La Cina “complica” l’import del vino europeo: aziende bresciane preoccupate

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La Cina mette vincoli all’importazione del vino dall’Europa. «Disturba l’acqua per catturare il pesce» è infatti uno dei "capisaldi" del trattato di strategia militare cinese per fare in modo che le autorità  mettessero cappi burocratici all’import di vino dall’Europa. Una risposta che parrebbe far seguito, scrive il Corsera, alle misure antidumping adottate dall’Unione europea contro i pannelli solari made in China anche se il legame non è ovviamente dichiarato. A  giugno l’Europa applica sanzioni per la vendita sottocosto dei pannelli solari, passa qualche giorno e la Cina colpisce il vino europeo. A farne le spese anche alcune imprese bresciane che hanno sede in Valtenesi, nel Lugana e in Franciacorta. E così, entro il 20 luglio, chi vuole esportare vino in Cina deve iscriversi a un apposito albo, compilare moduli, essere sottoposto al vaglio di una commissione antidumping e se l’azienda supererà l’esame, dovrà pagare meno dazi, destinati però ad aumentare. 

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1 COMMENT

  1. Forse con i dazi avremmo salvato qualche nostra azienda, che poi significa salvare posti di lavoro e quindi famiglie. Se poi – per esportare il vino in Cina – accettiamo di importare tutto il resto… scelte politiche, che si possono condividere o meno.
    P.S.: interessante che alla fine c’entri sempre la Lega…

  2. Quella dei dazi poteva essere una strada. Purtroppo in Tialia non esiste più un tessuto industriale:è stato massacrato per volere degli eurocrati.Prima hanno rovinato l’industria pesante, poi hanno fatto si che le industrie alimentari venissero acquistate da capitalisti stranieri e ora massacrano la piccola e piccolossima industria…. Inoltre ora, i loro servi sciocchi stanno cercando di chiudere anche l’ILVA, uno degli ultimi baluardi per deindustrializzare l’italia. Dopo di che noi e i nostri figli faremo i camerieri, i suonatori di mandolino e le guide turistiche..Perchè come dice il sig. Napolitano siamo un Paese (??!!!) turistico…Ad majora!

  3. Quella del turismo non sarebbe una cattiva strada. Certo dire che faremo tutti i camerieri e le guide è un po’ un’esagerazione, ma se si avesse una seria visione del futuro e si trasformasse questa specie di Paese in una grande meta turistica non ci sarebbe niente di male, anzi: grande impulso alle piccole e micro imprese artigiane che producono eccellenze e che se ne vadano pure all’estero l’ILVA e simili. Attorno al turismo lavorerebbero falegnami, architetti, trasporti, pubblicitari, servizi di ogni tipo. Ma bisognerebbe avere una seria volontà di programmazione per il futuro e qui le cose serie non trovano terreno fertile…

  4. é certo peggio. chi lo vende piú il vino in cina? venderanno invece gli australiani, i cileni, gli argentini etc…

  5. …altro che europeina , grande cina , chi di dazi ferisce di dazi perisce , e’ impossibile competere con la grande cina , europa sotto i tacchi….

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