Palazzolo sull’Oglio, Chiari, Castelcovati e Orzinuovi: la Bassa da scoprire

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    di Alessandra Tonizzo – Torniamo nella profonda Bassa bresciana, la zona che conta più comuni in tutta la nostra provincia, terra di pianura ove coesistono agricoltura, allevamento e industria.

     

    Prima tappa, Palazzolo sull’Oglio, altrimenti chiamata – negli anni ’90 – la "Manchester lombarda". Ventimila abitanti, e un territorio segnato dal corso del fiume Oglio (solo grazie ai terrazzamenti del passato si sono formate le cosiddette quadre odierne), la città di Palazzolo si conferma come località ridente, evidenziando però un palese squilibrio tra il proprio centro storico e le zone limitrofe che, come Mura, si sentono “emarginate”, escluse da ogni attività.

    Arriviamo nella "città delle quadre medievali", Chiari, e lo scenario cambia, seppure anche qui i corsi d’acqua – detti seriole – la facciano da padrone. Conservando nella caratteristica pianta circolare del centro storico un’impronta medievale, con strette strade confluenti verso il nucleo centrale, questa cittadella mantiene il legame con le proprie origini. Nota per il settore metallurgico – i cui comparti industriali, davvero numerosi, si dipanano in periferia –, Chiari ci sembra reggere questa crisi puntando su un commercio curato, sfaccettato. Il vero cruccio, però, resta sempre quello: il traffico, fatto di code e giri a vuoto in cerca del solito posteggio sotto l’uscio.

    Sul confine bergamasco, Castelcovati – poco più di 6mila abitanti e una spiccata vocazione agricola – avverte la crisi in quello che, fino a poco fa, era divenuto uno dei settori trainanti della propria economia: l’industria edile. Nonostante tutto, il paese va avanti, il commercio locale stringe i denti, ma la manovalanza (perlopiù straniera) che abitava Castelcovati si è man mano ritirata.

    Terminiamo il nostro Viaggio in provincia con Orzinuovi, mentre fremono i preparativi per la rinomata Fiera regionale agostana, quest’anno di scena senza le consuete frisone – pregiata razza bovina da latte che ha contraddistinto per decenni la Fiera, giunta oggi alla sua 64esima edizione –. Segno, questo, che si tira la cinghia come si può (davvero costosa, dicono gli organizzatori, la manifestazione dell’Apa), ma che, parallelamente, c’è futuro per altri settori nel primario, tutti da sponsorizzare: l’educazione alimentare, i norcini, il grana padano… Aria (pulita) di novità anche per l’arrivo del nuovo depuratore nella vicina Borgo San Giacomo che, entro dicembre, servirà pure gli abitanti della frazione orceana di Coniolo.

    Alla resa dei conti, ci troviamo di fronte un Ovest, il nostro, che non manca di stupirci ogni anno, attestandosi come terra tutta da scoprire: la Bassa bresciana, ricordiamolo, resta depositaria degli usi più primigeni, della vita semplice, e soprattutto di una tenacia cui pochi, oggi, tengono testa.

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