Borgo Trento: sapore di casa

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L’antica conformazione di vicoli e case fa da cornice a una piccola comunità con un’identità forte.

di BRUNO FORZA – Il volto autentico della zona è ben visibile nel tratto rionale di via Trento, una realtà abitativa, commerciale e sociale che esula dal modello residenziale dei giorni nostri. Nella Brescia del 2012 i quartieri sono sempre più dormitori, i centri commerciali la fanno da padroni e l’edilizia ha messo da parte il concetto di “bello”. Qui non funziona così. Borgo Trento è la fotografia di un’Italia che non c’è più, ancorata a una quotidianità condivisa e a una tradizione che, altrove, va smarrendosi verso l’orizzonte di un moderno anonimato. Questa resistenza sociale e culturale è combattuta ogni giorno dalla gente del borgo. Come? Vivendolo. La casalinga chiama per nome il fruttivendolo, il barista impugna la scopa di saggina per pulire il marciapiede, i bambini scorazzano sul sagrato della chiesa e un bianchino al circolo dei lavoratori batte sempre 3-0 la coppia divano-tv.

Gli abitanti definiscono il loro borgo un’isola felice e si rimboccano le maniche perché sia così, organizzando eventi e serate, collaborando per la legalità e regalandosi fondamentali diversivi alla monorotaia che conduce da casa al lavoro e viceversa.

La qualità della vita, insomma, è elevata. I problemi, tuttavia, non mancano. Crisi a parte i crucci riguardano viabilità e parcheggi, ma c’è dell’altro. Allontanandosi dal centro storico la magia svanisce, contaminata dalla “normalità” e da tracce di degrado che rosicchiano centimetri decisivi ad estetica e vivibilità. Strade dissestate, scritte sui muri, e un senso di identità che viene meno. Intanto in via Trento, l’arteria principale che pompa sangue nostrano nel cuore del borgo, si affacciano nuove attività, che fanno da contrasto alle romantiche insegne dei secoli scorsi, quelle del fabbro, dell’orologiaio e del corniciaio: piccoli mondi fatti di legno, ferro, polvere e mani sporche. Realtà lontanissime dalle vetrine rosa e i richiami al neon del centro estetico cinese. La differenza si nota, ma qui non è un problema. Lo spirito del borgo va oltre questi dettagli e vive ogni giorno con semplicità.

 

C’È QUALCOSA CHE NON VA

A Borgo Trento sono in parecchi ad aver fatto il classico nodo al fazzoletto, quello utile a ricordare una promessa che, ad oggi non è stata mantenuta. Circa un anno fa nel corso di una giunta di quartiere il sindaco Paroli e i suoi assessori promisero la trasformazione della vecchia chiesa in un auditorium, e di ricavare nell’ex sagrestia tre mini appartamenti da destinare ai più bisognosi. Nulla di fatto, ma in tempi di crisi la gente allarga le braccia e porta pazienza. Il progetto andrà rispolverato nel prossimo futuro, mentre bisogna intervenire con urgenza sul manto stradale della zona e sul decoro pubblico delle case popolari, zeppe di graffiti. In via Trento, invece, ci vorrebbero più flessibilità sui parcheggi, più severità sull’arroganza degli automobilisti e più spazio alle biciclette, magari con l’installazione del tanto desiderato bike sharing. 

 

DON UMBERTO DELL’AVERSANA – PARROCO DI CRISTO RE 

 

Ci descriva Borgo Trento.

“È un borgo accogliente, solidale, profondamente legato alla sua storia e radicato sul territorio”.

Possiamo definirlo un’isola felice?

“Sì, anche se non mancano i problemi, come in tutti i posti. Le vie della zona sono affascinanti, ma ci sono anche strutture fatiscenti, dove risiede la fascia più povera della popolazione, composta soprattutto da immigrati”.

Come si sono integrati nella zona?

“Bene. Condividono la vita del borgo ed è gente che lavora, anche se di questi tempi la crisi ha travolto un po’ tutti e si respira una povertà diffusa”.

Parrocchia e oratorio hanno un ruolo centrale nella vita del quartiere?

“Sì, anche se negli ultimi tempi si opera sempre più in unità pastorale insieme a S. Barnaba e Pavoniana. La Messa delle 10 è affollata e al grest abbiamo 150 bambini. Il sagrato è la vera e propria piazza del borgo”.

Auditorium e housing sociale. Due progetti promessi dal Comune che vi riguardano da vicino ma che, ad oggi, sono ancora incompiuti.

