sindaco, Giunta municipale e Fondazione – portano le responsabilità amministrative e politiche di quanto avvenuto.

  7. ci sei o ci fai lo dico a te. Perchè esponi così in bella vista il tuo livore – di lungo corso, suppongo – verso Bragaglio? Ti ha picchiato da bambino? Sta al merito del post, se di tuo interesse, oppure come dicono a Roma, lassa perde…

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