Al Vittoriale degli Italiani Cabiria rivive con Edoardo Sylos Labini nei panni di Gabriele d’Annunzio

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In occasione del 150° anniversario della nascita del Vate, la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani organizza, sabato 8 giugno presso il complesso monumentale di Gardone Riviera, “La vita, la scienza e l’allegria – III Premio il Vittoriale”. Dopo le iniziative legate al cerimoniale, con la premiazione di Umberto Veronesi da parte del presidente Giordano Bruno Guerri, alle ore 21,30 Edoardo Sylos Labini, nelle vesti di Gabriele d’Annunzio, darà voce a Cabiria, kolossal del cinema muto senza tempo che fu diretto da Giovanni Pastrone nel 1914 e le cui didascalie furono scritte dal Vate. La proiezione avrà luogo sul ponte della Nave Puglia, l’incrociatore militare, donato dal governo italiano a Gabriele d’Annunzio in onore delle sue imprese, che ora rappresenta uno dei più affascinanti cimeli dei giardini del Vittoriale e che proprio l’8 giugno aprirà al pubblico il proprio ventre rinnovato, con il nuovo Museo di Bordo. Le suggestive immagini della prima grande opera del cinema muto italiano prenderanno forma con la lettura-interpretazione delle didascalie di Edoardo Sylos Labini e saranno musicate dal dj Antonello Aprea sulle melodie dei Pink Floyd, di Wagner, dei Doors e di Chopin: un incontro unico tra passato e presente sotto il cielo stellato del Vittoriale.

 

L’impegno del Vate nel rendere “meravigliosa” anche la settima arte viene fatto rivivere, dopo il successo dello spettacolo “Gabriele d’Annunzio tra amori e battaglie”, da Edoardo Sylos Labini che reciterà le didascalie del film con l’innovativo stile del Disco Teatro, straordinario format che fonde sonorità classiche e brani contemporanei. Il progetto, che ha debuttato ad aprile in anteprima nazionale al BA Film Festival di Busto Arsizio, è stato realizzato in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino che ha gentilmente concesso la pellicola originale del film.

Fu proprio d’Annunzio, a fronte di un grande compenso economico, a ideare il nome Cabiria, “nata dal fuoco", e a volerlo come titolo della pellicola, nome della protagonista, rapita e venduta come schiava a Cartagine, che, in procinto di essere sacrificata al dio Moloch, venne salvata da un patrizio romano e dal suo schiavo Maciste. Girato a Torino negli stabilimenti sulla Dora Riparia e nelle Valli di Lanzo, il film fu un’impresa gigantesca, costata 1.250.000 lire dell’epoca, con l’impiego di migliaia di comparse, tra cui si ricorda l’interpretazione del l’esordiente Bartolomeo Pagano, scaricatore di porto genovese nel ruolo di Maciste, la costruzione di grandiose scenografie e riprese in Tunisia, in Sicilia e sulle Alpi. Innovativo sul piano tecnico con l’uso di panoramiche e carrellate, fu ispiratore per i padri del cinema classico americano, in particolare per Griffith e il suo "Intolerance" (1916). 

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