Si chiamerà Francesco, il nuovo papa è il gesuita argentino Bergoglio

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Fumata bianca alle 19.06 in Vaticano. Dopo cinque votazioni andate "a vuoto" il Conclave ha scelto il successore di Joseph Ratzinger alla guida della Chiesa di Roma. L’annuncio, secondo tradizione, è arrivato dal comignolo della Cappella Sistina (dove erano riuniti cardinali e collaboratori) che, pochi minuti dopo le 7, ha iniziato ad emettere fumo bianco. La notizia è stata accolta con scene di giubilo dai fedeli che aspettavano l’indicazione del successore di Benedetto XVI in piazza San Pietro.

Il nome del pontefice è stato annunciato alle 20.12. Il nuovo papa è il gesuita argentino (ma il padre era italiano e faceva il ferroviere) Jeorge Mario Bergoglio (classe 1936), che ha assunto il nome Francesco I. Di lui, prima dell’elezione, si diceva: "E’ un santo, se lo eleggono non accetta". All’ultimo conclave, quello che portò all’elezione di Ratzinger, fu il più votato dopo il prelato tedesco. Ma dopo qualche votazione si fece da parte invitando i cardinali a votare Ratzinger. Si tratta del primo papa gesuita. E la sua è un’elezione a sorpresa: nessuno (tranne lo Spirito Santo) l’aveva posto tra i papabili.

Il nuovo papa ha esordito dal balcone di piazza San Pietro intorno alle 20.20. Si è presentato con ironia "Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui…". Ha poi ringraziato Ratzinger, pregando con un Pater-Ave-Gloria e chiedendo ai fedeli di pregare in silenzio per lui. "Vi chiedo un favore, vi chiedo che voi preghiate il Signore affinchè mi benedica". Poi ha chinato il capo ed è restato così in silenzio. 

Ha scelto il nome Francesco, il primo della storia del papato, richiamando quello che fu il primo gesuita. E come Francesco il nuovo papa non ama gli sprechi. Sembra che in questi giorni a Roma soggiornasse nella curia dei Gesuiti a Borgo Santo Spirito e si presentasse ogni mattina con un basco nero in testa, senza auto né autista, camminando lentamente, sempre gentile con chi lo riconosceva. Un nome carico di simboli, che ha già fatto presagire (o sperare) che Bergoglio sarà un papa riformatore mosso da semplicità, pace e armonia. 

 

 
 

 

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1 COMMENT

  1. Se volete leggere qualcosa di vergognoso oggi, andatevi a leggere IL Fatto Quotidiano. Questo giornale che a spianato la strada ai grillincome è nel suo costume, accusa il nuovo Papa di aver collaborato con il regime degli anni 70 e naturalmente di essere un anticomunista. Io mi vergono che possano far parte della specie umana persone cattive come chi scrive per questo giornale. Gentaglia come Padellaro e Travaglio andrebbero rinchiusi in un manicomio criminale.

  2. Huffington Post: Bergoglio "paladino" nella crociata contro il diritto alle nozze gay e all’adozione da parte delle coppie omosessuali. "Descrisse il matrimonio tra persone dello stesso sesso come un segno del diavolo e un attacco devastante ai piani di Dio". che riformatore

  3. Riporto un illuminante articolo del 23 Maggio 2006:

    Il lato oscuro del cardinal Bergoglio!

    Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, un anno fa, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone. Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente.

    I fatti riferiti da Verbitsky. Nei primi anni Settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro.

    La svolta. Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano.

    Botta e risposta. Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine a ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento a un episodio specifico: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché non ho mai creduto che lo fossero”.

    Ma… Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuso nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbistky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina: “Padre Gavigna, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che secondo il governo eravamo stati catturati dalle Forze armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavigna di mettermelo per iscritto e lo fece”. Nel libro, inoltre, Verbistky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di una formazione rumena sviluppatasi fra gli anni Venti e i Trenta del Novecento, legata al nazionalsocialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata a un’associazione privata controllata dalla Guardia di ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. “Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio”, incalza Verbitsky. “Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo”.

    Oggi. Nonostante non abbia mai ammesso le sue colpe, il presidente dei vescovi argentini ha spinto la Chiesa del paese latinoamericano a pubblicare una sorta di mea culpa in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato, celebratosi lo scorso marzo. “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente” è il titolo della missiva apostolica, dove viene chiesto agli argentini di volgere lo sguardo al passato per ricordare la rottura della vita democratica, la violazione della dignità umana e il disprezzo per la legge e le istituzioni. “Questo, avvenuto in un contesto di grande fragilità istituzionale – hanno scritto i vescovi argentini – e reso possibile dai dirigenti di quel periodo storico, ebbe gravi conseguenze che segnarono negativamente la vita e la convivenza del nostro popolo. Questi fatti del passato che ci parlano di enormi errori contro la vita e del disprezzo per la legge e le istituzioni sono un’occasione propizia affinché come argentini ci pentiamo una volta di più dai nostri errori per assimilare l’insegnamento della nostra storia nella costruzione del presente”.

    Tanti tasselli, quelli raccolti dal giornalista argentino nel suo libro che ci aiutano a vedere un po’ meglio in un mosaico tanto complesso quanto doloroso della storia recente di Santa Romana Chiesa.

  4. Mi raccomando, parliamo tutti del Papa per la prossima intera settimana, su ogni TV, giornale, sito internet nazionale, locale e di quartiere, in ogni salsa dimensione colore fino alla nausea. Dimentichiamoci che non abbiamo né avremo un governo, molti non hanno un lavoro né una casa. Pfff.

  5. ogni tanto un elezione giusta ci vuole , capisco che i sinistri spaleranno mer@@ su Papa Francesco ogni 3×2 l’importante e’ non raccoglierla e che continui con la sua linea …..il politically correct dei progressisti ha strarotto i marroni.

  6. Sai quale è il tuo problema? E prendere alla lettera quello che viene scritto solo da una parte. E chiaro che leggere i libri a tè fa molto male, da 30 anni sostengo che per l’accesso alle biblioteche si dovrebbe avere un abilitazione particolare…….ma soprattutto farne divieto di accesso agli invasati di dottrina comunista come tè. Prego per la tua anima ma soprattutto per la tua salute mentale ….auguro a tè al mascalzone Travaglio ed al suo Padrone che l’inferno non vi riservi quello che voi riservereste a quelli come noi.

  7. Sono un agnostico, ma leggere le nefandezze riportate da tale Mario mi disgusta. Com’è possibile che si scrivano certe cose sfuggendo la responsabilità attraverso l’escamotage del "relata refero"?

  8. Per osservare qualcosa di diverso, mi ha colpito che il cardinale Scola con più di cinquanta voti già in tasca, abbia visto tutti i cardinali italiani, compresi quelli lombardi, uniti…nel non votarlo. Anche lo Spirito Santo ormai aveva deciso che l’evangelizzazione del pianeta seguisse la strada inversa, ripartendo dal Nuovo Mondo.

  9. Scrivi il verbo essere senza accento, scrivi te con l’accento, scrivi un abilitazione senza apostrofo. Per scrivere sui forum, proponi un’abilitazione particolare come quella che vorresti per fare divieto di accesso alle biblioteche? Saresti fuori, amico…

  10. Rimarrò fuori e mi rimettero a studiare se necessario, non rimarrò fermo sulle mie posizioni cme un invasato che vede solo il colore rosso…..

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