Cadavere ripescato nell’Adda: si indaga anche a Brescia. Unico indizio: un tatuaggio

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(a.c.) Un cadavere quasi completamente saponificato dalla lunga permanenza in acqua è stato ripescato dal fiume Adda nei pressi della diga di Fara, in provincia di Bergamo. Il fatto risale a lunedì 10 dicembre, e da allora gli inquirenti brancolano nel buio, cercando di dare un nome al cadavere. A vuoto, infatti, la ricerca negli elenchi delle persone scomparse, mentre è stato impossibile recuperare le impronte digitali visto lo stato avanzato di decomposizione dei polpastrelli (si ipotizza una permanenza in acqua di almeno due mesi). Nessun indizio nemmeno dalla ricerca nel database dei dna. L’unico elemento che potrebbe aiutare a individuare i dati dell’uomo, compreso tra i 30 e i 40 anni, e con un peso tra i 70 e i 75 chilogrammi – è la presenza sul suo braccio sinistro di un evidente tatuaggio, una volpe alata. Sul cadavere non ci sono segni di violenza.

Le indagini degli inquirenti si stanno svolgendo, ovviamente, a monte del punto dove è stato ripescato il cadavere, e negli ultimi giorni sono arrivate anche nel bresciano, tra Palazzolo e Rovato. Le forze dell’ordine sono alla ricerca di indizi anche tra le comunità di immigrati dell’Est. Chi avesse informazioni è pregato di fornrle alla più vicina caserma dei carabinieri. 

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