Manovra economica, Acli di Brescia: saldo negativo per le fasce più deboli. Serve più equità

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«Malgrado le buoni “intenzioni”, il saldo economico per le famiglie e per le fasce più deboli della popolazione rischia di essere pesantemente negativo. Governo e Parlamento possono e devono intervenire per correggere e migliorare le misure previste nella legge di stabilità». Il presidente provinciale delle Acli bresciane Roberto Rossini condivide l’analisi delle Acli nazionali in riferimento alla “manovra” approvata dal Consiglio dei ministri. Apprezzabile per le Acli l’impegno del Governo per l’introduzione della Tobin Tax, così come «lo sforzo per trovare una soluzione alla questione degli esodati». Condivisibile anche l’idea di differenziare il peso dei sacrifici alleggerendo l’Irpef per i redditi medio-bassi, ma «il complesso delle misure adottate produce più svantaggi che vantaggi per le famiglie e le fasce più deboli». «In realtà i vantaggi provenienti teoricamente dalla riduzione delle aliquote Irpef non solo lasciano fuori una larga platea di incapienti, ma sono di fatto erosi e vanificati dall’introduzione del tetto di 3000 euro alle detrazioni e della franchigia di 250 euro per deduzioni e detrazioni. Occorre assolutamente intervenire perché il richiamo all’equità non sia solo nella teoria ma anche nella pratica dell’azione di Governo». Rossini giudica inoltre molto negativamente l’ipotesi di aumentare l’IVA sulle prestazioni socio-sanitarie delle cooperative sociali dal 4% al 10%. «Soprattutto a Brescia, dove la cooperazione gestisce e offre a famiglie e enti pubblici una grandissima fetta dei servizi sociali di base, questo significherebbe una ulteriore riduzione delle prestazioni erogate a vantaggio dei più deboli e bisognosi. Ancora una volta si andrebbe a chiedere grandi sacrifici a coloro che hanno già dato e che dovrebbero essere sostenuti dal nostro welfare».

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1 COMMENT

  1. In poche righe l’Acli sintetizza l’operato del Governo Monti: chi meno ha, più paga la crisi in termini di aumento complessivo dei costi nel conto economico di una famiglia a reddito fisso. Il tutto a fronte di ricavi (stipendi, salari e pensioni) fermi da anni e quindi già colpiti dall’inflazione in termini di potere d’acquisto. Con in più il colpo di grazia inferto al welfare ed i tagli su scuola e sanità. Situazione davvero al limite della rivolta sociale.

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