Bassa bresciana, una terra che ha ancora voglia di rimboccarsi le maniche

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    Bassa Bresciana, zona di terra buona dove l’agricoltura è sempre stata il motore trainante dell’economia e solo negli anni del secondo dopoguerra si è assistito ad un incremento della produzione industriale e all’inizio di una vivace attività del terziario. Una terra che ha cresciuto i suoi abitanti con il carattere di chi è abituato a lavorare duro, a rimboccarsi le maniche per affrontare le difficoltà che ultimamente sono notevolmente aumentate.

    Una terra dove i piccoli comuni confinano con paesi dallo statuto di città, dove la principale infrastruttura sono le strade che li uniscono, attraversando la campagna. Una terra “bella”, dove le eccellenze non mancano ma dove la crisi si è fatta sentire in modo pesante.

    Proprio la crisi è il filo conduttore che unisce i cittadini e loro amministratori. Per i primi si traduce nella perdita dei posti di lavoro, nella cassa integrazione che si “scarica” sulle difficoltà di un commercio sempre più stanco; per i secondi nella scarsità, per usare un eufemismo, di risorse necessarie per programmare, progettare una strategia che porti fuori dal tunnel.

    Passeggiando per le vie e per i centri dei paesi, intervistando i cittadini abbiamo ascoltato tanti problemi ma altrettanta forza nell’affrontarli e molta speranza. Duri i sindaci che dai loro bilanci hanno tagliato tutto il tagliabile, salvando i servizi al sociale, alle scuole, agli anziani e ai bambini, e soprattutto puntando su una spesa attenta, di qualità, senza sprechi.

    Abbiamo inoltre cercato di verificare quanto un tema comune, come il sito di stoccaggio di gas sul territorio tra Bagnolo Mella e Capriano del Colle, fosse realmente percepito dagli abitanti rispetto alle scelte delle amministrazioni. Il risultato è che i cittadini non lo vivono come un problema prioritario, che “non sono informati”, e, quando lo sono, si dividono. I favorevoli ricordano che lì il metano c’è sempre stato ed è un’abitudine tutta italiana “dire sempre no”; i contrari lamentano “poca informazione” e timori “legati alla sicurezza dell’impianto”. Sul versante amministrativo, sostanzialmente i sindaci stanno acquisendo informazioni, pareri di esperti e organizzando incontri pubblici per prendere una decisione che, come tutti hanno sottolineato, non utilizzerà il territorio per salvare i conti delle casse comunali. 

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