Sabato, alla notte bianca dell’arte, la personale di Gobbi su “Lo stato delle cose”

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(a.l.) Sabato 13 ottobre dalle 20, in occasione della Notte Bianca dell’arte di Brescia, al Chiostro del Museo Diocesano si terrà la mostra personale di Marcello Gobbi “Lo stato delle cose”, a cura di Francesca Guerini, con il testo critico di Ilaria Bignotti e le musica di Nico Sandri.

Una dichiarazione irrisolta: qual è lo stato delle cose? Ci accoglie, all’ingresso, la presenza di un corpo seduto, silenzioso, bloccato nel farsi della materia traslucida: nega il proprio sguardo a noi che lo scrutiamo, le braccia e le gambe avvolte in un panneggio. Più avanti, uomini a braccia conserte meditano sulla propria identità attorno al grande albero, il secolare ciliegio che s’impone e custodisce il chiostro del Museo Diocesano: luogo nel quale siamo chiamati ad assistere e riflettere sulla nostra umana condizione, tesa eternamente tra l’elevazione e la perdizione, la consapevolezza e l’oblio, la volontà e la negazione.

Autore dell’installazione è Marcello Gobbi, scultore in un’epoca dove la scultura si perde in facili assemblages e irrisolti accumuli, scultore con una formazione accademica coraggiosamente scardinata dalla necessità di sperimentare materiali e linguaggi, pur nel rispetto della propria poetica che è estetica in quanto etica. Unisce così alla politezza plastica della scultura tradizionale il comune silicone, figlio dell’età moderna, rendendolo goccia dopo goccia pelle di corpi e diaframma di anime: Colossi di un’epoca postmoderna, le quattro presenze erette, si dispongono meditabonde attorno ad una figura sospesa a mezz’aria. Di questa, le braccia e le mani sono aggrappate al supporto, il capo si getta all’indietro: gli spasmi dello spirito inarcano le forme della materia; l’attesa è nel dissidio tra il volere e il potere. Attorno, i volti che emergono e si disciolgono dalle fosche tinte del fondo, sono testimoni muti dell’attesa: dilavati da una patina temporale che li rende eterni, sono l’immagine delle domande che l’uomo da sempre si pone, e che l’artista nuovamente ci consegna, in un dialogo che si rinnova ad ogni nostro sguardo.

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