Sono 949 le lavoratrici bresciane che hanno lasciato il lavoro per la cura dei figli

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Non si arresta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici madri nel primo anno di vita del bimbo. Lo scorso anno nella nostra provincia sono state 949, il 20,6% in più rispetto al 2011, le donne che hanno dovuto abbandonare il lavoro: 324 nei servizi, 298 nel commercio, 264 nell’industria, 11 nel settore del credito e 11 in quello agricolo. E’ quanto emerge dalle elaborazioni condotte dal Coordinamento Donne e Pari opportunità della Cisl Lombardia sulla base dei dati forniti dagli uffici del Ministero del Lavoro presso la Regione Lombardia.

Complessivamente in Lombardia le dimissioni sono state 4.980, +11,3% sull’anno precedente. Per 1011 donne lavoratrici l’abbandono del posto di lavoro è stato determinati dall’assenza di una rete familiare di supporto, in 853 casi per la carenza di servizi, per 584 donne dalla mancata concessione del part-time o di un orario flessibile e per altre 223 dall’elevata incidenza dei costi di assistenza. “Nonostante le risorse messe a disposizione dalla Regione sul tema della conciliazione lavoro-famiglia i numeri delle dimissioni tornano a crescere”, commenta Rita Brembilla, responsabile Coordinamento Donne Cisl Lombardia . “Occorrono progetti più incisivi e capaci di dare risposte alle famiglie e alle lavoratrici – aggiunge Giovanna Mantelli della Segreteria della Cisl di Brescia – e oltre a potenziare i servizi per la prima infanzia, deve essere affrontato il tema delle rette degli asili nido che anche nelle strutture pubbliche hanno raggiunto livelli in molti casi insostenibili. E’ necessario inoltre favorire la possibilità di utilizzo del part-time o degli orari flessibili, che potrebbero anche essere una risposta per alcuni casi di crisi aziendale”.

Fatta eccezione per le province di Lecco e Varese dove si registra un calo rispettivamente del 17,4% e del 2,3%, in tutti i territori della Lombardia i casi dimissioni nel primo anno di vita del figlio sono in aumento: la maglia nera spetta Cremona (+31,1%), seguita da Brescia e Mantova (+20,6% e +20,1%), Pavia (+ 14,4%), Bergamo (+13,3%), Como (+11,2%) e Lodi (+3%).

Dal punto di vista dei settori produttivi, si registra un aumento nel commercio (+19,9%) e nei servizi (+21,8%), ambiti a prevalenza di occupazione femminile, una diminuzione leggera nell’industria (-1,5%) e più marcata nel credito/assicurazioni (-36,3%) e agricoltura (-56%).

Per la prima volta la rilevazione degli uffici del Ministero del Lavoro presso la Regione Lombardia evidenzia un dato significativo di dimissioni di padri per la cura dei figli: nel 2011 si era trattato di 5 casi che lo scorso anno sono passati a 55. “Un dato inedito che dovrà essere approfondito – conclude Rita Brembilla – sicuramente una conferma del fatto che la conciliazione tra tempi di lavoro e di cura sta assumendo un dimensione sempre più familiare”.

 

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