Arcai e la sua nuova idea di cultura “dal vivo”

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Con una lettere indirizzata la direttore l’assessore comunale alla Cultura Andrea Arcai ha provato a delineare il futuro della cultura a Brescia a fronte dei continui tagli imposti dal governo centrale.

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA:

Il patrimonio culturale di una città non sono solo le sue ricchezze archeologiche monumentali e artistiche, ossia quel patrimonio storico materiale e immateriale da tutelare conservare e valorizzare del quale l’Italia è ricchissima e che noi dobbiamo imparare ad apprezzare e far apprezzare. I beni culturali di una città sono quindi anche le idee e le pratiche dei suoi cittadini, cioè le idee e le pratiche di molti singoli o delle moltissime associazioni che da anni lavorano sul territorio nei diversi campi della cultura, tessendo relazioni preziose e coltivando professionalità e competenze altrettanto preziose. In questi anni di assessorato ho avuto modo di capire come la ricchezza culturale di Brescia sia fatta proprio dalle idee e dalle azioni dei singoli e dei gruppi, quando quelle idee e quelle azioni vengono messe in comune e crescono. Lo hanno dimostrato i molti eventi dal vivo che hanno fatto di Brescia un “teatro” di relazioni virtuose e che hanno dimostrato come la partecipazione attiva sia la chiave con la quale è possibile continuare a far vivere una città, anche non disponendo più delle risorse economiche di un tempo. “Dal vivo”: questa è una delle parole chiave per il futuro della cultura a Brescia. Il teatro è dal vivo, la musica è dal vivo, la festa è dal vivo. Una serata di opera, un concerto, uno spettacolo di danza, la messinscena di un testo, una performance contemporanea, una conferenza, un dibattito e un flash mob: tutte queste cose se si vogliono conoscere bisogna prima viverle, bisogna esserci, bisogna partecipare. Bisogna spendere il proprio tempo dal vivo, ora, irripetibilmente, e incontrare altre persone con le quali si entra in relazione. “Dal vivo”, allora, diventa il simbolo della progettazione di una città che vorrei sempre più viva. Diventa il simbolo della possibilità di costruire un’ossatura culturale per la città. Diventa il simbolo dell’azione, della relazione e della collaborazione. L’esatto contrario della logica del puro e semplice evento che ha in parte caratterizzato Brescia per troppi anni, puntando sul protagonismo di alcuni singoli a rischio di colonizzare la città con prodotti pre-confezionati, altisonanti e calati dall’alto che, oltre a non puntare sulla nostra capacità di fare e di comunicare cultura, hanno anche sottratto risorse dirottandole altrove. Vero che Santa Giulia, il magnifico contenitore museale della città, ha attratto inevitabilmente, anche in una logica di promozione turistica, le grandi mostre, che però a causa delle recenti e innumerevoli disposizioni legislative, della crisi economica e di un parziale disinteresse del pubblico sono un fenomeno in via di estinzione. In ogni caso rimane il fatto che il complesso museale, ora Patrimonio dell’Umanità è “condannato” (ovviamente in senso positivo), come ha detto il nostro Sindaco, almeno in una sua parte ridotta rispetto a quella precedente, come la Giunta Comunale ha già da tempo deciso, ad ospitare anche mostre di grande qualità, che possano dimostrare che Brescia è diventata attraente anche da un punto di vista di un pubblico a livello nazionale ed internazionale. “Dal vivo” allora è la città come teatro di un progetto di rinascita fondato sulle relazioni. Un progetto che non ci vede spettatori, ma protagonisti, che parte dai bambini e dalla loro formazione e giunge sino agli adulti, passando per i giovani, le università, le accademie, i conservatori. È un progetto che mette in rete innanzitutto quello che Brescia ha saputo fare e far crescere nella sua storia. Per poi inventare quello che manca. “Dal vivo” è un’idea di Brescia città della cultura. Con le gambe che sanno camminare nella nostra storia e la nostra capacità di guardare al mondo.

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1 COMMENT

  1. La teoria che ci propina il povero Arcai è che se non senti e vedi, che ne so, una Tosca dal vivo non sarai mai davvero "acculturato" anche perchè non ti sei relazionato con altri, non hai partecipato con altri, non hai vissuto la socializzazione della cultura operistica. Quindi se ne hai sentite venti di Tosca in disco, conosci la partitura a memoria, sai che il tema di Scarpia è vero il filo conduttore dell’Opera o che si svolge, unica nella storia lirica, in un preciso giorno (la battaglia di Marengo) sei un gran ignorante, "dal vivo" ovviamente…

  2. ma che ci azzecca ?????? bambini…sindaco… spettatori …inventare …crisi economica …camminare ……delirio ….dal vivo …vero, è proprio un delirio dal vivo

  3. ma perchè al posto degli insulti non si prova a rispondere sensatamente Sperando certamente che l’orientamento politico della città cambi ma anche che il progetto per la cultura di questa città non sia quello promosso da Corsini fatto di grandi eventi e grandi mostre . Le parole scritte da Arcai sono infatti sensate anche se nei fatti la sua gestione non è stata coerente Così come non si può sperare che in tempi di crisi l’associazionismo sostituisca il ruolo e l’intervento dell’amministrazione pubblica non si deve neanche porre come unico elemento per l’attuazione di iniziative culturali il consenso popolare che riscuotono. Al pubblico il compito di gestire le risorse d’iniziativa culturale della città, di censirle e sostenerle coordinandole con una regia di progetto che sappia compiere delle scelte coerenti con una propria idea di cultura incrementandone gli effetti e non necessariamente i profitti. "Dal vivo" è un bello slogan però signor assessore deve fare una scelta perchè la cultura richiede coerenza. Poi quando abbiamo le informazioni potremo fare delle scelte anche se queste saranno sempre enormemente più interessanti di grandi meravigliosi eventi proiettati sulla città da luoghi idee e movimenti alla città estranei

  4. Beh, il concetto è vincente. lo slogan è bello. Peccato venga da Arcai e da una giunta che non è stata capace di fare nulla…e che anche sul Teatro Grande fa eventi senza un rogetto vero di rilancio della città….non basta aprire il teatro e farci delle cose altisonanti! Bisogna lavorare con il territorio.

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