Sala (Civica Maroni) all’assalto del Pirellone: sulla caccia non farò sconti

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Credibilità, pulizia, determinazione. Sono queste le tre parole d’ordine pronunciate – e ripetute più volte con fermezza – da Alessandro Sala nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nel pomeriggio di oggi. L’ex sindaco di Palazzolo ed ex assessore provinciale alla Caccia, attuale capolista della lista Civica Maroni Presidente alle Regionali, ha convocato testimoni, “testimonial” e giornalisti alla Ca’ Noa di Brescia per declinare le ragioni della sua presenza nella corsa per il Pirellone. E la prima ragione non poteva che essere la caccia.

“Sono stato per 13 anni l’assessore provinciale competente”, ha detto, “e da 42 sono iscritto alla Federcaccia. L’esperienza in materia non mi manca, come del resto la passione e la consapevolezza che parliamo di un settore che – anche attraverso l’indotto – dà lavoro a migliaia di famiglie bresciane. E’ ora che al Pirellone ci vada un cacciatore, perché troppe volte chi cerca i nostri voti non conosce la materia, non conosce la differenza di colore tra peppola e fringuello, e si fa scrivere il ‘compitino’ dalle segretarie”. Molte le promesse fatte da Sala nell’occasione, a partire da quella di “battere i pugni sul tavolo con i dirigenti del Pirellone, che troppo spesso hanno avuto un peso superiore ai loro compiti” per “rivedere la legge regionale 26, come più volte chiesto dalle associazioni” e “parlare finalmente di deroghe”. “Nei prossimi mesi”, ha quindi sottolineato Sala, “si terrà la revisione delle specie cacciabili a livello europeo: qualcuno deve essere presente”. E ancora: “Non è possibile”, ha aggiunto, “che tra cinque anni i roccoli vengano chiusi per legge, né è accettabile che qualche solone proponga per i cacciatori l’obbligo di certificare il numero dei cacciatori che ha in gabbia, perché ciò significherebbe la fine dell’attività venatoria nei capanni”.

L’ex assessore ha poi ricordato l’intensa attività svolta in Broletto, dalla scuola di caccia al museo storico di Villa Mutti Bernardelli. Attaccando apertamente gli amici-nemici dell’ex ministro Brambilla. “Un anno ho ricevuto ben 153 minacce di morte dagli pseudo-animalisti”, ha spiegato, “ma non ho paura. E non temo la Brambilla: anzi sono convinto che vada combattuta anche nel suo territorio, la televisione. Senza l’ipocrisia di chi si candida a difendere i cacciatori e poi chiede i voti per lo stesso partito in cui questa milita”.

Sala, quindi, ha toccato l’argomento pesca (“va abolita la licenza per i dilettanti e tutte le tutte acque pubbliche vanno gestite dalle associazioni di pesca”) e ricordato l’altro grande tema della sua campagna elettorale: l’agricoltura (“mio nonno era fattore, mio padre anche e sono qui anche perché me l’ha chiesto Coldiretti”).

Infine ha evidenziato la filosofia della sua campagna elettorale. “La gente è schifata dalle troppe promesse non mantenute e dai politici disonesti”, ha detto, “vuole guardare i candidati negli occhi ed avere a che fare con qualcuno che mantiene quanto dice. Io sono qui, ho pagato di tasca mia la campagna elettorale e rispondo soltanto ai tanti amici e alle associazioni che mi stanno sostenendo: non certo ad alcun partito. Non ho bisogno di un notaio che certifichi la mia trasparenza”, ha continuato, “e a differenza di altri candidati non ho bisogno di spendere migliaia di euro per stampare la mia faccia sui cartelloni: la gente, quando vado nei paesi, già mi conosce. Se verrò eletto in Regione”, ha concluso, “mi occuperò degli argomenti che conosco con determinazione: fatti, non chiacchiere. Perché è meglio prendere decisioni che mettere il cappello su ogni pentola”.

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4 Commenti

  1. Ecco bravo, parliamo finalmente di deroghe, cioè di come derogare a quanto da anni ci chiede e ci impone l’Unione Europea. Un po’ come sulle quote latte, l’importante è derogare alle fastidiosissime regole che altri devono rispettare, non noi. Niente lacci e lacciuoli, siamo o non siamo il Popolo dela Libertà ?

  2. Copio e incollo:Il bonifico più alto, scrive l’Espresso, “quattro milioni tondi, è finito a un Comitato soccorso soci non meglio identificato. L’unica pista investigativa porta a un’ associazione con lo stesso nome, fondata dai vertici della Lega nel nobile intento di risarcire i circa 1.800 militanti che avevano perso i loro risparmi nel fallimento della ‘banca padana’ Credieuronord’’. Al secondo posto, “nella lista dei 67 ‘soggetti beneficiari di versamenti senza alcuna giustificazione’, compare la Guardia nazionale padana, che ha incassato un milione e 550mila euro”. Mentre l’ex tesoriere Belsito è accusato di essersi arricchito con “un milione e 389 mila euro”.

  3. Rimasto senza sedia si appresta a trovare una nuove riserva di caccia alla poltrona. Si può tornare a lavorare ??….Noooooo Maiiiii

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