Dopo i corsi universitari, le specializzazioni, gli anni passati sui libri e le ricerche scientifiche, anche la comunicazione. Si è tenuta ieri la prima delle due giornate (l’altra è oggi) a Colombaro di Corte Franca, della quinta edizione del corso che insegna ai medici come relazionarsi al meglio con i pazienti. Oltre 300 urologi provenienti da tutta Italia hanno assistito alle lezioni di esperti comportamentali e di comunicazione e si sono confrontati per capire quale sia la migliore linea da seguire in un rapporto spesso delicato, difficile, a volte imbarazzante. Favorire il legame col paziente, questo l’obiettivo della giornata, supportata da Bayer.
Approfondire il legame col paziente, infondergli fiducia, sapere come esprimere concetti duri e difficili da “digerire” è spesso una delle prime ragioni che fanno iniziare bene anche un’eventuale terapia. Soprattutto perché anche i pazienti sono, il più delle volte, in forte imbarazzo nel raccontare un malessere e in difficoltà nello spiegare una possibile patologia. Questo corso di formazione permette di avere le basi per aiutare a trovare le soluzioni corrette. Anche dal punto di vista sessuale.
Uno dei dati emersi nell’incontro di ieri, a cui ha partecipato anche Claudio Simeone, direttore divisione di urologia dell’ospedale di Brescia, evidenzia che la media italiana di rapporti sessuali nelle coppie sia di una volta alla settimana, nonostante i nuovi problemi e gli “aiutini” che il mercato farmaceutico propone. “Si, è vero – dice Paolo Gontero, urologo all’ospedale Molinette di Torino – negli ultimi anni lo studio di farmaci cosiddetti “discreti”, cioè che non ti fanno sentire il peso della patologia, hanno fatto passi da gigante nello studio del marketing e della comunicazione. penso a farmaci definiti “mentina dell’amore”, ad esempio, che si sciolgono i bocca e sono studiati per chi soffre di disfunzioni erettili”.
Quindi, da quanto espresso nell’incontro di oggi, ben vengano i corsi di formazione per i medici, che imparano ad ascoltare le esigenze dei pazienti e per i pazienti stessi, che hanno finalmente a disposizione un rimedio efficace.
“La domanda che facciamo ai medici – spiega Diego Ingrassia, esperto comportamentale e coach – è come si pongono davanti al loro paziente e al suo problema di tipo sessuale. Ci sono dei medici che sono più portati naturalmente a relazionarsi, ce ne sono altri tecnicamente impeccabili, ma anche molti che con qualche difficoltà comunicazionale. Noi interveniamo proprio lì, per correggere eventuali errori di comunicazione e comportamento”.
Non solo i medici, però. Anche le grandi aziende del farmaco si stanno attrezzando per avere impianti di comunicazione all’altezza del compito, perché non è sempre facile comunicare concetti che riguardano la sfera sessuale e farlo correttamente.