“Come dimenticarli. Immaginiamo già le risposte, quindi non serve fare domande in Loggia. I progetti ci sono. Aspettiamo i tempi”.

Se avesse la lampada magica cosa chiederebbe per Borgo Trento?

“Di aiutarci a fortificare sempre più le radici di questo borgo speciale. Bisogna mantenere viva questa storia bellissima. I vecchi ne sono i custodi, i giovani devono diventarne gli eredi”.

 

ALBERTO MAZZINI, ROBERTA VETTURI, EMILIO FAUSTI – TRATTORIA CIRCOLO LAVORATORI, via Trento 

 

Come descrivereste Borgo Trento a chi non lo conosce?

“Come una zona antica e particolare, dove tutti si conoscono e si vive bene. C’è grande vitalità”.

Sareste favorevoli alla pedonalizzazione di via Trento?

“Il passaggio è fondamentale. Credo sia nell’interesse di tutti, commercianti compresi, avere una bella via pedonale. Anche in corso Mameli i commercianti si erano lamentati all’inizio, poi hanno cambiato idea”.

Cosa manca a Borgo Trento?

“Quanto ai servizi nulla. Ciò che manca sono i parcheggi”.

Il Circolo dei lavoratori è un pezzo di storia bresciana con i suoi 111 anni.

“Già, è un luogo di ritrovo storico. È aperto a tutti, ci sono clienti e soci di ogni età. È un luogo che ci riporta indietro nel tempo e ci fa vivere insieme bei momenti di svago. Qui si sta davvero bene”.

 

LAURA CUEL – BARATTO AND THE CITY, via Trento 

 

Da quanto tempo avete l’attività qui?

“Siamo qui da tre settimane”.

Perché avete scelto Borgo Trento?

“Abbiamo pensato che questa zona potesse darci risalto. È un luogo familiare e vivo, dove si organizzano parecchi eventi”.

Sareste favorevoli a una via Trento pedonale?

“No, il passaggio delle auto è utile”.

L’idea del baratto è la risposta alla crisi?

“Sì, i clienti portano i loro abiti, li scambiano e li vendono, una bella soluzione per questi tempi di ristrettezze”.

 

MICHELE FERRABÒ – MELAMANGIO, Via Trento

Da quanto tempo avete l’attività qui?

“Da 15 anni, ma io vivo a Borgo Trento da sempre”.

Ci racconti Borgo Trento.

“Più che in città sembra di essere in paese. Ci si conosce tutti ed è una zona caratteristica e ricca di servizi. Non manca nulla”.

Un difetto?

“I nuovi arrivati spesso non ne comprendono lo spirito. Bisogna viverlo, nel vero senso della parola. Chi si estranea dalla comunità contribuisce a ridimensionarne l’animo”.

In parecchi si lamentano della viabilità.

“I parcheggi e l’eccessiva velocità delle auto sono un problema. Dossi? Non è possibile qui, ma io qualche telecamera la piazzerei, farebbe da deterrente”.

Ai residenti piacerebbe un borgo più ciclabile.

“La possibilità delle bici a noleggio non sarebbe male. C’è in tutta la città, non vedo perché non possa esserci anche qui”.

Consiglierebbe a chi è in cerca di casa di trasferirsi a Borgo Trento?

“Sì, soprattutto a chi vuole farsi una famiglia. Io non me ne andrei per nessuna ragione”.

 

PASQUALE MINELLA – DAL FORNAIO Via Trento 

Come vanno gli affari?

“La situazione è nera, non vediamo via d’uscita se non quella di andarcene all’estero. L’ipotesi Svizzera è quella che preferisco”.

La sua clientela è principalmente del borgo?

“No, la maggior parte dei clienti viene dalla città e dintorni”.

Cose serve al borgo per crescere commercialmente?

“La situazione dei parcheggi è improponibile. Sono pochi e i vigili sono sempre in agguato. Così non si agevolano i commercianti”.

Qual è la sua proposta?

“L’inserimento del disco orario per chi fa acquisti. Bisogna concedere almeno 15 minuti di sosta gratuita”.

 

MARCO MONTAGNOLI – EDICOLA via Altipiani d’Asiago 

 

Come si vive nelle strade limitrofe al cuore del borgo?

“La zona è bella, anche se ultimamente qui c’è stato qualche episodio di vandalismo”.

Chi vive qui?

“Soprattutto anziani e famiglie di classe media”.

Cosa non le piace del quartiere?

“La maleducazione di chi getta per terra la sporcizia”.

Cosa chiederebbe al Comune per migliorare Borgo Trento?

“Sistemare le strade che circondano il borgo. Sono messe davvero male”.

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